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Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia
Publie le domenica 10 gennaio 2010 par Open-Publishing7 commenti
A Rosarno criminalità e subcultura vanno avanti da quasi due secoli, molto prima dell’arrivo dei migranti 10 anni fa, e la rivolta era inevitabile.
Che questo avrebbe fatto il gioco del crimine era anch’esso fisiologico. Lo stesso sono rimasta disgustata da come certi abbiano subito preso pretesto per accanirsi sulle vittime e in particolare come questo sia stato fatto dal Ministro degli Interni Maroni e da Napolitano, che non ha avuto una parola per chi è stato trattato da schiavo, sfruttato, trattato come una bestia, insultato, pestato, sparato persino. Non una parola sulle vittime. Napolitano ha deplorato la rivolta, quella che può sciupare l’auto di qualche borghese o disturbare qualche negoziante. Maroni ha detto che i migranti erano stati tollerati abbastanza, come se lo sfruttamento fosse qualcosa su cui infierire ancora e non qualcosa da cui uno stato sano si deve guardare.
Nessuno dei tg ha detto che la ‘ndrangheta che domina Rosarno è una delle associazioni criminali più forti del mondo o che lo Stato qui non ha messo nemmeno una sede di polizia o che è la ‘ndrangheta che tiene ferma qui la Salerno-Reggio Calabria, che ha introdotto lo schiavismo con grave danno per l’agricoltura sana, e che in essa c’è tutto: dagli scafisti, al commercio vile sui migranti, alla droga, alla corruzione politica (Comune sciolto per infiltrazione mafiosa). Nessuno ha parlato del sindaco Valarioti che fu ucciso appena eletto o dice che i rosarnesi sono gli stessi che hanno votato famiglie mafiose e che i loro giovani partecipano indisturbati al pestaggio del nero o che qui 6 migranti sono stati uccisi e il numero di gente ammazzata è enorme e tuttavia lo Stato latita, o. L’attenzione dei media ha colpito ancora una volta i più miseri, ha colpevolizzato le vittime.
Nessuno per Rosarno ha ricordato di quanto le leggi di B favoriscano i
mafiosi, dallo scudo fiscale al processo breve, dal veto alle intercettazioni all’attacco ai giornalisti.
Il nero dei neri ha coperto tutto.
Per la commissione antimafia la ‘ndrangheta è la più robusta e radicata organizzazione, diffusa in tutta la Calabria e nel Centro-Nord, in Europa e in altri Paesi stranieri importanti per il narcotraffico
Nasce a metà 1800 da organizzazioni criminali in provincia di Reggio Calabria, dove ha il suo regno anche se si sta diffondendo ovunque
E’ la più forte e pericolosa organizzazione criminale italiana. In Calabria ha 155 clan (cosche o ’ndrine), con 6.000 persone dedite al crimine.
Condiziona la società con la forza delle armi, controlla l’economia e ricicla denaro sporco, quello che lo scudo fiscale oggi ha ripulito e il processo breve domani renderà impunibile; ma questo Maroni non l’ha detto
Le cosche controllano impresa, commercio e agricoltura, e comprano i politici locali e regionali
Il giro di affari è di 44 miliardi di euro (Eurispes), il triplo di una finanziaria
Malgrado ciò, nel territorio di Rosarno (160.000 abitanti) non c’è nemmeno una sede di polizia ed è ovvio che il crimine si realizza molto meglio se lo Stato è assente. Con meno controlli, pattugliamenti e perquisizioni, è molto più facile intraprendere atti e traffici illeciti, eliminare cosche rivali, comprare o intimidire funzionari e creare una rete di potere assoluta.
Qualunque problema ci sia, il cittadino deve capire che può rivolgersi solo alle cosche.
La struttura della ‘ndrangheta è stata paragonata a quella di Al Qaeda.
E’ difficile trovare pentiti nella ‘drangheta, perché sono tutti parenti. Ogni famiglia ha pieni poteri oltre che controllo sulla zona e sul territorio che le appartiene, in cui opera con la massima tranquillità.
I tagli alla Finanziaria di Tremonti che ha stroncato le forze di polizia per 3 miliardi fanno il gioco della ‘ndrangheta.
Perché nei tg non si è detto questo? Perché nemmeno una parola sull’Italia consegnata al crimine? Perché tutti tacciono sull’assenza inquietante dello Stato?
Negli anni 60 sono potenti 3 cosche: i Piromalli di Gioia Tauro, i Tripodo di Reggio Calabria e i Macrì della Locride. La ’ndrangheta inizia i sequestri di persona per tirare su soldi da investire nel narcotraffico. Tra gli anni 70 e 80 scoppiano due guerre di mafia tra le nuove generazioni nel narcotraffico e le vecchie famiglie dell’ "onorata società". E’ allora che nasce la sovrastuttura per i rapporti politici, la P2, le cariche delle stato, le forze dell’ordine e della magistratura.
Seguono i maxiprocessi. Nel 1991 viene assassinato il magistrato Antonino Scopelliti che lavorava al maxiprocesso di Palermo. Intanto le cosche si affratellano ai narcotraffici colombiani (gli stessi per cui B riciclava il denaro sporco con la banca Rasini) e le organizzazioni paramilitari sudamericane per un controllo internazionale del traffico di cocaina.
Quando Bossi era contro B, fece fare una ricerca sui suoi rapporti col narcotraffico colombiano dunque non può dire di non sapere che B ci stava dentro. Oggi il suo ministro Maroni protegge di fatto le cosche, sguarnendo la polizia e impedendo la protezione delle vittime. Riversare nei tg l’opinione pubblica contro i migranti fingendo di ignorare la ‘ndrangheta è particolarmente ripugnante. Perché nessuno fa uno speciale tg su questa associazione criminale?
Nel 2000 la ‘ndrangheta diventa di fatto la prima azienda criminale italiana col monopolio del traffico di cocaina in Europa.
Nel 2004 si arresta Giuseppe Morabito e si ammazza davanti al seggio elettorale il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno. Nell’agosto 2007 la faida di San Luca tra due cosche porta alla strage di Ferragosto a Duisburg in Germania con 6 morti
Ed è in questa situazione che Tremonti decide di tagliare le forze di polizia e B impone di smontare i processi??!! E si ha anche la faccia di criminalizzare i migranti!!??
Milano ci sta bene sul seguito della storia della mafia, la capitale della coca e della mala
Elezioni politiche 2008: guerra fra cosche nel crotonese
2008: gli USA mettono la ‘ndrangheta nella lista Foreign Narcotics Kingpins, per cui saranno congelati in USA i patrimoni mafiosi
Ma B cosa fa? Mette all’asta i beni sequestrati! Di fatto li rende alla mafia
Settembre 2009: scoppia il caso delle navi con rifiuti tossici affondate in mare
3 gennaio, adesso: ordigno intimidatorio delle cosche davanti alla procura di Reggio Calabria
Ma nessuno nei tg permette agli ascoltatori di collegare questi eventi tra loro.
Proprio a Rosarno fu arrestato nel 2006 Giuseppe D’Agostino, uno dei 30 criminali più pericolosi d’Italia, peggio di Provenzano, latitante da quasi 10 anni e proprio nel suo paese di Rosarno Malgrado questo, a Rosarno non c’era e non c’è a tutt’oggi una sede di polizia! E questo governo continua a parlare di tagli alla polizia, di ronde, di militari sul territorio, di cladestini!? E, per favorire B, continua a sfornare leggi e riforme che di fatto favoriscono la mafia. Si avanzano persino nel Pdl voci favorevoli all’abolizione del 41 bis
In Calabria la ’ndrangheta controlla la sanità, i trasporti, i lavori pubblici..e i politici sono complici. Ma quando De Magistris indagò su 20 miliardi di fondi europei spariti, fu lo Stato stesso (Prodi, Mastella, il CSM) a bloccarlo e avocargli il processo, mentre le persone che lui aveva accusato restavano al loro posto, perché se la polizia da una parte compie decine di arresti, la politica pensa bene di annullare i processi successivi così da liberarli di nuovo, per il gioco delle 3 carte in cui il cittadino perde sempre e la colpa viene poi data ai magistrati che applicano solo le leggi che trovano.
L’omicidio Fortugno fu per il controllo sulla sanità. La Salerno-Reggio Calabria, fatiscente e incompiuta, è tutta sotto il controllo delle cosche.
I migranti sono fumo negli occhi degli stolti!
I vari governi fingono di mettere blocchi alle attività economiche mafiose ma nella realtà, poi, tutti, da Prodi a Berlusconi, si inventano persino i Piani obiettivo per bypassare il sistema dei controlli sugli appalti, fanno ricostruzioni post terremoto che sospendono di fatto ogni piano regionale o locale, ogni salvaguardia del territorio o tutela dalla criminalità per dare appalti fuori dalla legge che favoriranno la mafia. Si vantano delle leggi che fanno per i cittadini ma poi le aggirano. Arrestano er poi liberare con una virgola, un cavillo, una prescrizione. Si vantano di difendere la sicurezza pubblica quando sono essi stessi a attaccarla.
Lo stesso sistema degli appalti e dei piani obiettivo e la stessa incuria dei cantieri o la serie infinita dei condoni, gli scudi fiscali come i reati finanziari a go go, tutto favorisce la mafia. Così che alla fine le cosche controllano tutto, dai rifiuti all’edilizia, dalla politica locale a quella centrale. La Mafia è già dentro il costruendo ponte di Messina, gli inceneritori, le centrali nucleari, l’Expo. Come nella nuova Cassa del mezzogiorno.
Inutile ridurre tutto al meridione, il Nord non si salva. La ‘ndrangheta ha filiali fisse consolidate a Nord dagli anni 50. Per es. i Mazzaferro sono in Lombardia e Piemonte. I Teardo in Liguria…
Sono almeno 30 anni che le cosche investono i capitali sporchi al nord: immobili, alberghi, discoteche, imprese commerciali. Entrano nelle imprese che falliscono e se ne impossessano. A Milano la mafia ha il pieno successo grazie alle fiorenti collusioni politiche. E ora B vieta le intercettazioni appena appaia la voce di un politico! E vieta la conoscenza pubblica dei processi! Tutto si lega!
Forse sarebbe meglio chiamare Milano: "Cocaimano", che lega il caimano con la coca, molto più opportuno!
E i deficienti ce l’hanno con i migranti! Poveri pirla senza gnegnero!
I 3000 arresti di mafiosi non sono serviti a niente come la Fini-Giovanardi o la Bossi-Fini non sono servite a niente. Il crimine marcia che è una bellezza e ogni politico ci mette del suo, ogni governo aumenta l’abisso tra la giustizia e la vergogna
La mafia è più forte di prima. La cocaina scorre a fiumi e della legge se ne sbatte. Il crimine impazza con la bendedizione dei vari governi
I piccoli spacciatori come Cucchi sono macellati in carcere. I grandi sono accolti con tutti gli onori in banca, col crisma del Governo che ripulisce i loro capitali sporchi rendendoli legali e non indagabili, mentre i piccoli idioti come Lupi urlano che non è vero e negano l’evidenza con una mancanza di faccia.
Bossi ormai ha dimenticato tutto e si piega a tutto, completamente rimbecherito dall’ictus e dall’abuso di potere, lui, piccolo ignobile che non è stato nemmeno capace di prendersi un titolo di studio e ha mentito su tutto e ora continua a mentire alle sue piazze, confondendo i cervelli degli ignoranti, perfettamente a suo agio nella corte dei lenoni e delle puttane, coi suoi legionari imbottiti di coca e strafottenza, e i piccoli leghisti che ancora infieriscono col loro razzismo e antimeridionalismo, ridicoli e grotteschi, senza capire che sono carne da cannone.
La pura dei migranti è il nuovo veleno, il nero della seppia che offusca tutto e devia l’attenzione dal crimine alla miseria, salvando il 1° e crocifiggendo il 2°.
Non sono i poveri e disgraziati migranti ma le potentisisme cosche che oggi a Milano monopolizzano appalti e subappalti e allargano la corruzione politica e il narcotraffico.
Davvero delle belle leggi se il 99% della carta moneta italiana porta tracce di cocaina e scorre nel Po. La cocaina impregna i partiti politici.Il parlamento è il maggior covo di spaccio d’Italia, addirittura gli spacciatori ci entrano liberamente, le segretarie di partito fanno da corrieri.
In Lombardia sono presenti oggi tutte le cosche calabresi e anche l’Expo darà loro forti guadagni.
E con questo schifo fisso e crescente, ancora c’è chi specula sui più disgraziati e sfoga sui migranti la sua rabbia di cittadino ignorante e impotente, senza nemmeno capire quanto questo odio preordinato serva come diversivo per condannare questo paese!?
Messaggi
1. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 10 gennaio 2010, 12:49, di gaetano maruca
"non per polemizzare, ma è la ’ndrangheta che determina la morte civile delle persone....questo avviene perchè il ruolo di essa è oltremodo importante...cosa si può fare per cambiare questo stato di cose?
E’ un discoso lungo, bisognerebbe scrivere un libro per far capire come ciò avviene"
2. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 15 febbraio 2010, 14:29, di Daniela
Mi permetto di rispondere a questo articolo letto per caso, mi spiace innazitutto di notare che la signora che scrive, se possiamo definirla così, usa un linguaggio poco consono alle sue vesti, diciamo che non rispecchia quello che dovrebbe essere effettivamente una SIGNORA. Quello che mi raccapriccia di più e che si permette di fare delle affermazioni sulla natura delle persona pur non conoscendole. Se questo è solo un modo per fare politica ed andare contro corrente abbia la bontà di non immischiare cittadini che possono camminare a testa alta, nonostante la situazione creata da terzi. Ha citato nel suo articolo il SIG. PINO D’AGOSTINO, Mi sà proprio di no altrimenti saprebbe che non è neanche nato a Rosarno come afferma lei e non è un mostro come la sua penna si è dilettata a scrivere. Pertanto ritengo le sue parole fumo buttate lì a scopo pubblicitario e nient’altro.
3. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 15 febbraio 2010, 18:11, di monica
Gentile Viviana Vivarelli, Io vivo al nord Italia, scrivo libri anch’io, romanzi a dire il vero. Da poco mi è capitato di scriverne uno che riguarda una storia d’amore tra un donna e un uomo dell’ndrangheta. Non ne sapevo molto di mafia a dire il vero, mi ci sono messa a capofitto a studiarla, non tanto per l’argomento che viene solo velatamente toccato, ma per poter far capire alla gente del nord come vive la gente del sud, la loro mentalità, il quotidiano con cui devono convivere. Bene sono scesa in Calabria, a Rosarno, ho avuto la fortuna di poter parlare con delle persone, di entrare nella loro ottica e sebbene da principio mi fosse davvero difficile capire, a forza di ascoltare storie e immedesimarni in quella realtà qualcosa si è schiarito nella mia mente, l’ho aperta. ho omesso giudizi gratuiti che già troppe persone ignoranti emettono e almeno in parte ho capito. In quello che lei scrive omette di dire molte cose. Si rammarica che non viene detto ai tg quanto sia potente la mafia, che non ci sia una caserma di carabinieri a Rosarno, ma sicuramente avrà letto anche lei attentamente i giornali. Ha presente il perchè questi extracomunitari siano stati picchiati e feriti? In qualche modo questa gente avrà pur dovuto difendersi dalle violenze subite alle loro donne e bambini. Sa che una donna ha perso il bambino che portava in grembo? Sa che dovevano starsene chiusi in casa per paura di uscire nelle loro strade? Sa che gli extracomunitari hanno scelto di andare in quel paese, di vivere dentro quelle fabbriche dismesse per non pagare affitti? Le garantisco che dove vivo io quando vengono a raccogliere la frutta vivono in una decina ammassati in appartamenti, ma pagano l’affitto! Anche lì le case c’erano, ma vista la possibilità di risparmiare stando in quei tuguri hanno SCELTO di starci e hanno SCELTO di lavorare là, se non gli andava bene potevano partire, nessuno li obbligava a restare. Vengono dall’estero e pretendono che noi ci adeguiamo a loro! Aiutare va bene, ma si ricordi che siamo arrivati a un punto tale che ci viene richiesto di togliere i crocifissi dalle aule, di occuparci più dei loro problemi, quando noi in Italiani ne abbiamo in esubero. Altro particolare: Prima di fare nomi cerchi per favore di informarsi meglio. Giuseppe D’agostino è nato e vissuto a Laureana di Borrello, non Rosarno e sono certa che paragonarlo a Provenzano sia un delitto, ma da parte sua Dottoressa! Di certo non lo conosce e non ha mai avuto occasione di sentirne parlare atrimenti non avrebbe mai osato un paragone così assurdo. Vorrei chiederLe come Le sia saltato in mente proprio lui, visto che comunque proprio a Rosarno non mancano nomi di alto spicco da menzionare.Non sto affermando che la mafia non esiste. Certo la mafia esiste e come dice lei è proprio lo stato che la alimenta, e io non di certo non l’appoggio, anzi, ma cara Dottoressa prima di divulgare informazioni errate, senza sapere, o omettendo quello che Le fa comodo si metta una mano sulla coscienza e non parta in quarta per la tangente che è facile giudicare, è facile parlare per dar aria alla giugolare, ma c’è chi legge e si fa pure influenzare per ignoranza, quindi cerchi di essere più realista e informata. Non commento quello che dice su Berlusconi, Bossi ecc... trovo la politica un ,mondo corrotto, per questo comincio a credere nell’anarchia, ma trovo che comunque abbia esagerato con accuse e termini. La saluto e spero in una sua risposta.
Monica
1. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 15 febbraio 2010, 21:36
Credo sia del tutto inutile discutere con personaggi tipo quelli degli ultimi due commenti ... la rabbia di una notte dei neri ipersfruttati e trattati come nemmeno gli schiavi nella Roma antica ... è nulla rispetto alla violenza quotidiana della ndrangheta sull’intera società calabrese ....
Eppure, a parte la manifestazione - isolatissima dal resto del paese - degli studenti del locale liceo, non si sono mai visti i "bravi cittadini" di Rosarno scendere in piazza contro la ndrangheta ...
Faccio solo notare che è del tutto falsa la notizia sulla donna di Rosarno che "avrebbe perso il bambino che aveva in grembo" ....
E’ un falso clamoroso messo in giro dalla ndrangheta ( come quello sui 4 immigrati morti ammazzati) - entrambe le notizie furono immediatamente smentite dal prefetto di Reggio Calabria - allo scopo di provocare quel gran casino, cosa dalla quale evidentemente avranno avuto il loro tornaconto ....
Radisol
2. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 16 febbraio 2010, 09:36
forse è meglio veramente chiudere, inutile discutere con persone che ignorano la verità e si basano sul sentito dire, ma non può sfuggire il bel vedere della ragazza pestata, con evidente ematoma all’occhio, mentre transitava con la sua auto e ancora più grave con dentro i suoi bambini. Mi dica solo quei bambini che ricordo possono avere di quella gente!!!! Fino a chè non la viviamo sulle nostra spalle nessuna storia è così grave, per quanto se ne possa parlare e discutere.
3. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 16 febbraio 2010, 09:55
Ma la "pelle" di quei lavoratori trattati come schiavi e fatti oggetto di tiro al piccione non conta ?
Il PROBLEMA a Rosarno è la mafia, non i migranti che comunque non ci sono più.
E sulla mafia che dicono i rosarnesi ? Niente.
Evidentemente hanno molta più paura della mafia che dei migranti.
Raf
4. Rosarno, la ‘ndrangheta, la morte civile dell’Italia, 16 febbraio 2010, 17:57
Giovedì a Roma un convegno organizzato da tutte le associazioni antirazziste.
Il rapporto illustrato anche ad una delegazione del Parlamento Ue in Calabria
Dossier: a Rosarno 20 anni di soprusi sui neri
Spari nel ’90, duplice omicidio due anni dopo
di CARLO CIAVONI
ROSARNO - Che la ’ndrangheta sia lì, attorno ai campi dove si raccolgono arance e mandarini, senza neanche il fastidio di nascondersi, è cosa risaputa. E che a sparare contro i neri ridotti in schiavitù siano sempre loro delle ’ndrine, affinché "gli schiavi" si pieghino alle condizioni disumane alle quali sono costrettti e non si azzardino a protestare, è altrettanto noto. Ma poi è di dominio pubblico anche il fatto che le fucilate contro gruppi di immigrati, non sono soltanto un "gioioso passatempo" dei rampolli della mafia, che sparano per "farsi le ossa" e farsi conoscere, ma rappresentano una strategia terroristica che a Rosarno funziona dal 1990, fin dai primi flussi migratori dei manovali provenienti dall’Africa. Tutto nell’indifferenza generale.
"Arance insanguinate". E’ il titolo di un dossier che "DaSud" Onlus ha presentato a Reggio Calabria e a Lamezia Terme ad una delegazione del Parlamento Europeo e di cui si parlerà a Roma - al cinema L’Aquila, giovedì prossimo - durante un meeting di tutte le associazione antirazziste. Si tratta di un lavoro che serve a far conoscere il tragitto e l’evoluzione negli ultimi vent’anni, di una tragedia di dimensione nazionale, che ha suscitato attenzione mediatica solo quando è esplosa come problema di ordine pubblico, la notte dell’8 gennaio scorso, quando su un gruppo di "schiavi africani" c’è stato l’ennesimo "tiro a segno", al quale gli immigrati hanno reagito con una vera e propria rivolta. Tutti erano sopravvivevano come animali in una ex cartiera, costruita con i soldi truffati alla Ue e poi abbandonata.
Un bollettino di guerra. Il dossier, dunque, vuole dimostrare che a Rosarno la caccia ai neri africani è cosa vecchia, uno "sport" cominciato vent’anni fa. Il dossier fa un bilancio, che somiglia ad un bollettino di guerra: diversi i morti, decine e decine i feriti. Episodi che vengono riportati alla memoria, per dimostrare l’estrema gravità del problema. Si ricorda, ad esempio, la strage dell’11 febbraio del ’92, quando vennero assassinati due cittadini algerini uccisi a revolverate nelle campagne della Piana di gioia Tauro. Si ricostruisce l’altra aggressione del febbraio del ’94, quando due ragazzi della Costa d’Avorio furono feriti a fucilate e il corpo di un loro connazionale in avanzato stato di decomposizione, anche lui bersaglio dei mafiosi, fu trovato due anni più tardi. Gli autori del dossier si domandano, a questo punto, chissà quanti altri morti potrebbero essere ritrovati e quanti altri ancora, che nessuno cerca, che fine hanno fatto. "Una guerra, da sempre legata al racket dello sfruttamento delle braccia - si legge nel dossier - che ha nelle rivolte del 2009 e del 2010 due momenti intensi di una lunga e ventennale spirale di violenza. Morti dimenticati. Colpevolmente".
Il doppio volto di Rosarno. Il dossier di "daSud" mette in evidenza anche il "doppio volto di Rosarno" e, più in generale, della Piana di Gioia Tauro. Terra di contraddizioni profonde, dove spadroneggiano ferocissime ’ndrine, ma dove si sono anche sviluppate grandi battaglie civili. Perché se è vero che per anni le cosche hanno terrorizzato gli stranieri per schiavizzarli, è altrettanto vero che dai primi anni 90 il movimento del volontariato laico e cattolico è stato presente e s’è impegnato per aiutare gli immigrati. Ogni volta che c’è stata una violenza è seguita una reazione della società civile. Non solo, ma Rosarno è anche tra i centri calabresi dove è stato realizzato un sistema d’accoglienza con specifiche politiche di sostegno ai migranti, fin dal ’95. E qui il dossier ricorda grazie il contributo del combattivo sindaco Peppino Lavorato, storico militante del Pci, che riuscì durante i suoi due mandati ad arginare la ’ndrangheta, col sostegno del mondo del volontariato.
Il lungo "tiro a segno" dal ’90 in poi. La sera del 10 settembre ’90 viene gambizzato a revolverate Mohamed El Sadki, 28 anni. Stessa sorte, un anno dopo, il 23 dicembre del ’91, all’algerino Mohammed Zerivi, di 24 anni. Il 27 gennaio del ’92 altri due giovani algerini, Malit Abykzinh, di 24 anni e Boumtl Rabah, di 27 anni, trovano sulla porta di casa dei ladri che stanno forzando la porta dell’appartamento con una sbarra di ferro. Sorpresi dagli africani, gli scassinatori reagiscono sparando: il più giovane finisce in ospedale con ferite gravissime all’addome, l’altro con una mano trapassata dai proiettili. È solo uno dei tanti episodi che si verificano in quel periodo.
Decine e decine di aggressioni. Numerosi atti di violenza sono passati sotto silenzio. Ma perché si andava a rubare in quelle case poverissime? Perché quelle sparatorie? A volte si trattava di vere e proprie di rapine, per togliere quel po’ di soldi che gli immigrati riuscivano a guadagnare dopo 16-18 ore di lavoro per 25 euro. A volte erano intimidazioni, altre volte razzismo allo stato puro. C’è solo una regola: i neri devono subire in silenzio perché capiscano chi comanda da queste parti. Nel 1992 ecco i primi due morti. A fine gennaio l’arresto di un giovane del paese per le rapine agli africani fa salire la tensione. Così come le risse tra africani in paese. Sono di nuovo gli algerini il bersaglio delle fucilate e delle revolverate. Tre di loro vengono avvicinati nella notte dell’11 febbraio del ’92 nelle strade di Rosarno. Un uomo gli propone un lavoro in campagna e li fanno salire in auto. È una trappola. Arrivati in una zona isolata, lungo la strada per Laureana di Borrello, località Scattareggia, gli sparano addosso. Due muoiono sul colpo - Abdelgani Abid e Sari Mabini, di 20 anni - il terzo, Murad Misichesh, 19 anni, riesce a scappare, ferito al collo.
La lunga scia di sangue sulla Piana. Il 18 febbraio del ’94 tocca Mourou Kouakau Sinan, 41 anni, della Costa d’Avorio, preso a fucilate assieme a Bama Moussa, di 29 anni, ed Homade Sare, di 31, tutti del Burkina Faso. Il primo mure lì, per strada, colpito in pieno petto, gli altri due sono feriti lievemente. Ma nel ’94 cominciano ad avere paura le cosche che approfittando della notte del Capodanno successivo per lanciare una offensiva in "stile colombiano", con mitragliate contro il Comune e le scuole pubbliche. Botti densi di avvertimenti minacciosi, che si ripeteranno nel tempo. Ma il 6 gennaio del ’95 scatta la voglia di reagire all’aggressione mafiosa. Il Comune comincia la distribuzione di pasti caldi per gli immigrati. Si diffonde un’allegria tra braccianti bianchi e neri, che organizzano danze, coinvolgendo tutta la città. Ma le violenze proseguono.
Ma le arance non piovono dal cielo. Nell’ottobre del ’96, un altro morto, un africano di 25-30 anni ritrovato in mezzo alla campagna di Laureana di Borrello, in stato di decomposizione. Impossibile scoprirne l’identità: nessuno lo ha mai cercato. La lunga catena di aggressioni e attentati arriva fino ai giorni nostri. Fino alla rivolta dell’8 gennaio scorso, quando la soluzione più giusta sembra essere quella di deportare "gli schiavi" , senza distinguere i richiedenti asilo politico, dai clandestini persino quelli che da anni - sempre clandestinamente - raccoglievano frutta dagli alberi, "ingranaggi di un volano" che ha arricchito l’economia locale. "Perché le arance e i mandarini, non piovono dal cielo", si legge nel dossier.
15 febbraio 2010
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/15/news/dossier_a_rosarno_20_anni_di_soprusi_verso_i_neri-2312205/