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Rutelli si schiera col cardinale Ruini : "Referendum procreazione, mi astengo"

Publie le sabato 4 giugno 2005 par Open-Publishing

«Io mi asterrò dal voto» ai quattro referendum sulla fecondazione assistita, ha detto il leader della Margherita. Una scelta che non mancherà di irritare Romano Prodi che ha più volte ribadito la sua intenzione di partecipare comunque al voto

«Io mi asterrò dal voto» ai 4 referendum sulla fecondazione assistita: lo ha detto il leader della Margherita, Francesco Rutelli aggiungendo che «il sì fa un macello e produce una legislazione inaccettabile». «Chi vota no, involontariamente aiuta la battaglia del sì. L’astensione è l’atto più efficace e produttivo» ha spiegato ancora Rutelli precisando di non parlare a nome del suo partito (che sulla questione è profondamente diviso) ma a titolo personale.

L’ex sindaco di Roma ha sciolto così alla fine la riserva sul voto. Una riserva tattica, forse studiata per amplificarne l’effetto o magari solo per opportunismo politico. Certo, quella di Rutelli è una scelta che provocherà ripercussioni molto ampie nello schieramento di centrosinistra. E non mancherà di irritare Romano Prodi che ha più volte ribadito la sua intenzione di partecipare comunque al voto.

Insomma, il leader della Margherita continua la sua marcia di avvicinamento al centro conservatore. Lo schieramento antireferendum non mancherà di sfruttare a proprio favore quest’uscita, che avviene nel momento in cui il confronto tra i due schieramenti si sta facendo più intenso.

Rutelli si spinge però anche più in là, facendo una critica diretta ai sostenitori del referendum. «Valuto come una forzatura è un errore il fatto che alcuni partiti della Federazione hanno compiuto la scelta, come partiti, di promuovere i quattro referendum sulla procreazione assistita: per la mancata informazione ai partner su una iniziativa rilevante, assunta in modo unilaterale». Per Rutelli, poi, la proposta di referendum sui temi della bioetica contrasta con il programma elettorale che l’Ulivo ha presentato agli elettori nel 2001.

La sortita astensionista di Francesco Rutelli provoca reazioni contrastanti all’interno dei poli. Questa volta però le critiche arrivano tutte dagli alleati del centro-sinistra mentre singolarmente incassa un ringraziameto dalla Lega per il contributo a far naufragare il referendum. Apprezzamento espresso anche da parte del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, che conclude con una frase sibillina.

MALUMORI NELL’UNIONE, IL CENTRODESTRA PLAUDE

«La posizione espressa da Francesco Rutelli sulla legittimità dell’astensione, sulla complessità dei contenuti del referendum e l’accento posto sui limiti della tecnica e l’intangibilità della persona umana, è una posizione di grande importanza e di grande significato» ha dichiarato Bondi, che inaspettatamente lancia un messaggio al suo avversario politico: «La comune condivisione di valori essenziali per il futuro dell’umanità apre obiettivamente prospettive politiche nuove e inusitate».

Un grazie per l’aiuto a far naufragare la consultazione popolare arriva dal ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli: «Mi fa piacere che Rutelli intenda astenersi dal partecipare al referendum sulla procreazione assistita». Che ha un solo rammarico: «Chi è veramente interessato a non fare raggiungere il quorum avrebbe dovuto dirlo prima, visto che nelle ultime due settimane meno se ne parlerà e meglio sarà».

Malumori si registrano all’interno dello stesso partito di Rutelli. Una critica alla posizione del leader Dl arriva da Pierluigi Mantini, esponente del direttivo, per il quale la «riduzione della Margherita a forza neocentrista e integralista che non corrisponde al progetto politico originario». Il deputato rispetta la decisione di Rutelli come d’altra parte «un leader politico ha il dovere di partecipare al voto, in qualunque forma, rispettando l’esito del voto». Non partecipare al voto fa il gioco degli avversari: «Vi è il dovere della coerenza e ricordo che tutto il centrosinistra ha votato pochi mesi fa la modifica della disciplina costituzionale del quorum del referendum abrogativo proprio per impedire che una minoranza, unita all’astensionismo fisiologico, prevalga sulla maggioranza dei cittadini che partecipano al voto». E si chiede: «È sicuro che non vi sia contraddizione tra le sue battaglie in difesa della legge sull’aborto e la scelta di oggi?».

Marcano le distanze anche altri due esponenti diellini, Paolo Gentiloni ed Ermete Realacci: «Non condividiamo la scelta di Rutelli. Sappiamo che si tratta di una scelta laicamente e convintamente motivata ma altrettanto convinte e motivate sono nella Margherita le opinioni di quanti, laici e cattolici, ritengono che la legge 40 debba essere cambiata» e aggiungono «andremo dunque a votare e voteremo sì ad almeno 3 dei 4 referendum».

Più dura la replica del diessino Lanfranco Turci, tesoriere del comitato promotore dei referendum sulla legge 40, che definisce la posizione di Rutelli «politicamente e moralmente inaccettabile». È solo sua la responsabilità dello «strappo» rispetto ai partiti promotori del referendum e aggiunge: «Rutelli si dice convinto che solo l’astensione ai referendum possa consentire di migliorare in futuro la legge sulla procreazione assistita. Non è assolutamente vero, ma spero che convincerà il cardinal Ruini e il senatore Pedrizzi, con i quali si trova in perfetta sintonia nell’obiettivo di far fallire la consultazione referendaria».

Un invito a «rispettare la decisione degli altri» arriva dall’Italia dei Valori. Di Pietro infatti riconosce che «giustamente Rutelli rivendica a sè il diritto individuale ad astenersi (io invece andrò a votare) ma fa male a dire che i partner della Fed, che votano per il sì, stanno sbagliando». L’ex magistrato afferma: «Così come lui non vuole si dica che la sua scelta sia sbagliata, ma semplicemente diversa da quella degli altri, allo stesso modo deve prendere atto e rispettare le
diverse scelte degli altri».