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SCANTINATI, CONTAINER E CORRIDOI PER GLI SGOMBERATI DI VIA LECCO ECCO LA SOLUZIONE DI ALBERTINI

Publie le mercoledì 4 gennaio 2006 par Open-Publishing

Dichiarazione di Luciano Muhlbauer (Consigliere Regionale Prc)

Il Comune di Milano aveva motivato lo sgombero di natale degli oltre 200
rifugiati di via Lecco con il fatto di aver trovato delle soluzioni
alternative. Secondo l’assessore Maiolo, queste sono da considerarsi
addirittura “definitive” per i prossimi sei mesi. Insomma, tutto risolto e
quanti continuano a criticare il comportamento degli amministratori
milanesi, compreso il presidente della Provincia, Penati, sarebbero
semplicemente dei sobillatori.

Oggi, su invito delle associazioni che sono sempre state vicine al dramma
umano dei profughi, ho visitato tali “soluzioni definitive”, situate in via
Pucci, via di Breme, via Ortles e via Anfossi. Da sottolineare che, su
indicazione diretta dell’assessore Maiolo, come lei stessa mi ha confermato,
mi è stato impedito fisicamente di accedere a tre luoghi su quattro,
nonostante si trattasse di spazi di proprietà pubblica e gli stessi
rifugiati ospiti mi invitassero ad entrare. Insomma, un consigliere
regionale può visitare un carcere o un Cpt, ma non le strutture di
accoglienza del Comune di Milano. La ragione di tale ostinata e
apparentemente incomprensibile segregazione, denunciata già da giornalisti
di diverse testate, si sarebbe presto scoperta.

In via Pucci, unico luogo che ho potuto visitare a fondo, una sessantina
circa di rifugiati, uomini e donne, sono sistemati in una serie di
container, in ognuno dei quali dormono tre o quattro persone. Ma la cosa più
impressionante ­anche dal punto di vista della sicurezza- è che questi
container sono stati montati nello scantinato delle docce pubbliche!
In via de Breme, i 22 container che ospitano una settantina di rifugiati
sono stati invece montati in un desolato spazio all’aperto, delimitato da un
muretto e da un portone chiuso a chiave. Secondo quanto raccontato da alcuni
ospiti, nel container adibito a mensa c’è anche un televisore, ma a loro
viene permesso di vederlo soltanto durante di pasti.

Un po’ meglio va ai 67 rifugiati di via Ortles, poiché si tratta di un
dormitorio comunale e dunque di uno spazio pensato e organizzato per
ospitare essere umani.

Ma ora arriviamo a via Anfossi, dove la situazione riesce ad essere persino
peggiore di quella di via Pucci. Si tratta di uno spazio comunale utilizzato
nei mesi invernali per l’emergenza freddo, ma la cinquantina di rifugiati
che vi si trovano sono stati stipati su una fila di brande nel corridoio
davanti ai bagni e alle docce!

Definire questa situazione una “soluzione definitiva” non è soltanto
cinismo, ma sfida il più elementare buon senso. Come si pensa che degli
esseri umani possano vivere in queste condizioni per almeno sei mesi? E,
soprattutto, che fine a ha fatto il milione di euro stanziato dal governo
per l’accoglienza dei profughi? E’ servito per montare container negli
scantinati e per sistemare brande nei corridoi?

Il Comune di Milano si sta comportando come un affittacamere abusivo e ogni
giorno che passa alzo un po’ di più il livello della polemica politica. E
questo lascia francamente sconcertati e pone degli interrogativi seri fino a
dove vuole spingere questo scontro sulla pelle di uomini e donne che altro
non hanno fatto che scappare dalla guerra.

Invece, soluzioni umane e possibili ci sarebbero. La Provincia, che non ha
mai ricevuto fondi dal governo, ha avanzato delle proposte concrete e il
Prefetto si è detto disponibile a convocare un tavolo interistituzionale, ma
mancano all’appello gli amministratori milanesi, evidentemente accecati da
una campagna elettorale senza quartiere.

Milano, 3 gennaio 2006