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SEQUESTRATA INDYMEDIA

Publie le lunedì 11 ottobre 2004 par Open-Publishing
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Giovedì scorso l’FBI, su richiesta di Svizzera e Italia, ha sequestrato i
server di Indymedia in Europa, bloccando circa una ventina di siti, in gran
parte europei. Pare che quest’operazione è stata condotta grazie alla legge,
che gli yanqee si sono autopromulgata, in base alla quale si riservano di
intervenire in qualunque Paese, quando decidono che è in ballo la loro
sicurezza nazionale, ed anche in base ad accordi bilaterali di cooperazione
con alcuni Paesi, tra cui il nostro.

Che ormai il Potere, sia esso internazionale, sia esso nazionale, si arroghi
il diritto di decidere quali sono le opinioni e le idee, che sono libere di
circolare, lo sapevamo da tempo: anche perchè oltre a queste "leggi"
internazionali già operanti ce ne sono alcune altre in nuce. Basti ricordare
come esponenti di governo italico da tempo invocano misure per "monitorare"
siti ospitati dai server nazionali! Pertanto non vogliamo con questo scritto
piangere per questo atto repressivo, e nemmeno ci vogliamo limitare ad
esprimere la nostra incazzatura. Vogliamo soprattutto invitare i compagni ad
attivare la propria intelligenza, per cercare di capire insieme quali sono i
progetti del Potere, per non trovarci sempre impreparati e quindi in
mutande.

Noi non pensiamo che questo attacco sia semplicemente dovuto alla
pubblicazione di alcune foto di sbirri elvetici, come qualcuno ritiene
(anche all’interno del "movimento"). Per una cosetta di questo tipo non si
muove l’FBI a sequestrare una ventina di siti di Indymedia. Come riteniamo
che sia improbabile che si parta con un’operazione di questa portata solo
perchè qualcuno ha urlato "10 100 1000 Nassirija", anche perchè anche loro
sanno che anche sequestrando i dischi non si può arrivare
all’identificazione degli anonimi che su Indy hanno scritto quelle frasi.
Secondo noi c’è in ballo qualcosa di più.

Intanto c’è in ballo un obiettivo politico, quello di minacciare ed
intimidire quanti non si accodano alle loro leggi, al loro pensiero liberale
basato sulla centralità del profitto. Questo obiettivo, per loro centrale, è
già stato raggiunto con la normalizzazione completa delle comunicazioni
tradizionali, e questo è stato facile, perchè essendo quelle forme
comunicative costose diventa sempre più complicato tenere in piedi strutture
di quel tipo e quindi o si ricorre ai finaziatori o si chiude..

Restano, è vero alcune (sempre di meno) radio di movimento (di giornali
sembra proprio che non sia rimasto niente), ma anche quelle sono sempre
sull’orlo del baratro, e per motivi economici e per motivi politici (quante
radio sono spesso minacciate di denunce, ed anche di chiusura?) e per motivi
"tecnici" (vedi la guerra delle bande di frequenza). Ed infatti spesso
queste radio si autonormalizzano, evitando "toni troppo accesi" o magari
eliminando qualche trasmissione un pò scomoda.

Quest’obiettivo politico è stato perseguito anche in altri ambiti, non
prettamente di comunicazione. Infatti da un pò di anni stanno fioccando le
inchieste ai danni di molti compagni. Tutte queste inchieste sono basate su
reati cosiddetti associativi, sono insomma tutte inchieste terroristiche,
che servono appunto per minacciare ed intimidire i compagni e spingerli
all’abiura.

Ne citiamo alcune proprio per cercare il nesso tra queste inchieste
terroristiche e il sequestro di Indymedia: Genova (che viene spacciata come
inchiesta per fatti specifici, ma che è inchiesta terroristica, non fosse
altro che per il reato di "compartecipazione psichica alla violenza),
Cosenza, Pisa, Viterbo1 (quella del 17 Febbraio u.s.) e Viterbo 2 (quella
del 27 Agosto scorso denominata "Cervantes" per cui sono in carcere 4
compagni oltre alle decine di indagati), Perugia (la prima per il 270 ter).

Ora su tutte queste inchieste Indy stava svolgendo un importante lavoro di
controinformazione ed anche di comunicazione fra i compagni, che grazie a
questo strumento potevano sentirsi meno soli e quindi meno intimiditi. E,
guarda caso, proprio in prossimità dello svolgersi dei primi processi
riguardo a queste inchieste, parte la richiesta italica di chiusura di Indy.
Fra l’altro su Genova (il cui inizio del processo è ormai vicino) e su
Cosenza (il cui processo partirà il 12 Dicembre p.v.) si stava attivando una
sorta di legal forum, che voleva cercare di fornire controinformazione su
quelle inchieste.

Insomma anche Indy viene colpita per dare una spallata forte al movimento, e
per intimidirlo, come dicevamo prima, ma anche per privarlo di uno strumento
in grado di contrastare il pensiero unico ormai imperante.
E allora bisogna ragionare su come cercare di affrontare una repressione,
che sempre di più vuole colpire tutti, "buoni" e "cattivi", coloro che non
ci stanno ad uniformarsi alle loro regole, alle loro leggi.
Non si tratta soltanto di trovare soluzioni tecniche: queste sarebbero
facilmente raggiungibili.

Si tratta di capire come rispondere politicamente a questa offensiva del
Potere, che ci vuole tutti omologati ad una logica di pace sociale.
Non possiamo limitarci alla difesa, gridando allo scandalo degli attacchi
alla democrazia e alle garanzie costituzionali (tra virgolette). Loro
vogliono eliminarci con gli arresti per associazione sovversiva? Noi
possiamo rispondere soltanto organizzando miriadi di "associazioni
sovversive"!

Loro vogliono chiuderci i canali di informazione e comunicazione? Apriamo
miriadi di canali di informazione e comunicazione!
Non potranno arrestarci tutti, e non potranno chiudere tutti i canali di
informazione e comunicazione.

E soprattutto non lasciamoci intimidire! La nostra paura è la più forte arma
per loro; la nostra determinazione potrà essere la loro più grande
debolezza.

L’Avamposto degli Incompatibili

www.controappunto.org