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Regia: Michael Moore
Soggetto e sceneggiatura: Michael Moore
Origine: Usa, 2007
Durata: 113’
“Cosa siamo diventati?” si chiede a un certo punto dell’ennesimo documentario-inchiesta sui mali d’America quel provocatore di Michael Moore quando filma e fa raccontare a una delle tante vecchine degli States le disavventure vissute nei centri ospedalieri in cui finiscono e vengono espulse. Appurato in corsia che non posseggono alcuna assicurazione sulla salute la Sanità a Stelleestrisce, che è tutta privata, le carica su un taxi e le fa depositare sul marciapiede. Se la civiltà d’un popolo si giudica dalla sua attenzione per malati, deboli, anziani il “Paese della democrazia” non fa certo una bella figura. Anzi. Nel viaggio intrapreso fra vari Stati e casi il regista racconta alcuni delle migliaia di situazioni esposte dai suoi concittadini (25.000 le storie giuntegli via email in una sola settimana).
Ce n’è per tutti. Da chi menomato di due falangette è costretto a rinunciare all’operazione più costosa (60.000 dollari) e si fa riattaccare una sola falange, a chi per problemi di salute (per pagarsi operazioni al cuore e cure antitumorali) ha dovuto vendere casa ed elemosina ospitalità dai figli. E che dire delle assicurazioni che fanno di tutto per non rimborsare i sottoscrittori di polizza mettendone anche a repentaglio la vita? Molti membri del Congresso hanno fatto da trait d’union fra le decisioni del Campidoglio e le proposte delle multinazionali delle assicurazioni tanto da proseguire la propria carriera ai vertici delle compagnie stesse. Non si creda che la responsabilità di quanto avviene abbia un solo colore politico. Se i Repubblicani con Nixon diedero il via nel 1971 all’escalation del mercimonio sulla salute tramite la privatizzazione di tutto il sistema sanitario, vent’anni dopo i Democratici trovarono un campione di difesa di quello stesso sistema nella first lady Hillary Clinton.
Poi il buontempone dalle molte icselle prende l’areo, approda nel vecchio continente e inizia a innamorarsene. L’Inghilterra tatcher-bleariana non è certo il Paradiso - il collega Loach ne ha raccontato delle belle - eppure il suo sistema sanitario, completamente pubblico, funziona. Non solo cura gratuitamente ricchi e poveri ma quando quest’ultimi vengono dimessi gli sovvenziona pure il viaggio di rientro, vicino o lontano che sia. Rivela un anziano deputato del Labour Party che qualsiasi attacco al sistema sanitario pubblico verrebbe considerato dagli stessi conservatori un attentato al sistema democratico. Anche sotto la Tour Eiffel la sanità è esclusivamente statale. E funziona benissimo. Ci sono addirittura servizi di medicina generale a domicilio con visite notturne. Insomma il citoyen è assolutamente garantito sia che abiti in un lussuoso condominio de l’Ile de la Cité sia che la sua casa appartenga alla banlieu. Parlando amenamente con amici americani radicati ormai in Francia Moore riceve la rivelazione di tutti i servizi di cui le famiglie, le madri, gli anziani godono grazie a uno stato sociale diffuso e garantito.
Se siete italiani e vivete nel Belpaese un brivido vi percorrerà perché toccate con mano quanta assistenza sanitaria gratuita i governi nostrani che si succedono stanno cancellando ormai da tempo. V’accorgerete, se avevate ancora dubbi, che siamo sì nella Comunità Europea ma è come fossimo oltreoceano. Siamo il Paese che più si sforza di somigliare agli Usa in una malasanità per giunta costosa e speculativa. Ma se nel viaggio oltreoceano anziché fermarsi sulle spiagge di Varadero o nei pellegrinaggi turistici alla Bodeguita del Medio, vivessimo l’esperienza d’un ospedale cubano a detta di Moore ci sarebbero sorprese. Tutte positive. Lui nell’”isola del diavolo” ci porta un bel gruppo di ferventi statunitensi che hanno vissuto sulla pelle il male e i mali dell’organizzazione americana. Compresi gli eroi dell’11 settembre. Fra costoro alcuni dei beneamati pompieri di New York accorsi a Ground Zero per aiutare i fratelli finiti nell’inferno del crollo delle Twin Towers.
Beh, nonostante tanta prosopopea patriottica anche nei loro confronti la politica e la burocrazia yankee s’accaniscono. Poiché tutto si paga gli vengono prospettate cure costosissime, in alcuni casi inarrivabili, i pompieri chiosano: “In attesa della morte”. Invece negli ospedali de L’Avana i cittadini americani trovano assistenza gratuita (si dirà che è una delle propagande del regime ma intanto esiste), medicinali a prezzi irrisori (pochi cent contro 120 dollari uno spray per inalazioni antitosse). La volontaria che per settimane ha respirato le venefiche ceneri delle Torri Gemelle e da cinque anni tossisce senza tregua a 240 dollari al mese piange per la rabbia. Sicuramente non voterà per Bush ma votare per la Clinton non le servirà. Che l’unica salvezza non sia l’emigrazione?
Enrico Campofreda, 25 agosto 2007
Messaggi
1. SICKO, 27 agosto 2007, 10:16
Anche per noi nell’immediato futuro votare per Berlusconi o per Prodi non farà più gran differenza !! Il progetto neocentista del PD prevede un graduale smantellamento dello welfare state: ora cominciano dalle pensioni, poi metteranno mano anche alla riforma del sistema sanitario, che verrà gradualmente privatizzato, mettendo sempre più nelle condizioni chi non potrà assoggettarsi a liste di attesa infinite di doversi pagare le prestazioni direttamente !!
MaxVinella