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SINISTRA EVANESCENTE E BACCHETTONA ?

Publie le domenica 17 dicembre 2006 par Open-Publishing

Ma davvero Giuliano Amato pensa che le sedute del Consiglio dei ministri e l´intera politica nazionale siano meno diseducative delle canzoni di Merola o dei film di Vanzina con Boldi? E chi l´avrebbe mai detto che proprio Merola e Boldi sarebbero diventati "maledetti" come Charles Baudelaire e come Buñuel: quid hic in hac?
Insomma, nessuno avrebbe mai pensato che, grazie ad Amato e a quattro parlamentari del centrosinistra, "le canzoni neomelodiche" della mala e i soliti film natalizi di Vanzina sarebbero finiti nel tempio della trasgressione, con “I fiori del male” e con “Bella di giorno”.

Via, nessuno avrebbe mai immaginato che al ministero degli Interni il più colto e il più sottile dei nostri politici sarebbe diventato un sergente che pensa di lottare contro la criminalità del Sud trasformando i cantanti della mala in tanti innocui Celentano che intonano “Pregherò”. Davvero è possibile che, anche per Amato, Napoli sia quello sgrammaticato mondo in mi settima dove scetateve guaglione e mala vita sarebbe "lento" e la polizia sarebbe "rock"? Eppure è proprio lui, Giuliano Amato a celentaneggiare proponendo ai napoletani di sostituire le canzoni avvelenate con i cori del catechismo, specchio di specchiate virtù. È proprio lui a credere nella canzone rieducativa, nel concerto tenuto a Napoli da un istitutore, da un aio, da un precettore, da un prete. Ed è, senza neppure saperlo, in ottima compagnia, visto che quattro parlamentari hanno chiesto alla Rai di mettere all´indice “Olè” di Boldi e di pubblicizzare «solo film di valore riconosciuto, premiati a Venezia o a Cannes».

Ebbene, come prima cosa, se io fossi un neomelodico chiamerei a festa i neomelodici del mondo, non solo i napoletani, ma anche i siciliani, i turchi, i tunisini, i marsigliesi, tutti i mediterranei e, perché no?, i vecchi classici milanesi, quelli di “Hanno ammazzato il Mario”, “Ma Mi”, “Jenny delle Spelonche”, i Gufi, Nanni Svampa, la giovane Ornella Vanoni, con una bella combinazione di chitarre, tamburi, mandolini, corni, muezzin, sangu chiama sangu, cu sgarra paga, stasera miezo a uommene scicche e fimmine pittate abballa un contandino zappatore, insomma se fossi un cantante della mala ringrazierei, a nome della categoria, il ministro Amato perché nulla come la sua condanna morale potrà fare bene alle canzoni, è un anatema che equivale al premio Oscar, alla vittoria a Sanremo, al Telegatto. E pensate come deve sentirsi Gigi D´Alessio adesso che sa che il ministro degli Interni vorrebbe mettere le manette alle sue ballate, fare una retata e arrestare non solo il latitante e il guappo veri ma anche o latitante e o guappo cantati. In prigione le storie di prigione: Gigi D´Alessio come Oscar Wilde, come Flaubert.

Se poi fossi Carlo Vanzina sarei ancora più felice e mi mostrerei davvero grato verso gli onorevoli Ceccuzzi (Ds), Villari (Margherita), De Petris (Verdi), Di Lello (Rifondazione) perché l´idea che il film “Olé” sia una cattiva azione contro i professori italiani, una coltellata al mondo, insomma "poesia" trasgressiva, non sarebbe venuta in mente a nessuno. E non si tratta qui di promuovere la qualità di questi film o di non difendere il decoro dei professori. Il primo ad offendere i professori, a condannarli ad un destino di sradicati, è lo Stato che li paga meno delle cameriere, con un salario che, nel migliore dei casi, è la metà di quello dei loro colleghi europei. Boldi, invece, diverte molti italiani, è un fenomeno di botteghino, un successo di pubblico, ed è meglio andarci piano con il concetto di diseducazione.

Non sappiamo quanto siano educative le liti dentro la maggioranza e la creatività estemporanea di tutti, ma proprio tutti, i ministri, adesso anche di Amato. Sappiamo però che l´educazione non c´entra con lo spettacolo. Altri sono i luoghi educativi: le famiglie, le scuole, l´università. Pensare che le canzoni e i film debbano essere educativi non è un pensiero degno di Amato. Si va al concerto, anche a quello di D´Alessio, e al cinema, anche a vedere Boldi, per svagarsi, per dimenticarsi, per trasgredire e per insanire. Il concerto non è la Messa, non è la sezione di partito, non è una lezione su Kant.

Quando Amato fu scelto al ministero degli Interni pensammo che non c´era molto senso nell´affidare al più raffinato degli intellettuali la nostra sicurezza assediata, ma ci augurammo che, pur non essendo un uomo di mano, quella sua intelligenza tutta speciale lo avrebbe messo in stato di grazia, e avrebbe fatto di lui il primo dei ministri degli Interni discutant, il primo che dispiega la forza e che la spiega. E invece, con sorpresa, eccolo trasformare il ruolo del ministro di polizia in quello di pedagogo dell´Ordine. Amato si comporta a Napoli come la giunta Albertini a Milano che voleva bloccare il concerto di Marilyn Manson e obbligare Vasco Rossi a spogliarsi della sua maglietta con la foglia di cannabis per indossare un tenuta «più morale», appunto «più educativa».

Amato si faccia spiegare dal meno colto ma più vivo Veltroni che l´eroina cantata è innocua, anzi a volte è un controveleno, un antidoto, perché sicuramente i concerti non uccidono, e persino qualche volta guariscono. O latitante in concerto è come la cannabis stampata sulla maglietta di Vasco, come certi eccessi pagani nelle feste cattoliche, come i fuochi d´artificio o, perché no?, come i rutti durante l´Oktober fest, come il sangue nelle strade di Pamplona, e non si possono denigrare i popoli per le loro canzoni, né si possono governare le pulsioni artistiche come si governa il traffico, con le prediche al posto dei semafori.

Qualche anno fa la Bbc mandò in onda un lungo, indimenticabile documentario, che fu ripreso da tutte le tv del mondo, sugli sciiti iraniani che spesso invadono le strade flagellandosi con fruste di ferro, sul corpo e sulla faccia, ed emettendo litanie di infelicità, con una voce che si vedeva, si sentiva, si toccava. Quella voce era la polvere, era la collera, era la violenza cieca di un popolo, e si rivelava come arte, terribile poesia popolare nell´universo scomposto del fanatismo, della miseria collettiva, dell´orrore della folla. Ebbene, quella litania "neomelodica" era la causa o l´effetto? E chi può dire quanti cantavano quella litania proprio per non farsi kamikaze, invece di concedersi al martirio, al posto di sacrificarsi?

Infine, questa nostra Napoli, caro Amato, non merita che l´illuminismo con il quale la dobbiamo riconquistare, diventi cupezza. Napoli deve avere i momenti in cui è lecito insanire, deve teatralizzare tutte le pulsioni dei suoi abitanti, e nessun poliziotto può permettersi di scambiare la malavita cantata con la malavita reale, confondere appunto la causa con l´effetto. Un paio di anni fa, qualcun altro, meno attrezzato di Amato, voleva censurare gli spot che, ispirati alla letteratura mafiosa, pubblicizzavano la Renault Scenic «l´auto ideale per la famiglia». E già il governo Berlusconi, che aveva un pessimo rapporto con tutto ciò che esce dalle maglie del conformismo, si chiami canzone, o zingari o immigrati o omosessuali, lanciò l´idea di arruolare le star del rock nella lotta alla droga, di trasformare in catechesi la trasgressione, di depotenziare l´artista-ribelle che infastidisce come una medusa nel mare, disturba come una marmitta sfiatata: Heroin, storia di un buco canta Lou Reed. Anche Marlon Brando e Robert De Niro furono accusati di offrire, con i loro padrini, un´epopea, una fisiognomica e persino una bellezza morale agli ammazzacristiani, la cui unica risorsa è il delitto. Poi però arrestarono Riina e Provenzano, non Brando e De Niro

Dagospia 15 Dicembre 2006