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SINISTRA/ NUOVO PORTAVOCE, PRC DIVISO. FERRERO: CONGRESSO UNITARIO

Publie le giovedì 24 aprile 2008 par Open-Publishing

Bertinottiani: inutile forzatura. Nicotra: polemica irricevibile

Roma, 23 apr. (Apcom) - Il congresso, previsto a luglio, è ancora lontano ma tra i bertinottiani e la nuova maggioranza, fondata sull’intesa fra Paolo Ferrero e Claudio Grassi, i toni della polemica sembrano prefigurare una spaccatura irrimediabile. Il comitato provvisorio di gestione eletto nel recente comitato politico nazionale ha nominato un suo portavoce (il deputato uscente Maurizio Acerbo), ma i bertinottiani non ci stanno: in cinque votano contro e in un duro comunicato parlano di "inutile forzatura".

"Davanti all’esistenza di segretari ombra e segretari in pectore - risponde Alfio Nicotra, che nel comitato è stato eletto in ’quota’ Ferrero - la pretesa che l’immagine del partito sia gestita da figure esterne all’organo deciso democraticamente è semplicemente irricevibile". Tradotto dal politichese: scordatevi di arrivare al congresso con il segretario uscente Franco Giordano o l’aspirante Nichi Vendola sotto i riflettori e tutti gli altri nell’ombra.

"Non doveva essere una segreteria, noi siamo stati eletti sulla base di documenti diversi e con questo criterio allora ognuno si fa il suo portavoce", ribatte Titti De Simone, deputata uscente, nel comitato di gestione in quota bertinottiana. A suo giudizio "il comitato deve occuparsi di gestione ordinaria del partito". Ma che la temperatura nel Prc sia tutt’altro che in via di raffreddamento lo dimostra il giudizio che De Simone esprime sulla neonata maggioranza: "La loro è un’operazione dorotea, che mette insieme posizioni politiche che non stanno insieme, da Ferrero a Grassi a Mantovani. Siamo tutti consapevoli che bisogna ripartire dal Prc, ma non quello di 15 anni fa. E l’obiettivo è una costituente con tutte le forze di sinistra".

"C’è una posizione che non avrebbe voluto proprio l’esistenza di questo comitato di gestione e vorrebbe che facesse meno cose possibili", così decodifica la polemica Claudio Grassi, leader della componente ’Essere comunisti’. Dal suo punto di vista "il congresso si giocherà su un punto di fondo: il futuro di Rifondazione". Quanto all’ipotesi, ventilata dall’area vicina a Giordano di un rilancio costruito attorno alla candidatura alla leadership di Vendola, "mi sembra demenziale - dice Grassi - confidare nel leader carismatico, dopo l’esito fallimentare di 14 anni di Bertinotti. I compagni sono stufi, stavolta serviranno proposte politiche".

Non entra in polemica Ferrero, leader dello schieramento che in questo momento guida il partito, ma lancia una proposta per il congresso: "Dovrebbe essere il più unitario possibile, per questo propongo che sia ’a tesi’, in modo da avere una convergenza su tutto il possibile e non un plebiscito o un referendum". Ma in un congresso di partito che dovrà giocoforza aprire la strada a un ridimensionamento severo degli apparati (il Prc aveva una settantina di parlamentari e non ne ha più nessuno, decine di funzionari e dirigenti hanno il posto di lavoro a rischio) la strada di una composizione unitaria sembra improbabile: chi perderà sarà inevitabilmente sacrificato a favore di chi avrà sostenuto la tesi egemone. E la gestione del residuo finanziamento pubblico potrebbe essere il fronte vero della battaglia interna.