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SOMALIA: UN’INUTILE, PENOSA STRAGE DI NOMADI. SEMPRE PER AL-QAEDA ?
Publie le mercoledì 10 gennaio 2007 par Open-Publishing1 commento

A U.S. warplane hunting al Qaeda suspects killed many people in south Somalia as other air strikes also hit the remote region where fugitive Islamist fighters are hiding, officials said on Tuesday. In the first known direct U.S. military intervention in Somalia since a failed peacekeeping mission that ended in 1994, an AC-130 plane rained gunfire on the desolate village of Hayo late on Monday, a senior government official said. (Graphics/Reuters)
SOMALIA 10/1/2007
UN’INUTILE, PENOSA STRAGE DI NOMADI. SEMPRE PER AL-QAEDA ?
“Con l’attenzione dei pianificatori della sicurezza di Washington interamente consumata dalle guerre in Iraq e in Afghanistan – scrive oggi il “New York Times” - l’interesse dell’amministrazione Bush in Somalia è stato guidato soprattutto dal fatto che una manciata di uomini di al-Qaeda responsabili per attacchi nel Corno d’Africa si nasconderebbero da quelle parti…
Fino a questa settimana, Washington si era accontentata di restare dietro le quinte e di usare l’invasione etiopica cone la faccia pubblica di uno sforzo contro gli islamici e i loro alleati”. Sui bombardamenti americani in Somalia - effettuati con una micidiale ‘cannoniera volante’, dopo le quotidiane piogge di proiettili degli elicotteri etiopici - e sulla presenza di navi statunitensi al largo del paese, inclusa la portaerei ‘Eisenhower’, fonti diverse stanno fornendo spiegazioni, giustificazioni, pareri, previsioni.
Tutte per lo meno improbabili vista lo stato di fluido caos in cui il paese vive da anni. Sia pur aggiungendo talvolta aggettivi come “sospetto”, “probabile” o qualcosa di simile, un coro di voci mormora sullo sfondo “al-Qaeda”… “al-Qaeda”; un filmato o qualche messaggio radiofonico o in internet da un momento all’altro permetterà di eliminare anche quegli aggettivi precauzionali e i bombardamenti probabilmente continueranno come l’ultimo germoglio sul velenoso e immenso albero della “guerra al terrorismo” e all’Islam fondamentalista.
Lavoravo per gli americani quando, poco dopo la caduta del muro di Berlino, in un incontro internazionale organizzato in Europa, da colleghi statunitensi sentii affermare che, caduto il comunismo, il nuovo nemico degli Stati Uniti e del mondo era l’Islam. Certo, il punto di vista era vivacemente portato avanti soprattutto da giornalisti che di fatto erano “neo-con”…
Che agli scettici come me - 15 anni fa ancora ingenuamente fermi all’idea delle banche americane zeppe dei cosiddetti “petrodollari” arabi - non offrivano documenti e spiegazioni ma chiedevano soltanto atti di fede. Non di buona fede. Ma al principio degli anni ’90, nonostante la prima guerra del Golfo e la disastrosa operazione “Black Hawk Down” - i due falchi neri abbattuti dai somali a Mogadiscio nel 1993 sotto forma di elicotteri da svariati milioni di dollari capaci di sparare molte migliaia di colpi al minuto - pochi avrebbero sospettato che “al-Qaeda” sarebbe diventato un marchio più usato e noto di quello delle multinazionali americane degli hamburger e della connessa bevanda a stelle e strisce.
I neo-con erano già in circolazione da non pochi anni e le loro fortune non apparivano allora così certe, nonostante gli otto anni di amministrazione Reagan (1980-88). E nessuno a quel tempo si sarebbe mai azzardato a immaginare, nemmeno come sceneggiatura per un film, la tragedia dell’ 11 settembre 2001, rivelatasi occasione fondamentale per il rilancio e l’affermazione delle tesi dei neoconservatori soprattutto in politica estera.
Dalle ceneri delle Torri rinasceva e spiccava il suo volo più maestoso la sinistra fenice del terrorismo islamico da combattere in qualsiasi modo ovunque e per sempre. Con la soppressione totale dei diritti per le centinaia di dannati a Guantanamo, le torture di Abu Ghraib, la soppressione di diritti civili e libertà antiche almeno quanto il presidente Lincoln negli stessi Stati Uniti, la divisione ultramanichea del mondo in pochi buoni (se comunque d’accordo con Washington) e molti cattivi, forse anche filo-terroristi, se appena appena incerti.
Con un’impiccagione destinata a restare nella Storia per la sua brutale e assurda illegalità. Partendo dall’Afghanistan tuttora caldo e facendo poi perno in Iraq - dove in questi ultimi giorni si susseguono azioni militari e scontri di una violenza forse senza precedenti mentre vengono richiesti altri uomini (20 o 30.000) e altri fondi da bruciare - l’inestinguibile falò del Grande Medio Oriente, Palestina e Libano inclusi, resta senza dubbio il principale palcoscenico dell’esportazione armata della democrazia e della guerra infinita al terrorismo islamico. Vero e spesso presunto.
Ma quello che si può leggere oggi non solo sul “New York Times”- dopo uno sterminio di dozzine e dozzine di pastori nomadi e dei loro asini, mucche e cammelli in una “zona fangosa vicina al confine con il Kenya” testimoniato da diverse fonti locali incluso un anonimo da Liboi che lo ha detto all’agenzia inglese ‘Reuters’ - fa nascere il terrorizzante sospetto che un altro falò della stessa follia neo-con potrebbe essere in preparazione, o almeno costituire una tentazione, anche in Somalia. Cioè nel Corno d’Africa e dintorni. “Per diversi giorni, i jet e gli elicotteri da combattimento etiopici hanno steso una coperta di fuoco sull’area e gli attacchi sono continuati martedì” ha scritto da Mogadiscio lo stesso quotidiano di New York, riferendo anche della strage di nomadi e bestiame che dice di non aver potuto verificare in maniera indipendente.
Secondo il giornale potrebbe forse essere stato ucciso anche Abu Taha al-Sudani, presunto aiuto di Fazul Abdullah Mohammed, presunto capo della presunta cellula di ‘al-Qaeda’ nell’Africa orientale. Appena l’altro ieri, Jonathan Stevenson, docente di strategia allo ‘U.S. Naval War College’, sulle pagine del medesimo quotidiano newyorchese affermava: “…non esiste soluzione militare all’imbarazzante caso Somalia. Una robusta diplomazia, con l’occhio alla creazione di un accordo di condivisione del potere tra il governo di transizione e il Consiglio delle Corti Islamiche, sembra essere l’unica speranza”.
E a parlare non era certo un cauto diplomatico. Nè era uno come quel Mark Finneman che nel 1993 scriveva dettagliamente delle possibili grandi risorse petrolifere della Somalia. E neanche come quello studioso di Montreal (vedi Pensiero del mattino) che in un suo libro ha documentato più di una patacca della guerra al terrorismo. Un motivo di più, visti gli angosciosi sviluppi degli ultimi giorni, per essere preoccupati e temere che anche in questo pezzo di mondo possa scatenarsi la stessa belva rampante in Iraq.
Per ora, proprio come in Afghanistan e in Iraq, non si riesce neanche a sapere se, dove, come, quando e quanti civili inermi sono stati uccisi - e di quale drammatica situazione umanitaria si siano poste le premesse - sempre inseguendo l’inafferrabile “strega morgana” chiamata ‘al-Qaeda’…
[MB]
Fonte:www.misna.org

This March 2002 US Air Force (USAF) handout photo shows an Air Force AC-130 gunship on a training exercise. The United States acknowledged it had carried out its first known military action in Somalia since 1994, but called it a targeted air strike on Al-Qaeda’s main leaders in the region.(AFP/USAF-HO/File)

US Navy file photo shows the aircaft carrier USS Dwight D. Eisenhower. The United States acknowledged it had carried out its first known military action in Somalia since 1994, but called it a targeted air strike on Al-Qaeda’s main leaders in the region.(AFP/US Navy-HO/File)
http://www.edoneo.org/notbush.html
Messaggi
1. SOMALIA: UN’INUTILE, PENOSA STRAGE DI NOMADI. SEMPRE PER AL-QAEDA ?, 10 gennaio 2007, 22:34
Bla!!! Bla!!! Bla!!! Non dite mai niente di nuovo, e girate sempre la intorno... Non ho voglia neanche di argomentare, se magari dopo mi va faccio copia è incolla da milioni di altri post alla quale ho risposto.... Ma sinceramente Basta...