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SU OLIVIERO DILIBERTO E LA "COSTITUENTE DEI COMUNISTI"
Publie le lunedì 12 maggio 2008 par Open-Publishing3 commenti
Oliviero Diliberto e il gruppo dirigente del PDCI hanno ispirato il recente appello per la "Costituente Unitaria dei Comunisti": un appello che rivendica la ricomposizione di PRC e PDCI e, attorno ad essa, di "tutti i comunisti", come risposta al tracollo dell’Arcobaleno.
E’ del tutto comprensibile, oltre che legittimo, il tentativo del PDCI e del suo segretario di capitalizzare a proprio vantaggio la crisi verticale del PRC offrendosi come sponda a sue minoranze interne. E trasparente oltretutto è il tentativo di fuggire, con questa mossa, dalle proprie responsabilità (disinnescando contenziosi interni al suo partito). Ma la domanda è: come si può fuggire dal tracollo ricomponendo l’unità di quei gruppi dirigenti che ne sono responsabili e che l’hanno prodotto? Davvero basta la riesumazione simbolica della falce e martello per offrire una prospettiva politica a decine di migliaia di comunisti e al mondo del lavoro? Davvero si può rimuovere la lezione e il bilancio dell’esperienza Rifondazione, come se nulla fosse accaduto, semplicemente riportando le lancette al PRC del ’96?
Questa proposta, in realtà, è l’ennesimo inganno senza futuro da parte di un gruppo dirigente pienamente corresponsabile della disfatta e che cerca semplicemente di salvare se stesso.
Partiamo dai fatti.
Il PRC del ’96 cui Diliberto vorrebbe tornare è il PRC che per oltre due anni, sotto la guida congiunta di Bertinotti, Cossutta, Diliberto, Ferrero, Grassi, sostenne il primo governo Prodi: votando l’introduzione del lavoro interinale (pacchetto Treu), il record delle privatizzazioni in Europa, una pesantissima legge finanziaria di 80mila miliardi di lire, la detassazione di rendite e profitti, l’introduzione dei CPT contro gli immigrati. In altri termini, le più pesanti politiche antioperaie e antipopolari degli anni novanta.
L’unica differenza tra Bertinotti-Ferrero-Grassi da un lato e Cossutta-Diliberto dall’altro, fu che mentre i primi scelsero strumentalmente nel ’98 di ritirare il sostegno a Prodi con l’intento iniziale di ricomporre un’ "alleanza più avanzata" con D’Alema (salvo fallire e finire per una fase all’opposizione), i secondi scelsero di proseguire in modo lineare il proprio sostegno al Centrosinistra, entrando organicamente nel governo D’Alema-Cossiga (con Diliberto ministro di Giustizia) e partecipando al criminale bombardamento di Belgrado (oltre che alla continuità delle politiche confindustriali).
Di più: quando il Centrosinistra crollò, spianando la strada al ritorno di Berlusconi, Bertinotti e Diliberto ricominciarono a collaborare (a partire dal 2004) nella prospettiva di governo dell’Unione, a braccetto con tutto il personale politico antioperaio e anticomunista dei DS e della Margherita: con lo scopo di portare in dote all’Unione la subordinazione della grande stagione dei movimenti di lotta antiberlusconiani del 2001-2003. E quando l’Unione di Prodi, col sostegno dei poteri forti, "vinse" (seppur di poco) le elezioni del 2006, Bertinotti e Diliberto ripresero a votare insieme quelle stesse politiche confindustriali che insieme avevano votato nel ’96-’98. Non è forse questo che milioni di lavoratori hanno osservato esterrefatti in questi anni? I cosiddetti partiti "comunisti" hanno votato le missioni di guerra, l’aumento del 17% delle spese militari, 10 miliardi di regalie a grandi imprese e banche, la truffa sul TFR, l’aumento dell’età pensionabile a 62 anni a regime, e per finire in bellezza la continuità della legge 30 di Berlusconi. Sino alla nuova sconfitta del Centrosinistra, il secondo tragico ritorno di Berlusconi, e il tracollo elettorale e politico delle sinistre di governo (Arcobaleno), con l’estromissione dal Parlamento. Insomma, un totale disastro.
E ora Diliberto, senza alcun bilancio di tutto questo, e come se nulla fosse accaduto, chiede..."l’unità dei comunisti"? Ma "comunisti" quali? Usando lo stesso codice terminologico di Diliberto, potremmo dire che "l’unità dei comunisti" l’abbiamo già vissuta, di fatto, per 15 anni: quando ciclicamente gli stati maggiori di PRC e PDCI, al gran completo, hanno votato "unitariamente" tutte le peggiori politiche della borghesia contro il mondo del lavoro. E ora Diliberto vorrebbe formalizzare e sigillare questa unità recuperando il simbolo di falce e martello? Ma proprio quel simbolo - simbolo del lavoro e del socialismo - è stato prostituito e piegato per tanti anni a ragioni opposte a quelle per cui nacque. Dovremmo quindi restaurare una finzione e celebrare una doppiezza?
La lezione di fondo di questi 15 anni è la bancarotta, senza ritorno, dei gruppi dirigenti della sinistra italiana. Senza prendere atto di questa realtà, senza andare alla radice del problema, non si ricostruisce alcun futuro e si preparano nuove sconfitte.
Dire questo non significa affatto, per parte nostra, ignorare la naturale aspirazione all’unità che tanti comunisti onesti oggi esprimono da collocazioni politiche e organizzative diverse. Al contrario: la consideriamo non solo comprensibile e naturale, ma anche l’espressione di una positiva volontà di reagire al disastro, di non rassegnarsi, di non darla vinta all’odiosa campagna anticomunista delle classi dominanti e alla deriva culturale parallela di tanta parte della sinistra.
Ma proprio perchè rispettiamo profondamente questo sentimento; proprio perchè vogliamo raccoglierlo e dialogare con esso nel modo più serio e più aperto, vogliamo evitare che venga usato e tradotto dal gruppo dirigente del PDCI nell’ennesimo equivoco, con l’ennesima dispersione di tante attese, energie, generosità.
La vera unità dei comunisti, capace di durare e di reggere alle dure prove della lotta politica di classe, è quella che si fonda sui principi. E innanzitutto sul recupero di quel principio di fondo che la lunga storia della socialdemocrazia e dello stalinismo ha rimosso, e che i gruppi dirigenti della Rifondazione hanno tradito: il principio dell’autonomia e dell’alternatività dei comunisti alle forze della borghesia; il principio dell’opposizione dei comunisti, sul piano nazionale e locale, ai governi della borghesia e ai loro comitati d’affari, di Centrodestra come di Centrosinistra. Perchè solo così è possibile sviluppare nelle lotte quella politica di indipendenza di classe che è condizione stessa di un’alternativa anticapitalistica. E perché in caso contrario i partiti "comunisti" finiscono non solo col tradire il socialismo, ma col subordinare i lavoratori alle politiche dell’avversario in cambio di ruoli politici e istituzionali.
Il Partito Comunista dei Lavoratori è nato nel nome innanzitutto di questo principio di autonomia e del programma che lo fonda: quello di un’alternativa di società e di potere, di un governo dei lavoratori per i lavoratori. Non a caso siamo l’unico partito della sinistra italiana che non si è compromesso col governo Prodi, né in tutto (PRC e PDCI), né in parte (Sinistra Critica). Per questo tanto più oggi, di fronte al disastro prodotto e al dramma di migliaia di comunisti, riproponiamo ostinatamente il cammino che abbiamo scelto: unire tutti gli onesti e sinceri comunisti, indipendentemente dalle diverse storie e provenienze, attorno a un quadro certo e chiaro di principi di classe e anticapitalisti. Perché questa è l’unica vera via di uscita. E non solo per i comunisti. Ma per un mondo del lavoro che più che mai ha bisogno di ritrovare un proprio partito indipendente, contrapposto all’ordine dominante.
Per questo, con molta semplicità, diciamo a tutti i sinceri comunisti che ancora si collocano nel PRC, nel PDCI, in altre formazioni, o che sono fuori da ogni partito: sviluppiamo insieme il Partito Comunista dei Lavoratori, che già si va espandendo in tutta Italia.
Messaggi
1. SU OLIVIERO DILIBERTO E LA "COSTITUENTE DEI COMUNISTI", 12 maggio 2008, 23:11
Caro Ferrando, questi saranno pure un’ammucchiata di stalinisti/togliattiani che hanno gabbato tanti compagni onesti facendogli firmare l’appello, ma tu, quando deciderai di scendere dalla luna avvisaci...
2. SU OLIVIERO DILIBERTO E LA "COSTITUENTE DEI COMUNISTI", 12 maggio 2008, 23:19
Giusto, Ferrando! Avanti così!
3. SU OLIVIERO DILIBERTO E LA "COSTITUENTE DEI COMUNISTI", 13 maggio 2008, 00:45
Caro Ferrando,
Prima di tutto vorrei dire che, certo la lezione che la sinistra arcobaleno ha avuto non e’ passata inosservata, anzi ha investito la segreteria e credo che le stesse dichiarazioni all’indomani delle elezioni hanno dato un segno che le cose per lo meno debbano cambiare.
La stessa segreteria si e’ resa conto che ci vuole umilta’ e democrazia nel partito con aperture a nuove idee e cambiamenti.
Ci sono diverse motivazioni per essere comunista e non solo perche’ si e’ con una chiave inglese in mano o perche’ si e’ omosessuale. Anzi questo dibattito dovrebbe esere avviato al piu’ presto poiche’ la sconfitta’ di tutte le forze "comuniste" e’ stata evidente.
Dimentichiamoci di qualche centinaio di migliaio di voti, poiche’ non e’ questo che cambia le politiche del paese, tantomeno la vita ai lavoratori. Ma molto possono fare in coalizione con altre forse di sinistra. Molto non solo numericamente, ma molto nelle idee, nella forza propulsiva che e’ tipica di certe parti della realta’ comunista in italia.
Il Partito dei Lavoratori puo’ contribuire in questo senso, senza essere all’opposizione dentro la stessa opposizione fuori dal parlamento. Poiche’ la crescita della sinistra e’ legata essenzialmente alla nuova confluenza di idee ed ad una nuova stagione di movimenti. Credo sia un errore tentare di sottrarre numeri alle maggiori forze di sinistra, sebbene le motivazioni portate ta te in questa sede sono valide ed intransigenti. Questo sottrarre numeri a destra e a manca indebolirebbe comunque la stessa azione del Partito Comunista dei Lavoratori poiche’ non rappresenta un’alternativa in grado di governare, ma solo di fare opposizione fuori dal parlamento.
Per cui i numeri (non dei singoli partiti ma di tutta la nuova componente comunista) a questo punto contano molto. E non contano molto se il Partito Comunista dei Lavoratori rosicchierebbe qualcosa ma starebbe da solo. Certo una soddisfazione per te ma credo che bisogna a questo drammatico punto pensare piu’ al futuro dell’unita’ piu’ che al singolo.
Questo dovrebbe essere il momento di confronto e discussione. Infatti dovrebbe esere il momento in cui entrambe e forze, quelle che hanno fatto una esperienza di governo, diano spazio a piu’ radicalita’ come richiesta da te, ed allo stesso tempo il tuo partito contribuirebbe ad entrare negli spazi che si dovrebbero aprire per una probabile alleanza di governo futura: stando alla crescita di tutta la forza comunista.
L’intransigenza e’ fondamentale in questi momenti. Dobbiamo credere anche’ piu’ nella forza di coesione e nelle possibilita’ di trasformazione delle forze comuniste verso un consolidamento e non nella fragmentazione.
Le forze di governo di Berlusconi e successivi Prodi hanno saputo ben delineare politiche che hanno determinato contraddizioni, che i comunisti tipicamente non sopportano. Ora queste forze comuniste sono fuori dal governo e dovrebbero confrontarsi ed allargare la partecipazione. Questo dovrebbe avvenire grazie all’allargamento della rosa dei partiti che compongono una nuova forza comunista. Infatti il passato dovrebbe darci la possibilita’ di riflettere sul futuro senza abbattere tutti gli esistenti fattori che ci accomunano ma solo chiarendo le posizioni, dibattendo per una alternativa, reinterpredando il nostro stesso ruolo in una societa’ che e’ in continuo cambiamento e che ha bisogno di una forza antagonista comunista molto vicina a quello che i vari partiti sono gia’ di per se. Oguno riflettendo sulle possibilita’ ed anche su quello che i nostri stessi compagni sentono di essere come soggetti nella societa’ del ventunesimo secolo.
Io credo che c’e’ una infinita’ di spazio per discutere del futuro, guardando al passato facendolo pesare per quello che e’ realmente stato non per quello che vorremmo fosse stato. Una pragmatica soluzione al cambiamento e’ decisiva, ed in questo il tuo partito puo’ largamente contribuire accomundano idee.
La novita’ ci deve essere. Sono tutti a chiederla, e per questo che tu potresti portare al tavolo del dibattito una nuova fresca ventata di idee. Sara’ poi il dibattito a stabilire una comunanza ed un nuova partecipazione allargata a tutte le forze. Facendo cosi’, l’alternativa potra’ essere creata a partite dalla discussione.
Quello che chiedi ai compagni, ossia di dover fragmentare il PRC ed il PDCI solo per l’intransigenza comunista di non essere forza di governo, e’ secondo la mia opinione altrettanto una chiusura sullo scambio di idee per un alternativa comunista. Il vero e’ che per essere una forza di governo intransigente per il lavoratori bisogna essere a circa 80% dei seggi in parlamento. E questo e’ stato per il PRC ed il PDCI il problema di cui ora vanti la tua intransigenza: ossia essere stato fuori dal governo non significa aver fatto meglio. Semmai le varie esperienze dovrebbero diventare comuni ed allargare le varie esperienze.
Io ti vorrei chiedere di riflettere sul fatto che vi e’ una vera opportunita’ per discutere ed eventualmente aprire anche un piu’ largo dibattito su questa nuova forza comunista. Il tuo contributo sarebbe molto piu’ influente come forza che e’ all’interno dell’opposizione e non fuori. Il tuo partito poterebbe all’interno di questa nuova forza comunista quella radicalita’ che si e’ persa ultimamente e di cui molti compagni sono alla ricerca senza pregiudicare l’incolumita’ di tutta la forza comunista, capitalizzando su quelle idee integrali di marxismo e socialismo e socialdemocrazia. La tua componente troverebbe un perfetto allineamento con i movimenti antagonisti che confluirebbero in questa nuova forza che alcune volte assomiglia piu’ ad un sogno per tutti i compagni italiani: facciamolo diventare realta’
Ti chiedo una collaborazione per una nuova unita’ comunista e riflettere su questo messaggio, invitandoti a riaprire un dialogo con il PRC ed il PDCI e tutte le altre forze antagoniste a sinistra.
Un saluto sincero Comunista
Salvatore Fiore