Home > Salviamo almeno lo yoghurt
Salviamo almeno lo yogurt
GUGLIELMO RAGOZZINO
Ieri niente. Il disastro politico della giornata precedente era stato tale che aspettavamo un seguito, almeno un segnale di «messaggio ricevuto». Invece niente, se non sermoni da pensatori ritardatari. Nessun dramma. Si è visto Romano Prodi discutere, all’Esquilino, di un Libro bianco della Pubblica istruzione. Si è seguito Clemente Mastella che accompagnava a Napoli (in aereo?) il presidente Giorgio Napolitano alla cerimonia sulla polizia penitenziaria, chiudere la giornata chiedendo il trasferimento di un magistrato calabrese «scomodo». Anche l’apertura della stagione della Finanziaria, una data che assomiglia sempre più all’apertura della caccia, è trascorsa con sparate senza danni.
I protagonisti della scena romana hanno ripreso il copione dove l’avevano interrotto. Si sa che maggioranza e governo sono in disfacimento e che si tratta di decidere se la spinta fatale debba venire da destra o da sinistra, in occasione della legge finanziaria o della legge elettorale. Al Senato, giovedì, si è lottato per le nomine Rai, come se la Rai non fosse un bene pubblico di tutti, ma proprietà di pochi, da occupare o da difendere, con i denti e con le unghie. Ma Rai, legge elettorale, finanziaria, ieri sono rimaste sotto traccia.
Molte persone si sentono abbandonate. Hanno creduto di scegliere e hanno affidato alla Politica la propria sicurezza, ma non certo per timore dei lavavetri. Questioni importanti, scelte decisive: il lavoro, la casa, i beni comuni, la salute; per non parlare di libertà e giustizia, questioni difficili, forse irresolubili. Ogni volta il risultato è avvilente.
Nel timore per i cambiamenti climatici, e nell’assenza di una strategia condivisa, Prodi chiude la Conferenza sull’ambiente promettendo un’altra Conferenza tra cinque anni; e mentre crolla il dollaro, vola il petrolio, l’alta finanza sbanda, il governo sa pensare solo a Grandi Opere.
Nel vuoto, le multinazionali dominano incontrastate. Il caso che oggi racconta Luca Fazio - a pagina 6 - è esemplare, perché non tratta di armi o di petrolio, ma di yogurth. Neppure da esso ci difende la Politica, pur se avrebbe il compito di informare e prendere provvedimenti rapidi. Le marche presenti sono 82, ma a dominare sono un paio di imprese mondiali che oggi si combattono a colpi di yogurth da bere. Le due campagne pubblicitarie sono fortissime. Lo yogurth poi è un prodotto che tira: suggerisce allo stesso tempo benessere e bellezza fisica. E nell’attuale povertà diffusa, è un prodotto di bellezza che costa poco. La globalizzazione fa sì che un certo additivo «naturale» tratto da una pianta in India, viaggi per conto di una ditta svizzera e sia mischiato al latte proveniente da chissà dove e in alcuni casi a essenze di frutta romene. L’additivo è usato in molti alimenti. Una partita è risultata contenere diossina. In vari altri paesi europei, un principio di precauzione ha consigliato di togliere dal commercio gli alimenti sospettati. Non qui. In Italia, come nel caso della Rai, è meglio non muovere niente. Il rischio è di far precipitare tutti i barattoli dallo scaffale.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/22-Settembre-2007/art1.html