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Santiago, cariche, feriti e arresti per la festa dopo la morte di Pinochet
Publie le lunedì 11 dicembre 2006 par Open-Publishing1 commento
Manifestazioni di gioia nella capitale cilena per la scomparsa dell’ex-dittatore
La polizia ha attaccato con gli idranti. Contusi alcuni agenti
La salma trasferita alla Scuola militare. Domani i funerali. Non saranno esequie di Stato

SANTIAGO - Arresti e feriti a Santiago durante gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che volevano festeggiare in piazza la morte dell’ex dittatore Augusto Pinochet. I feriti sono sei, tutti poliziotti. Imprecisato il numero delle persone fermate e arrestate.
Gli incidenti sono scoppiati quando la polizia ha cercato di fermare un corteo di manifestanti lungo corso Alameda, nei pressi del palazzo presidenziale della Moneda.
La polizia - dicono fonti ufficiali del governo cileno - è intervenuta dopo aver constatato la presenza di uomini con il volto coperto infiltrati nel corteo composto da circa 5.000 manifestanti.
Gli agenti hanno impiegato idranti e razzi lacrimogeni per cercare di disperdere la folla. Dal corteo, però, è arrivato un fitto lancio di pietre verso le forze dell’ordine. Altri manifestanti hanno incendiato dei cassonetti, divelto pali della pubblica illuminazione e distrutto vetrine di negozi.
La circolazione su Corso Alameda è stata interrotta in entrambi i sensi. Incidenti analoghi sono segnalati anche a Villa Francia, nella località di Penalolen, nella periferia di Santiago, e a Valparaiso, 120 km a ovest dalla capitale.
Complessivamente, gli oppositori dell’ex dittatore hanno manifestato in una dozzina di città cilene. "Ma la situazione è in generale calmà ha dichiarato Felipe Harboe, segretario aggiunto del ministero dell’Interno.
La salma dell’ex-dittatore, deceduto ieri a 91 anni, è stata trasferita, con un certo ritardo alla Scuola militare di Santiago. I funewrali si terranno domani, non saranno esequie di stato. La tensione, ovviammente, è altissima.
www.repubblica.it 11.12.06
Messaggi
1. Santiago, cariche, feriti e arresti per la festa dopo la morte di Pinochet, 12 dicembre 2006, 18:40
Oggi è un giorno triste per la storia del Cile e
soprattutto per la giustizia cilena. Il più grande
criminale nella storia di quel paese e forse dell¹intera
America Latina, Augusto Pinochet Ugarte, è morto nel suo
letto. Per i 3.500 desaparecidos, per le decine di migliaia
di torturati e prigionieri politici, per il mezzo milione di
esiliati non ci sarà mai giustizia.
di Gennaro Carotenuto
In un conato di dignità il governo concertazionista, che
pure ne ha discusso per tempo spaccandosi, ha annunciato che
non ci sarà né lutto nazionale né funerale di stato.
Con quello che passa il convento nel Cile del 2006, tiriamo
un sospiro di sollievo e restiamo quasi stupiti per la buona
novella.
Pinochet il sadico, quello che ordinava di torturare
infilando topi nelle vagine delle prigioniere politiche, è
morto nel suo letto senza essere mai stato neanche per
un¹ora in carcere.
Pinochet il traditore, che si finse fedele al Presidente
Salvador Allende fino all¹ultimo istante, è morto con
qualche vescovone che gli impartiva i sacramenti.
Pinochet il ladro, forse solo Francisco Franco e Ferdinando
Marcos rubarono come lui, che faceva girare su oltre cento
conti correnti statunitensi le centinaia di milioni che
sottraeva all¹erario pubblico, è morto nel lusso.
Pinochet il sepolcro imbiancato, che aveva riportato il Cile
al medioevo, è morto con le sue tre figlie al capezzale,
quelle che già madri e nonne ottennero ben sei
annullamenti dalla compiacente Sacra rota.
Pinochet il burattino, manovrato da Henry Kissinger (degno
compare anche lui morirà nel suo letto), dalla CIA,
dall¹Anaconda e dall¹ITT (oggi AT&T) come un pupazzo,
per evitare la giustizia, è morto facendosi passare da
demente.
Anche il più ignobile dei dittatori, anche Adolf Hitler
aveva un progetto propositivo, per quanto aberrante fosse.
Pinochet no. Pinochet solo voleva spegnere la primavera.
Odiava il fiorire del Cile dell¹Unidad Popular e si
considerava il tutore dell¹ordine per conto di quelle 50
famiglie che tutt¹ora si considerano e sono padrone del
paese più classista del mondo.
E la soffocò, la primavera. Pinochet, Pin8, muore da
trionfatore, nessuno si illuda. Ha svolto bene il suo
compito di burattino. Il Cile è oggi un¹isola remota
circondata dalle Ande, il Polo Sud, il Pacifico e il
deserto, l¹unico angolo del continente impermeabile alla
nuova primavera latinoamericana. Un esercito ipertrofico,
modernissimo, aggressivo, continua a fare da tutore
dell¹ordine per le stesse aristocrazie di sempre, da
Portales a Manuel Montt a Pinochet. Nessun parlamentare a
sinistra della Concertazione sarà mai eletto con la legge
elettorale fatta dal dittatore per la democrazia autoritaria
che gli successe e che il governo si guarda bene dal
cambiare. Il centrosinistra più ³moderno² al mondo ha
completato in questi 17 anni e reso eterna l¹imposizione
del modello per la quale Pinochet aveva chiamato all¹opera
i Chicago Boys, i tecnocrati neoliberali. Questi, come nel
libro di Primo Levi, hanno scelto uno a uno ³i sommersi e
i salvati². Da quel campo di concentramento che era il
Cile di Pinochet, la metà della popolazione (quella che
credeva nella primavera) fu sommersa nella precarietà
perché l¹altra metà, quella che oggi piange Pinochet,
potesse continuare a vivere nel lusso.
E’ morto Pinochet, il sadico che spense la primavera. Che
l’inferno non gli sia lieve.
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