Home > Saremo a Sapri, malgrado tutto
di Enrico Pellegrini e Anna Belligero *
Il campeggio nazionale dei Giovani Comunisti non è soltanto un momento essenziale di aggregazione e divertimento. E’, da sempre, il luogo di maggiore coinvolgimento politico, di confronto e discussione all’interno della nostra organizzazione. Non per togliere valore ai vari livelli dei coordinamenti (anche se, in spirito di verità, una concezione “leggera” del partito ha spesso portato ad un progressivo disinteresse per l’organizzazione territoriale dei Gc), ma perché è prassi consolidata che nei tempi dilatati del campeggio si riesca a confrontarsi come in nessuna altra occasione.
Anche per questo, avremmo voluto che la stessa organizzazione del campeggio in programma a Sapri per la prima settimana di settembre e la definizione dei suoi incontri fossero pensate in funzione del fatto che i Gc non sono appannaggio privato dell’esecutivo nazionale, ma sono il patrimonio di una comunità ben più ampia e più articolata.
Invece, purtroppo, anche quest’anno siamo venuti a conoscenza del programma definitivo dal sito web. Dibattiti interessanti; workshop utili; tavole rotonde necessarie, strutturate senza dubbio con un grande ed encomiabile sforzo in pochi giorni: ma chi li ha decisi? E quando?
Quando, appena venuti a conoscenza (grazie alla pubblicità sull’ultima pagina di Liberazione, che vediamo reiterata con una costanza inedita da più di un mese) dell’esistenza del campeggio, abbiamo chiesto – come tutti gli anni – di condividere il programma, la risposta che abbiamo ricevuto è stata: «ve lo faremo avere».
«Vi faremo avere il programma» suona molto come un «le faremo sapere» al termine di un colloquio di lavoro andato male: ha in sé l’idea un po’ supponente della concessione, di uno sguardo distratto che chi «comanda» appunto «concede» a chi «è comandato».
Ma perché proprio non riusciamo a emanciparci, all’interno dei Giovani Comunisti, da quella modalità verticistica e – spesso - autoreferenziale che ha contraddistinto un’intera fase della vita del nostro partito?
Perché non capiamo che a lungo andare questo modo di agire (ricordate la costruzione a tavolino del cartello delle giovanili arcobaleno, senza nemmeno convocare un coordinamento nazionale?) sfibra la nostra organizzazione, indebolisce e, a volte, intacca irreversibilmente il senso di appartenenza di molte compagne e di molti compagni?
Anche quest’anno tanti (più di quanti se ne possano immaginare) sceglieranno di non partecipare, segnalando in maniera sommessa e pacata sofferenza e dissenso.
Noi stiamo cercando di convincerli a partecipare, uno ad uno, perché riteniamo sbagliato – sempre e comunque – il disimpegno. E perché pensiamo che la migliore critica a questa modalità di gestire i Gc stia nella forza del contributo che cercheremo di portare al confronto con tutte e tutti al nostro campeggio nazionale.
Ma che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Noi ci saremo, anche quest’anno e malgrado tutto. Che l’esecutivo nazionale si assuma la responsabilità di capire che, in una fase drammatica come questa, per la sinistra, il nostro partito e i Gc in particolare, non valorizzare la ricchezza, la pluralità e la totalità di cui è composta la nostra organizzazione equivarrebbe ad un piccolo grande suicidio politico.
* Giovani Comuniste/i in movimento