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Sarkozy fa politica in Libano
di Michele Giorgio
Visita lampo del presidente francese, con ministri e leader dell’opposizione. Sostiene il presidente Suleiman, non chiude a Hezbollah e alla Siria
È durata solo sei ore, ma la visita-lampo del presidente francese Nicolas Sarkozy a Beirut, ieri, non mancherà di dare i suoi frutti, politici ed economici. Portando con sé anche il premier Francois Fillon, il ministro degli esteri Bernard Kouchner, il titolare della difesa Hervé Morin, altri ministri e persino i leader dei partiti dell’opposizione, Sarkozy ha voluto affermare il ruolo che la Francia intende recitare in Libano.
Non solo. Se da un lato ha manifestato la sua vicinanza all’attuale maggioranza libanese antisiriana, dall’altro si è guardato bene dal chiudere la porta in faccia all’opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah e che comprende anche il partito dei Liberi Patrioti, del leader cristiano maronita Michel Aoun. Ha espresso un forte sostegno al neoeletto presidente Michel Suleiman, sul quale, ha sottolineato, ricade la responsabilità del successo dell’accordo del 21 maggio a Doha, che ha posto fine alla grave crisi politica in Libano (dopo giorni di tensioni e scontri sanguinosi) e che accoglie importanti richieste presentate da Hezbollah e dai suoi alleati. Ma il presidente francese ha voluto anche evidenziare un ruolo autonomo del suo paese dagli Stati Uniti nelle vicende libanesi e, in una intervista pubblicata venerdì dai principali quotidiani di Beirut, ha detto di voler riprendere il dialogo con la Siria.
In Medio Oriente la destra francese continua a marcare differenze sostanziali rispetto a quella italiana, che manca di indirizzo strategico ed è interessata solo a urlare la sua fedeltà all’Amministrazione Usa e a esprimere, ad ogni occasione, appoggio incondizionato alla politica di Israele, senza tenere in gran conto la complessità del quadro regionale e dei diritti negati da decenni.
«Crediamo nel futuro del Libano e abbiamo deciso di aiutarlo politicamente e finanziariamente», ha dichiarato Sarkozy: «Voglio sottolineare l’impegno assunto dal presidente (mio predecessore) Jacques Chirac nel mostrare che la Francia è amica del Libano. Vi vogliamo aiutare a ricostruire un Libano forte e indipendente». Sarkozy ha definito l’elezione del presidente Michel Suleiman «una grande speranza per tutti i libanesi» e ribadito che la Francia, assieme alla comunità europea, «sosterrà il Libano e le sue Forze armate in tutti gli aspetti» (si consideri che Parigi assumerà la presidenza di turno europea il primo luglio).
Il presidente francese ha poi lanciato un appello alle forze politiche libanesi affinché «traducano nei fatti il loro impegno al dialogo». Suleiman da parte sua ha elogiato il ruolo della Francia negli accordi di Doha (l’Italia dov’era?), che hanno ridato al Libano «una stabilità politica tanto attesa e desiderata», e ha ringraziato il governo francese per aver organizzato nel gennaio del 2007 la Conferenza dei Donatori a Parigi, nel quale furono raccolti oltre 7 miliardi di dollari per il suo Paese devastato dai bombardamenti israeliani.
Sarkozy naturalmente non ha mancato di mostrare da che parte sta nelle vicende interne libanesi: ha perciò espresso sostegno al Tribunale Internazionale, che sarà chiamato a giudicare i presunti responsabili dell’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri e che l’opposizione considera un «processo politico». Allo stesso tempo non ha attaccato la Siria - che gli Usa vogliono sul banco degli imputati - e, al contrario, ha aperto di nuovo a Damasco assecondando la volontà di dialogo manifestata dal presidente Bashar Assad.
Due inviati del presidente francese, Claude Gueant and Jean-David Levitte, sono in partenza per Damasco dove prepareranno l’incontro ufficiale che Assad e Sarkozy avranno il 13 luglio a margine del summit per l’Unione Mediterranea.