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Sbilanciamoci!: «Prodi, niente fuori programma»
Publie le lunedì 4 settembre 2006 par Open-Publishingdi Fabio Sebastiani
Il VI forum definisce la controfinanziaria. Ferrero: «Manderò una lettera a tutti i ministri allegando il vostro documento».
Bari, nostro inviato. Manderò una lettera a tutti i ministri allegando la “controfinanziaria” di Sbilanciamoci». Davanti al popolo del IV forum, che oggi concluderà i suoi lavori con l’intervento di Vandana Shiva, il ministro Paolo Ferrero prende un impegno solenne, ma - precisa - se ne parlerà nel prossimo anno, magari insieme all’idea di mettere mano al «bilancio sociale».
Per l’immediato, entro il 30 settembre 2006 per capirci, la proposta del titolare della Solidarietà sociale è molto più impegnativa e forte: «Se la finanziaria non cambia, per far rispettare quello che è scritto nel programma dell’Unione occorrerà lottare», dice. Intanto, il popolo “sbilanciato” si organizza. Dal quarto Forum arriva la proposta di spedire subito centomila email a Prodi con su scritto: «Niente fuori programma». Il ragionamento è semplice: «Così come questa Unione “materiale” ha permesso di vincere le elezioni ad aprile, questa stessa Unione “materiale” a settembre deve avere voce in capitolo sulla legge di bilancio». Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci, si dice soddisfatto per le parole di Ferrero: «Il ministro ha raccolto il nostro invito perché il Consiglio dei ministri discuta il documento di Sbilanciamoci sulla legge finanziaria», sottolinea. «Ci conforta che Ferrero riconosca che non si può approvare senza discussioni questa legge di bilancio, che non piace alla società civile, ma neppure ai sindacati, agli enti locali e a parte della stessa maggioranza, e che è in contrasto con il programma su cui l’Unione ha raccolto i voti degli elettori. Se questo avvenisse verrebbe a mancare quella spinta dal basso che ha consentito al centro-sinistra di sconfiggere Berlusconi».
Del resto, lo schema che il ministro Padoa Schioppa ha proposto giovedì scorso al consiglio dei ministri rischia «di distruggere», per usare le parole di Ferrero, proprio la base sociale del centrosinistra. Mobilitazione per cambiare cosa? Innanzitutto, l’entità stessa della legge finanziaria; poi i tagli, che dovrebbero essere indirizzati sugli sprechi più che sulla spesa sociale. La questione dell’importo complessivo non è di secondaria importanza, ed è direttamente legata a ciò che impropriamente viene indicato come «la spalmatura». Una finanziaria della stessa entità ma fatta in due anni, permetterebbe, secondo la precisazione di Ferrero, «di far agire quei meccanismi di lotta all’evasione fiscale che hanno fisiologicamente bisogno di più tempo per dare risultati».
Critiche alla legge finanziaria sono venute anche dal sottosegretario al ministero dell’Economia Paolo Cento, che ha sottolineato la necessità di rimettere in discussione i parametri di Maastricht. «Il capitolo dei risparmi possibili - ha aggiunto - nemmeno è stato preso in considerazione, eppure Kyoto ha un peso importante nei bilanci. Basterebbe dare il buon esempio e tagliare lo spreco delle bollette energetiche pagate dalla pubblica amministrazione». A difendere a spada tratta le scelte della Finanziaria è invece Stefano Fassina del Nens che ha subordinato l’applicazione del programma dell’Unione alla prospettiva di un intervento nella «dimensione quantitativa». Fassina ha avvertito che all’interno del governo c’è il rischio di veder tramontare sia la tassa di successione che la tassazione sulle rendite da capitale. Di finanziaria da «cambiare profondamente», infine, ha parlato il deputato Pietro Folena.
Al IV forum di Sbilanciamoci sono state delineate, oltre a un documento finale in dieci punti - su giustizia fiscale, imprese, disarmo, welfare, ambiente, solidarietà internazionale, altra economia, Mezzogiorno, beni comuni, istruzione e ricerca all’indirizzo del governo -, alcune alternative politiche ed economiche al neoliberismo a partire da “pratiche concrete” di un’altra economia nel campo del commercio e della finanza, della esperienze d’impresa. Sono state messe a confronto le esperienze di costruzione dal basso di un’altraeconomia, le pratiche di imprese sociali, del commercio equo, della condivisione dei saperi, parallelamente a quelle politiche innovative degli enti locali - poche, per la verità - che hanno saputo recepire le iniziative della società civile. Tra le altre, si è parlato molto delle esperienze del commercio equosolidale che a distanza di venti anni sembra aver trovato un equilibrio convincente tra sostenibilità economica e progetto generale riassumibile con le parole di Giorgio Dal Fiume, presidente di Ctm-Altromercato, «fair trade come agente di cambiamento sociale», e del percorso dei “no-Tav” della Val di Susa (a Bari è intervenuta Chiara Sasso) capaci di tradurre la loro protesta in termini e valori generali. E’ grazie a questa caratteristica, del resto, se oggi possono collegarsi alla lotta “no-Ponte” di Messina, e interloquire con l’Ue portando alla loro attenzione i risultati delle indagini scientifiche.
Insomma, per dirla con le parole dell’eurodeputato Vittorio Agnoletto, un esempio di lotta no-“Nimby” (not in my backyard), ovvero di lotta non localistica. Cita proprio i “no-Tav” il ministro Ferrero per parlare della necessità di quel protagonismo dal basso «che può battere l’ipotesi centrista».
Liberazione, 3 - 4 Settembre 2006