Home > Scelli chiede soldi «per restare in Iraq»
«La missione scade, il governo intervenga». Tra gli obiettivi c’è sempre la Croce rossa Spa
di ALESSANDRO MANTOVANI
C’era la platea delle grandi occasioni, stellette doppiopetti e crocerossine tirate a lucido, alla presentazione del libro sui 140 anni della Croce rossa italiana. Il viaggio di un’idea, Croce rossa tra fascino e realtà, edito con soldi pubblici da Rai Eri (autrice Maria Federica Salvi, «per il corredo iconografico si ringrazia l’ufficio stampa della Cri», euro 12), dà conto della lunga storia cominciata a Solferino ma serve soprattutto a celebrare il commissario straordinario Maurizio Scelli e la discussa missione in Iraq che l’ha reso famoso. Qui se ne loda il «coraggio», là addirittura il «grande rigore scientifico». C’è gloria persino per i carabinieri del Tuscania che all’inizio, con grande scandalo del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), proteggevano il costosissimo ospedale da campo della Cri (sei milioni di euro) poi abbandonato. I proventi del libro contribuiranno alla missione, in aggiunta al milione di euro al mese stanziato della Farnesina (per Baghdad) e ai fondi della difesa (per Nassiriya). Il governo era rappresentato da Maurizio Gasparri, che in qualità di presidente della Consulta filatelica era lì anche per presentare il francobollo che Poste Italiane emetterà nel 2005 per la Cri. Il 19 novembre «Cri day» negli uffici postali. E proprio con un altro francobollo «umanitario», dedicato nel 2002 alla regina Elena di Savoia moglie di Vittorio Emanuele III, si chiude il libro della dottoressa Salvi, che cita compiaciuta i ringraziamenti del nipote della regina, lo sparatore di Cavallo, chiamandolo Sua Altezza Reale, «S.A.R. il principe Vittorio Emanuele di Savoia».
L’avvocato Scelli, ieri nella sede romana dell’ente, ha cercato come ha potuto di smarcarsi dalle polemiche sul ruolo della Cri come «braccio umanitario» di un governo impegnato militarmente in Iraq, oggetto del contenzioso con il Cicr: «Occorre spoliticizzare l’attività umanitaria, restituire la Croce rosse ai volontari - ha detto Scelli alludendo alla riforma che sta portando avanti - Il governo ha avuto il coraggio di recepire quello che la Cri aveva chiesto, l’indipendenza dal potere politico», dichiara l’ex candidato forzista trombato nel 2001 a Roma-Monteverde. I ministeri, difesa compresa, usciranno dal Consiglio direttivo; rimarranno solo nel collegio dei revisori.
Tra gli obiettivi c’è sempre quello di lanciare la Cri sul mercato, con la costituzione di una società per azioni per concorrere ad appalti nazionali e internazionali. Il progetto, contrastato dai sindacati interni e da altre componenti della Croce rossa ma anche dal mondo del volontariato e delle Onlus (e visto con sospetto dal Comitato internazionale), per il momento è stato cancellato dal decreto legge di riforma «ma soltanto - dicono alla Cri - per l’assenza dei requisiti d’urgenza», un’obiezione che potrebbe provenire dal Quirinale (dove il provvedimento è fermo dall’11 novembre) e certo non impedirà la presentazione di un disegno di legge ordinario, sia pure con tempi più lunghi. Del piano «Cri Spa» si continua a discutere, Scelli non ha mai detto di averlo abbandonato.
Appena sceso dal palco l’eroe di Baghdad è tornato a bussare a quattrini, perché il finanziamento governativo scade a dicembre e si discute la finanziaria: «Noi abbiamo indispensabile bisogno che la missione venga finanziata - ha detto Scelli - il governo l’ha fatto dal maggio 2003. Se continuerà a farlo, i nostri uomini e donne non aspettano altro che potersi, ancora una volta, cimentare in questa esperienza così tragica ma nella quale sono riusciti ad essere sorgente di speranza e di libertà. Dobbiamo far fronte a tutto, dal cerotto alla medicina costosissima, da soli non ce la facciamo. C’è un problema di curare 300 persone al giorno con medicinali costosissimi, con interventi chirurgici, insomma non è uno scherzo. Bisogna ci sia un grande impegno politico. Speriamo che ci saranno i finanziamenti, se ci sarà sostegno, noi saremo presenti come sempre. Del resto, non siamo andati via dopo gli attentati alla Croce Rossa internazionale e all’Onu». Secondo i dati riportati da Monthly di novembre la missione in Iraq, dodici milioni di euro all’anno, costa quasi due volte e mezzo il totale delle missioni Cri nel mondo: cinque milioni in tutto fra Americhe (466 mila), Africa (340 mila), Asia (572 mila) e Europa orientale (847 mila).
Gasparri non poteva certo prendere impegni sui soldi. Ma oltre a fare retorica (i valori umanitari, ha sostenuto, «si intrecciano e convivono con quelli patriottici, come il valore della bandiera, della patria, della solidarietà, dell’amore per il prossimo») il ministro delle tv di Berlusconi ha di fatto smentito la propaganda sull’indipendenza della Cri: l’organizzazione, ha detto Gasparri, «ha una grande credibilità internazionale, rappresenta una grande risorsa per l’Italia, e anche politicamente - sottolinea - ha dato un contributo essenziale in momenti tragici». Gianni Letta, padrino politico di Scelli, non l’avrebbe mai detto così.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/18-Novembre-2004/art48.html




