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Scuola, “il Vaticano fischia e il governo ubbidisce”

Publie le sabato 6 dicembre 2008 par Open-Publishing

Scuola, “il Vaticano fischia e il governo ubbidisce”

di Anna Maria Bruni

ROMA - Nel blando panorama dell’opposizione istituzionale, una lezione ci arriva oggi dalla Cei. Neanche il tempo di annunciare i nuovi tagli alle scuole private, e il Ministro Tremonti è finito sotto tiro della Conferenza episcopale. Questa mattina monsignor Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per l’educazione, la scuola e l’università, è partito all’attacco: “Nel 2000 - ha spiegato Stenco - la legge sulla parità scolastica ha previsto un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie, mentre la spesa per la scuola statale è di 50 miliardi.

Il contributo, dello 0,1 per cento è quindi già irrisorio. Nel 2004 per tre anni consecutivi Tremonti ha tagliato 154 milioni sui 530 di contributo totale, cioè il 33 per cento. La scuola cattolica ha taciuto - ha aggiunto - e li abbiamo recuperati anno per anno con emendamenti, con fatica e con ritardi”. E dopo aver snocciolato cifre, dati alla mano, ha tuonato: “Guarda caso nel 2008 ripete la stessa manovra del 2004: taglia per tre anni consecutivi 130 milioni di euro alla scuola cattolica. È un film già visto: si continua a colpire il sistema paritario”.

La risposta del governo non si è fatta attendere. I fondi per le scuole paritarie “vengono ripristinati”, ha assicurato il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato sulla finanziaria. “C’è un emendamento del relatore che ripristina il livello originario, vale a dire 120 milioni di euro - dice Vegas - Possono stare tranquilli, dormire su quattro cuscini”. Il taglio originario era di circa 130 milioni di euro, come ha ricordato Stenco, quindi ora rientrati nella quasi totalità. Perché nonostante ancora non siano state stabilite le quote da destinare agli istituti scolastici privati e pubblici, i toni della reazione cattolica e quelli del Pd lasciano prevedere il peggio.

Dopo le parole di Vegas, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana don Domenico Pompili, l’ha fatta da prete. Alleggerendo nelle parole i toni della polemica “I vescovi italiani sono preoccupati come emerso anche di recente da diverse voci del mondo cattolico, per il destino delle scuole pubbliche non statali – e facendo mostra di essere consapevole - del momento economico e sociale che il Paese sta attraversando – ha chiosato con l’affondo - confidiamo negli impegni che il governo ha assunto pubblicamente”. Come a dire, mettetela come vi pare, ma da questa porta dovete passare.

E il Pd sembra proprio lavorare per il re di Prussia. Il ministro dell’Istruzione del governo ombra Maria Pia Garavaglia si è espressa criticamente perché “i talgi ci sono ancora”. Ma non, come si potrebbe pensare, riferendosi alla scuola pubblica. “Nonostante il fatto che il Pd avesse già da tempo lanciato l’allarme sui tagli alle scuole paritarie – ha dichiarato - e che l’esecutivo avesse sempre negato la fondatezza dei nostri rilievi, il governo ha finalmente gettato la maschera – ha tuonato - ribadendo nella finanziaria tagli che, a sentir loro, non esistevano. Poi, di fronte alle legittime proteste provenienti da più parti, inclusi i vescovi italiani –- Palazzo Chigi ci ha ripensato e ha cercato di rimediare al danno”. Ecco un esempio dell’opposizione raccoglie la voce del popolo.

Inutile dire che non c’è una voce fuori dal coro nel centrosinistra.

Le uniche voci contro arrivano dalla rete degli studenti e dal segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero.

La rete degli studenti ha immediatamente dichiarato: “La Gelmini apre il dialogo su YouTube, ma intanto chiarisce che sono ben altre le voci che ascolta: è bastata una lamentela da parte della Conferenza episcopale italiana – dicono - perché subito venissero ripristinati i fondi per le scuole cattoliche”. “Intanto invece - prosegue la Rete - nessun aumento ai fondi per la sicurezza delle scuole, anche dopo la tragedia di Rivoli. – E chiarisce, perché non ci siano equivoci - Siamo veramente sconcertati: i tagli si ritirano quando lo chiedono i poteri forti, ma non quando lo chiedono gli studenti. Ecco la logica del governo: gli studenti possono anche morire a scuola, ma la Chiesa non si può scontentare”.

Altrettanto forte è stato il commento di Ferrero: “il Vaticano fischia e il governo ubbidisce” dichiara il segretario, che prosegue: “Mentre il Governo ha ignorato, quando non ha represso, le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani studenti, ricercatori e docenti della scuola pubblica, rifiutandosi di cambiare i suoi provvedimenti che massacravano scuola e università e che tagliavano soldi e risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo e nel giro di pochissime ore”. “Siamo alla farsa –continua - se non fossimo alla tragedia, sulla scuola: fondi per le scuole private -già cospicui e consistenti da sempre- ’ripristinati e messi al riparo dai tagli e la scuola pubblica decimata a colpi di decreti Gemini”. Il segretario del Prc chiude con un affondo al Pd: “Mi chiedo solo in merito, cos’ha da dire il Pd, pronto a indignarsi su molte cose, ma evidentemente non su questo punto”.

Ma lo sciopero del 12 dicembre lo ha già messo nel conto. In tutte le piazze italiane saranno gli studenti e i lavoratori a ricordare che un’opposizione c’è, anche se non nelle aule parlamentari. Un’opposizione consapevole, di cui la parola d’ordine lanciata dagli studenti lascia intendere tutta la determinazione: “Non pagheremo noi la vostra crisi”.

Roma, 5 Dicembre 2008