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Servono treni meno veloci ma più sicuri

Publie le mercoledì 28 dicembre 2005 par Open-Publishing

di MASSIMO SERAFINI

Suscitano indignazione e rabbia le immagini della tragedia ferroviaria dell’altro ieri nella piccola stazione di Roccasecca. Più le si guarda e più emergono le colpe: di chi ha pensato più agli affari, agli appalti e alle grandi opere, anziché ad ammodernare e mettere in sicurezza la rete ferroviaria, su cui si sposta e per tratte non superiori ai 70 chilometri, la quasi totalità degli italiani. Dubito che, guardandole, gli strateghi della linea veloce fra Lione e Torino si siano convinti delle ragioni forti del popolo della val di Susa e abbiano avuto un ripensamento. Da quelli del centro destra non c’è da aspettarsi nulla. E’ già molto che abbiano avuto il buon senso di non fare l’inaugurazione elettorale della linea veloce Roma-Napoli. Sono gente da sempre organica a un’idea della politica più propensa a produrre affari, compresi quelli illegali, che non a soddisfare i bisogni della collettività. Per questo nella legge finanziaria hanno tagliato gran parte dei fondi per ammodernare e mettere in sicurezza la rete ferroviaria e concentrato invece le risorse sui progetti faraonici ed inutili della legge obiettivo, come la linea ad alta velocità Lione-Torino, il Ponte sullo Stretto di Messina o il Mose a Venezia.

Al contrario dal centrosinistra qualcosa invece c’è da aspettarsi. In primo luogo che dia una battaglia forte e visibile contro i tentativi, che da più parti si faranno, di attribuire l’incidente di ieri a fatalità o a un errore umano. Una dura opposizione a questa tesi, in parlamento e nel paese, deve rendere chiare all’opinione pubblica le vere cause dei continui disastri e disservizi ferroviari: la riduzione del personale, l’aumento dei carichi di lavoro e il taglio di ogni risorsa per ammodernare velocizzare e mettere in sicurezza la rete esistente. Fare questa denuncia renderebbe chiaro a tutti che in questo paese c’è un altro modo di fare politica, fuori dal comitato d’affari e soprattutto che prende decisioni, non pensando solo a quanti appalti esse producono, ma a quanti problemi risolvono agli italiani. Ma soprattutto la tragedia di due giorni fa dovrebbe indurre le forze dell’Unione a ripensare le proprie priorità strategiche sulla mobilità di persone e merci.

Quei treni accartocciati e le sofferenze che hanno causato non dicono con chiarezza ciò che da mesi i sindaci della val di Susa ci dicono, cioè che è un’assurdità continuare a pensare di investire tutte le risorse scarse di cui dispone il paese per far correre le merci velocemente fra Lione e Torino o per arrivare da Roma a Napoli risparmiando venti minuti, anziché per offrire a persone e merci una rete ferroviaria moderna, veloce e sicura. Forse è più realistico chiedere che almeno si guardi in modo diverso al popolo della val di Susa e al confronto che con esso va fatto, capendone le ragioni strategiche e lasciando perdere le accuse di corporativismo. Un confronto che deve incidere sui programmi in materia di mobilità di persone e merci e perché no anche nella composizione delle liste, che potrebbero avere meno Chiamparini e più Ferrandini.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Dicembre-2005/art57.html