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Sessantesimo della Liberazione

Publie le lunedì 18 aprile 2005 par Open-Publishing

Un 25 Aprile della memoria per far rivivere una storia oscurata e rimossa

Lo ricordiamo rileggendo l’epigrafe del Municipio di Cuneo dettata da Piero Calamandrei

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi Italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
 
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
 
ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
 
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato attorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA!

Una storia da rivivere come memoria delle scelte di vita di chi ha lottato fino al sacrificio per il lavoro, la libertà, la democrazia, la dignità del nostro Paese, di chi ha evitato che nella ritirata i nazisti distruggessero fabbriche, impianti industriali, linee elettriche, porti.

Scelte di vita che non si possono confondere con quelle di chi per venti mesi ha continuato a servire regimi oppressivi, che avevano devastato l’Europa e il mondo.
Non è possibile memoria condivisa della lotta di Liberazione con quella di chi ha praticato la violenza e sostenuto l’oppressione (“fin da quando il partito aveva sette aderenti, esso aveva due direttive: conquistare il potere assoluto in Germania e divenire temuto in tutto il mondo” Mein Kampf).

Dall’integrazione dei valori e delle culture che hanno animato la Liberazione è derivata la Costituzione programmatica e progressiva della Repubblica.
Da leggere e rileggere come programma di cose da fare per un processo di liberazione che continua. Di liberazione del lavoro dallo sfruttamento e dalla precarietà. Di liberazione dell’uguaglianza nelle possibilità di accesso ai diritti. Di liberazione della solidarietà per una società che non escluda chi è più debole.

In questa prospettiva si colloca l’impegno del nostro sindacato di estendere l’uso pubblico e sociale della conoscenza, come fondamentale servizio pubblico, in contrasto con le politiche di esclusione, disuguaglianza, accesso ai diritti in base al reddito, che si vorrebbero imporre al Paese.

Ma la memoria dei valori della Liberazione oggi deve coincidere anche con l’impegno a difendere la Costituzione del 48 dal tentativo di stravolgerla che è in corso.
Le libertà e i diritti di tutti sono di nuovo minacciati dalla possibile instaurazione del regime assoluto del primo ministro, con il potere di licenziare il Parlamento, di imporre leggi, di sottrarsi ad ogni forma di garanzia e di controllo.

La Repubblica frantumata in venti sistemi regionali diversi con competenze esclusive, che rendono disuguali i diritti, negando di fatto solidarietà, uguaglianza e unità del Paese, non sarebbe più “una e indivisibile”, come indica l’art 5 della Costituzione del 48.

Genova, 18 Aprile 2005

Pino Striglioni FLC CGIL GENOVA