Home > Sguardo critico sul processo di pace

Sguardo critico sul processo di pace

Publie le lunedì 7 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente

de Miftah tradotto dal francese da karl&rosa

Una nuova era, sembra, é appena cominciata in Medio Oriente. Almeno a prima vista, la ricerca di un accordo finale di pace fra Israeliani e Palestinesi sembra più vicino che in qualunque altro momento della storia.
Tuttavia, la ricerca della pace deve essere accompagnata da azioni tangibili e costruttive da entrambe le parti. Dopo la morte del Presidente Arafat l’11 novembre, dai media internazionali sono filtrate voci favorevoli. E’ ripreso l’andirivieni dei diplomatici fra le due parti in causa e il Quartetto, con le andate e ritorno di numerosi rappresentanti governativi, la road map é diventata un’autostrada.

Un gran numero di funzionari e di inviati dei governi sono stati conquistati ed entusiasmati dalla condotta dell’Autorità nazionale palestinese. A quest’ultima é stato presentato l’equivalente di tre esami d’ammissione per raggiungere l’arena del processo di pace. I tre test erano:

Il periodo di transizione seguito alla morte del presidente Arafat.
Le elezioni palestinesi (presidenziali, parlamentari, municipali).
La conclusione di un accordo di cessate il fuoco che comprenda tutte le fazioni palestinesi.

Anzitutto, la misteriosa morte del Presidente Arafat é stato un vero choc per i Palestinesi, per le loro istanze politiche e per molti altri nel mondo. A dispetto dell’incertezza e dell’apprensione prevedibili che accompagna ogni transizione strutturale, l’era post-Arafat ha mostrato indicatori positivi sia sul terreno della costruzione della nazione che su quello del processo di pace. Per esempio, molti hanno pensato che, con il vuoto di potere e di autorità lasciati da Arafat, la Palestina sarebbe andata verso l’anarchia o, peggio, verso una guerra civile temuta e vana. Invece i Palestinesi, e in particolare l’Autorità palestinese, hanno risposto con molta maturità e forse oltre le speranze.

Il secondo test per i Palestinesi si é presentato sotto la forma dell’organizzazione di indispensabili elezioni in grande stile. Due delle tre tappe delle elezioni sono iniziate e finora il processo democratico é stato salutato dai media internazionali come un avvenimento nella storia moderna del mondo arabo. Anche se le elezioni non sono state completamente libere (soprattutto a causa dell’occupazione israeliana) né con un elevato tasso di partecipazione, la sostanza é che, a dispetto di tutti gli ostacoli, le elezioni si sono svolte con successo. In termini di valori e di processo democratico, le elezioni sono state controllate da numerosi inviati speciali governativi e non governativi nella regione, che hanno fatto solo osservazioni e commenti positivi sul loro svolgimento.

Il terzo test e, sembra, il più difficile, che le istanze politiche devono affrontare, era ed é la ricerca di una vera tregua che inglobi tutte le fazioni palestinesi, senza alienarsi nessun gruppo. Si aggiunge la difficoltà di operare per la realizzazione di un cessate il fuoco, nella situazione attuale di occupazione militare. Un aspetto paradossale é che, mentre le persone che vivono sotto occupazione hanno un diritto legale ed internazionale di resistere all’occupazione con tutti i mezzi a loro disposizione (secondo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, risoluzione 3103, articolo 51 della Carta dell’ONU e secondo i diritti e i doveri delle persone che vivono sotto occupazione, stipulati dalla Quarta Convenzione di Ginevra), i membri della Comunità internazionale, con Israele, hanno esercitato pressioni sui Palestinesi perché accettassero una "cessazione delle violenze", come preambolo dei negoziati che potrebbero eventualmente portare all’indipendenza dello Stato palestinese. Contemporaneamente, i Palestinesi tentano invano di esercitare pressioni sulla comunità internazionale ed Israele per arrivare ad una cessazione delle violenze degli Israeliani verso i Palestinesi. Il preambolo al processo di pace, sembra, é una sospensione del diritto internazionale a favore di Israele. Come in molte altre precedenti occasioni, Israele agisce al di sopra del diritto internazionale.

Per ballare il tango bisogna essere in due ! La parte palestinese assolve alle sue responsabilità internazionali ed ai suoi obblighi, prendendo l’iniziativa autentica di misure che instaurano la fiducia, per provare le sue intenzioni e la sua buona volontà, ma finora l’Autorità palestinese resta senza partner per ballare il tango. A prima vista, Israele ha risposto all’iniziativa palestinese. Nelle ultime tre settimane, molti gesti e pegni di buona volontà sono stati proposti da parte israeliana e tuttavia, purtroppo, senza assolutamente nessun cambiamento sul terreno per il Palestinese medio che vive sotto quest’occupazione orribile, ingiusta e prolungata.

In termini di sforzi di pace, il bilancio israeliano é vergognoso per uno stato che si considera come la sola democrazia del Medio Oriente.

Non c’é stato un alleggerimento delle restrizioni al movimento fra le città palestinesi. I coprifuoco restano, la disumanizzazione ai check points é sempre un’esperienza di quotidiana routine per i Palestinesi. Ogni giorno continua l’assassinio di Palestinesi, in perfetta impunità, come la ripresa della costruzione illegale del "Muro dell’apartheid", con la benedizione della Corte Suprema di Israele. Continuano altresi’: la minaccia costituita sempre dall’esistenza della "Legge degli Assenti", molto razzista, l’interdizione per i residenti in Cisgiordania di entrare nella città di Gerusalemme est occupata, la legge proposta e già in parte in vigore che permette solo ai detentori della carta d’identità di Gerusalemme di penetrare in Cisgiordania con un permesso israeliano e, infine, la continuazione degli spaventosi attacchi che da più di quattro anni gettano Gaza nel lutto.

Bisogna essere due per ballare il tango ! Se i tempi sono maturi, come i media internazionali tentano di sottolineare, é tempo per Israele di prendere concreti provvedimenti per costruire anzitutto la fiducia, rispondere con reciprocità alle entusiastiche mosse preliminari dell’Autorità palestinese, per sedersi infine al tavolo dei negoziati con i suoi omologhi palestinesi e mettere fine alle sofferenze che questo conflitto ha portato a milioni di persone (sia Palestinesi che Israeliani). La strada che si apre non é comoda, ma é uno sforzo che vale la pena di essere compiuto dalle due parti e per il mondo nel suo insieme.

http://www.miftah.org

traduzione : Anne Jégou, Afps

http://www.france-palestine.org/article1055.html