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Si è conclusa a Gubbio la Festa-laboratorio di "Essere comunisti"
Publie le giovedì 25 settembre 2008 par Open-PublishingSi è conclusa a Gubbio la Festa-laboratorio di "Essere comunisti"
Prc, diciamo avanti tutta! Tutti insieme l’11 ottobre
di Maria R. Calderoni, Gubbio
L’Incontro va in scena sabato 20 settembre (che dopotutto è una data storica) intorno alle nove di sera: prima arriva Oliviero Diliberto (applausi), pochi minuti dopo Paolo Ferrero (applausi e telecamere). La location è Gubbio, precisamente il bellissimo ex convento di S. Spirito dove è in corso la Festa di "Essere comunisti", la rivista dell’ area che fa capo a Claudio Grassi ed è parte importante della mozione 1, quella uscita maggioritaria al Congresso di Chianciano.
La frase che fa effetto la pronuncia bella chiara il segretario del Pdci: «Arrivando ho ivisto, salutato, abbracciato tanti compagni; perciò vi dico che qui io non mi sento ospite, qui io mi sento a casa mia». Lo sfondo è il dibattito che ha per tema " Ricominciare a sinistra. Come e da dove?", praticamente le domande della Sfinge...
Niente Incrociatore Potemkin, ma il caro vecchio Marx, lui soccorre sempre: ancora una volta, come sempre appunto, siamo di fronte alla collaudata prassi-rapina della socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti. Questa volta in dosi colossali: è Claudio Grassi a cominciare da lì, dalla sbalorditiva montagna di dollari - «10 volte il Piano Marshall» - che Bush ha tirato fuori dal cassetto pubblico e messo sul tavolo per salvare il Sistema. Tutto alle Banche e paghi il People (i cittadini contribuenti), niente di nuovo sotto il sole. «Qualcuno si chiede se siamo alla vigilia di un ’89 del capitalismo. Magari - dice Grassi - purtroppo non è così, la crisi c’è ed è forse la più grave degli ultimi decenni, ma il capitalismo avrà la forza per risollevarsi», facendoci pagare il solito prezzo lacrime e sangue. Se però il capitalismo sta male, nemmeno la sinistra sta troppo bene: che fare in Italia e in Europa? Con quali forze ri-costruire un fronte di opposizione alternativa all’Iniquo Sistema?
Se allarghi l’orizzonte, in giro per il mondo - dce Diliberto - non va poi tanto male, «guardo a quello cha sta avvenendo in America Latina, in Venezuela, in Bolivia, in Brasile; penso al formidabile continente Cindia (oggi sono gli Usa a importare informatica dall’ex poverissima India, per esempio); penso all’Arica, dove per la prima vota dal periodo post coloniale si affacciano condizioni di uno sviluppo endogeno (grazie anche al supporto cinese). E vedo la fine dello strapotere, dell’egemonia Usa sul mondo, anche il caso Georgia sta lì a dimostrarlo». No, a preoccuparlo di più sono l’Europa e l’italia, «è qui che la sinistra sta peggio». Il dilemma ritorna più grande di prima, «che fare?».
Concorda Ferrero, «il neoliberismo è entrato in crisi verticale, e, secondo appunto lo schema classico, il fallimento viene riversato sulle spalle della collettività. Guardate, anche da noi la destra ha colto per prima la crisi che si stava avvicinando, l’ultima frase di Berlusconi dice propro questo, "non ce n’è più per tutti". E quindi si colpisce un po’ dappertutto, il contratto nazionale, il pubblico impiego, la scuola, l’orario e il posto di lavoro, gli ammortizzatori sociali, il futuro dei giovani. In breve, è la guerra tra poveri, facendo leva sulla paura e l’incertezza sempre più diffusi»
Appunto, che fare? «Non se ne esce - dice Ferrero - se non con la ricostruzione del conflitto di classe, la lotta per imporre una diversa redistribuzione del reddito». Chiamatela anche «ricostruzione del movimento operaio, qualcosa ben più grande di un partito. La sfida si gioca qui». Non altrove.
Più problematico lo sguardo del segretario Prc sul mondo. Anche per Ferrero, «è certamente in crisi l’egemonia Usa come dice Diliberto, ma non è sempre detto che i nemici dei miei nemici siano i miei amici...Insomma, guardando a un orizzonte socialista, sulla Cina avrei qualche problema...».
E’ Piero Di Siena - qui al dibattito come presidente dell’ Ars (Associazione per il rinnovamento della Sinistra) - a riprendere il filo del "qui e ora", per la sinistra: qui e ora, la parola-chiave per lui è l’11 ottobre. Non sarà magari l’Incontro Ravvicinato del Terzo Tipo, ma «una risposta vera alla domanda di ricostruire una sinistra di opposizione, questa bisogna darla. E subito». E’ una esigenza di oggi, anzi una responsabilità che la sinistra ha verso se stessa e verso il Paese». Perché oggi, «per la prima volta in Italia, ci troviamo di fronte ad una destra che si propone come interprete dello spirito pubblico. Una destra che vuole cambiare questo paese anche sotto l’aspetto culturale».
«No, non c’è via referendaria al socialismo - riprende il filo Grassi - Dopo lo schianto del 14 aprile, la manifestazione dell’11 ottobre la vedo come una specie di miracolo, ci consente di battere un colpo: l’opposizione comunista doveva scomparire, e con l’11 ottobre dimostriamo che l’operazione non è riuscita».
«"Dieci anni dopo", sembra il titolo di un romanzo di Dumas - dice Diliberto - Dieci anni dopo, alla luce di questa sinistra italiana così debole, i nostri due partiti comunisti devono continuare a restare divisi?». E Grassi: «Diliberto sostiene che le ragioni della scissione non sussistono più e in effetti è un tema su cui riflettere: diciamo più o meno le stesse cose, dobbiamo continuare ancora ad essere fratelli separati?»
Una domanda tira l’altra: alle Europee uniti, magari? La parola a Ferrero: «Al Congresso abbiamo deciso di andare alle Europee con il simbolo di Rifondazione. E qui mi fermo. I cinque mesi che ci separano dalle elezioni devono servire a farci ritrovare un ruolo, precisamente se Rifondazione deve continuare ad esistere. Da qui alle elezioni, l’unica cosa che dobbiamo fare è ricostruire l’opposizione. Dico che questo basta. Poi si vedrà. E non è reticenza».
Va bene, per ora c’è l’11 ottobre, lì tutti insieme, sarà bello.