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Si, lo confessiamo, siamo eversori
di Alfio Nicotra
In tempi di guerre preventive ed infinite i costruttori di pace sono i peggior nemici. Lo sono sicuramente per il governo colombiano . Governo che per inciso è sulla lista nera di Amnesty International e che "vanta" il record di sindacalisti assassinati.
Che Uribe - l’uomo che ha rotto il dialogo con la guerriglia e che riceve lauti finanziamenti e centinaia di consiglieri militari dagli Stati Uniti per destabilizzare l’America Latina che va a sinistra - ce l’abbia con il Prc è un punto, per noi, di onore.
Che invece il quotidiano "La Repubblica" abbia deciso di far da grancassa in Italia ai dossier patacca dei servizi segreti colombiani, più che un mistero, è il segno di un giornalismo italiano che vive la politica internazionale allo stesso modo con cui vive quella casalinga : come un teatrino. Di cosa sarebbe accusato il Prc e il suo Dipartimento Esteri?
Di aver intrattenuto con le Farc una relazione anche quando, su pressione dei Neocon statunitensi sono state introdotte nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.
Ci permetteranno i cagionevoli di memoria ma fino a qualche anno fa anche l’African National Congress di Nelson Mandela o l’Olp di Yasser Arafat erano trattati in occidente come organizzazioni terroristiche. Vogliamo poi parlare del Fronte Polisario o di José Ramos Horta leader del fronte di liberazione di Timor Orientale? Stesso trattamento.
Lo stesso Dalai Lama - i cui monaci tibetani usano metodi di resistenza non soltanto nonviolenti - non è forse per la Cina considerato un terrorista? Eppure non vediamo nessun Omero Ciai di oriente - grazie al cielo - che dia fiato su la Repubblica ai dossier di Pechino.
Abbiamo trattenuto relazioni con le Farc anche dopo la rottura del processo di pace, così come abbiamo continuato a tenerle con il subcomandante Marcos e l’Ezln anche quando nel ’95 era ricercato e il presidente Zedillo voleva arrestare il vescovo Samuel Ruiz perché suo presunto ispiratore ideologico. In Messico quella nostra ostinazione venne coronata dal successo perché il Parlamento sospese gli ordini di cattura e varò una legge di Concordia e Pacificazione che ha consentito di riannodare il dialogo. Questo obiettivo purtroppo non è ancora dato in Colombia ma rimane l’unica soluzione: riconoscimento reciproco delle parti, sospensione delle attività militari, avvio di un processo di riconciliazione e di coinvolgimento democratico. Di questo siamo accusati: di volere e lavorare per la pace.
Vorrei esprimere a Marco Consolo, Ramon Mantovani, Gennaro Migliore e Fabio Amato - chiamati in causa dal dossier del governo colombiano - la mia totale solidarietà. Non solo perché ho condiviso ogni loro passo sulla vicenda colombiana ma perché hanno agito dentro una idea collettiva di un’altra politica internazionale. Si chiama in vario modo: diplomazia parallela, popolare, dal basso. E’ quella che abbiamo praticato - spesso lontano dai riflettori e nella dovuta riservatezza - dalla fondazione del nostro partito ad oggi. Con un obiettivo: aiutare i processi di pace e di emancipazioni dei popoli. Rispetto al "vecchio" internazionalismo proletario non ci siamo dedicati a fare il tifo per una delle parti in causa.
Abbiamo deciso di guardare il mondo con gli occhi delle vittime e di scegliere di rappresentarne quel punto di vista nell’ostinata costruzione di ponti di dialogo dando voce a chi non ce l’aveva. Abbiamo con la stessa determinazione aiutato i disertori jugoslavi, la società civile africana, i parlamenti in esilio kurdo e della Birmania. Abbiamo attraversato i luoghi del dolore dai campi profughi nel deserto algerino, alla Sarajevo assediata, nella Baghdad e Beirut in fiamme, alla Belgrado sventrata dai bombardamenti Nato. Abbiamo lasciato sul campo per aver praticato questa linea politica - non ne parliamo quasi mai per un senso di antieroismo, ma forse sbagliamo - anche due giovani vite . Guido Puletti nella Bosnia del ’93 e Angelo Frammartino in un mercato di Gerusalemme nell’estate 2006.
Questa è la politica estera di Rifondazione comunista: non una enunciazione ideologica ma una azione concreta contro le ingiustizie del nostro mondo.
Sappiamo per questo di essere scomodi perché scomode sono le richieste di tanta parte dell’umanità ignorate dall’agenda dei potenti. Anzi, come in Colombia, disperazione, tortura, miseria, assassini e sparizioni illegali sono figli di vere e proprie scuole di addestramento di terroristi (questi si!) come la scuola de Las America, monumento al golpismo della CIA in America Latina. Per non parlare del Plan Colombia formalmente contro il narcotraffico invece motore di sviluppo dell’economia illegale della droga.
Vorremo dire al sen. Gasparri e all’on. Laboccetta di prepararsi a farne centinaia di interrogazioni al loro governo. Dal loro punto di vista non possiamo che essere tutti e tutte colpevoli.
"Essere pacifisti nelle cittadelle della ricchezza dell’oggi significa essere eversori dell’ordine delle cose esistenti" scriveva alcuni anni fa Padre Ernesto Balducci. Si, lo confessiamo, siamo eversori. Perché la pace è la vera eversione dei nostri tempi.