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Si profila lo sciopero contro la Cai

Publie le lunedì 3 novembre 2008 par Open-Publishing
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Mille persone all’assemblea di piloti e assistenti di volo che hanno rifiutato l’intesa

L’incontro si svolge a porte chiuse. Nei volantini si attacca il piano "E’ contro i lavoratori"

Alitalia, l’Anpav lascia l’assemblea

Il presidente Muccioli denuncia l’"agguato": "Contestazione organizzata in precedenza"

Il segretario della Uil Angeletti rivendica l’accordo siglato: "Non c’erano alternative"

ROMA - Prima si spacca, con l’uscita dell’Anpav, contestata per l’adesione all’accordo di settembre. Poi l’assemblea delle sigle sindacali del ’no’ all’accordo con la Cai a Fiumicino si fa infuocata, e si profila sempre più decisa l’ipotesi di uno sciopero contro il piano di salvataggio già firmato da Cgil, Cisl, Uil e Ugl. "Sul tavolo stiamo discutendo diverse ipotesi di protesta. Tra queste c’è anche quella di un referendum interno e quella di uno sciopero", spiega all’agenzia Dire Antonio Di Vietri, dell’Avia. Dall’assemblea, chiusa alla stampa, sono risuonati infatti più volte applausi ai rappresentanti sindacali che proponevano lo sciopero contro la Cai.

Poco dopo l’inizio dell’assemblea, alla quale partecipano oltre mille dipendenti Alitalia, si è subito registrata una spaccatura tra le sigle sindacali ’ribelli’, Up, Anpav, Anpac, Avia, Sdl e Cub. Infatti il presidente dell’Anpav, Massimo Muccioli, è stato contestato, e ha abbandonato la sala, denunciando però di aver subito un vero e proprio "agguato". "L’Anpav resta sul fronte del no, ma personalmente lascio questa assemblea perché mi è stato impossibile parlare e sono stato contestato solo per il fatto di aver firmato, a settembre, l’accordo con la Cai solo qualche ora prima dei miei colleghi sindacalisti", ha spiegato Muccioli. Secondo il presidente dell’Anpav, che conta 580 iscritti degli assistenti di volo, "questa assemblea non è espressione reale della totalità della categoria o del pensiero dei lavoratori, ma è una espressione pilotata". L’Anpav si è pertanto riservato di decidere nelle prossime ore, in piena autonomia, se aderire o no al piano di salvataggio predisposto dalla Cai.

C’è molta preoccupazione tra i dipendenti del ’fronte del no’. Tra i volantini affissi fuori dalla sala nella quale è in corso la riunione, si legge: "Cai contro la famiglia, contro le donne, contro le madri, contro i lavoratori". "C’è stata una chiusura troppo forte da parte della Cai verso i lavoratori, una mancanza del rispetto degli accordi firmati a Palazzo Chigi; a questo punto anche la Cai deve fare un passo indietro", afferma, entrando in assemblea, un comandante.

Alla componente "ribelle" si è rivolto stamane il segretario della Uil Luigi Angeletti, anche per rivendicare la correttezza della scelta fatta. "Siamo arrivati all’ultimo appuntamento utile" e "spero che da parte di piloti e steward prevalga il buon senso, anche perché non c’è alternativa", ha sottolineato parlando a Canale5. "Non c’è altra alternativa - ha proseguito - l’unica è che Fantozzi liquidi Alitalia totalmente: questa è l’unica strada per evitare di perdere tutti i posti di lavoro. Cosa accadrà dopo il fallimento chiunque se lo può immaginare, ma sarà certamente molto peggio di questa soluzione".

Dichiarazioni ottimistiche, che si scontrano però con gli umori registrati ieri a Fiumicino e con il clima di grande agitazione che anima anche oggi lo scalo romano. Quella di oggi sarà una giornata importante anche per il commissario straordinario Fantozzi, che comincerà a esaminare l’offerta vincolante per Alitalia presentata dalla Cai.

Intanto nella polemica con i sindacati autonomi è intervenuta oggi la Cai per smentire che i criteri di assunzione, i livelli occupazionali e i criteri di selezione del personale della nuova Alitalia previsti nell’intesa siano diversi da quelli concordati nei mesi scorsi. "Sono esattamente quelli fissati negli accordi di Palazzo Chigi del 14 settembre e sottoscritti da tutte le sigle sindacali", hanno ribadito dalla Compagnia aerea italiana.

Il trascinarsi della vertenza Alitalia continua a creare motivo di imbarazzo anche al Pd, che schiera nel "governo ombra", con la delega allo Sviluppo economico, il giovane imprenditore Matteo Colaninno, il figlio dell’industriale a capo della cordata Cai. "Non sono portatore di alcun conflitto di interesse - è tornato a difendersi oggi l’esponente del Partito democratico parlando con il Tempo - Nel tentare di confondere su questa materia o si è ignoranti o si è in malafede. Dato che chi l’ha detto non è ignorante, probabilmente è in malafede".

(3 novembre 2008)

Messaggi

  • Le quattro ore di assemblea di piloti, hostess e personale di terra

    "Il governo vuole mettere in ginocchio tutti i lavoratori, non solo noi"

    Tra i ribelli di Fiumicino
    "Pronti a bloccare i voli"

    "Qui dobbiamo svegliarci, fare casino altrimenti ’ce se magnano’"

    L’assemblea del fronte del "no" è durata quattro ore vivendo diversi momenti di tensione

    di LUCIO CILLIS

    ROMA - Andrea non sembra interessato al destino di Alitalia. Eppure è lì anche lui, nella sala mensa di Fiumicino dove dalle 14,30 iniziano a confluire piloti in maniche di camicia, hostess in jeans attillati, dipendenti di terra con la passione della moto e il braccio infilato nel casco. C’è anche il personale in divisa che attende l’inizio dell’assemblea fissato per le 15. Ci sono piloti con la camicia bianca e la giacca appoggiata su una sedia sgangherata, le hostess in tailleur verde che si salutano. Dietro i sorrisi, però, c’è rabbia, tensione.

    Le piste non sono lontane, e nonostante la crisi, sia pur con fatica, la ragnatela dei voli Alitalia regge. Alcuni dipendenti vanno di fretta, salutano alla spicciolata: "Prendo servizio tra poco, mi dispiace" dice ad un gruppetto di colleghi una assistente di volo sui trent’anni che trascina un trolley. Lei, capelli scuri e ben curati, quasi si commuove nell’imboccare l’uscita lasciando ad altri l’onere di una decisione.

    Andrea, nel frattempo, si muove freneticamente sul suo passeggino blu. Ha due anni. Come tanti compagni di avventure presenti lì, pensa solo a giocare mentre altri bimbi si rincorrono in uno spazio delimitato da tante mamme in divisa. Il piccolo piange, in mezzo al frastuono dei megafoni e delle voci di fondo di circa 2mila dipendenti della Magliana che a gruppetti divisi per categorie, discutono animatamente del loro incerto futuro.

    Ecco un’altra "mamma volante", di quelle che Cai, secondo l’accusa, preferirebbe non assumere per non avere problemi. Ha in braccio una bimba piccola: "Sta qui con me, certo, non potevo fare altrimenti..." dice. Piloti, hostess, steward e tecnici cominciano ad applaudire. Chiedono che inizi l’assemblea della resa dei conti, quella che deve sancire la separazione ormai conclamata con i confederali e spiegare cosa sta succedendo. Qui, nella mensa, uno stanzone vissuto e dall’igiene in bilico, con i tavoli di plastica consumata dal tempo, si sono viste decine di crisi Alitalia.

    Questa è anche l’assemblea che vuole scegliere in che modo rispondere a Cai e al governo. Magari con le maniere forti, come chiede qualcuno: "Aho - dice un pilota col fisico da rugbista, puntando il dito dritto sulla faccia di un collega - ma che cazzo dici? Calmi? Qui dobbiamo svegliarci, fare casino altrimenti ce se magnano. Capito?". La tensione è palpabile. E le mani ad un certo punto cominciano ad alzarsi e ci scappa, in mezzo alla calca, una mezza rissa, subito sedata. Segno di una rabbia e un malcontento di cui si dovrà tenere conto per evitare il collasso del sistema aereo nazionale.

    Qui, è bene dirlo, i giornalisti non sono ben visti, men che meno ammessi a partecipare. Sono quasi tutti relegati all’esterno. Qualcuno (una donna) urla: "Se ne trovate (giornalisti) fateli uscire a costo di spingerli per le scale, ci hanno disegnato come una categoria di privilegiati". No, non è così, e non possono certo fare scandalo i 1.300 euro al mese che in media - piloti esclusi - guadagna un dipendente Alitalia. Sono passate le 15.30 e finalmente inizia il confronto più aspro che la storia della Magliana possa ricordare.

    Uno ad uno, parlano tutti i rappresentanti delle sigle autonome che hanno girato le spalle a Berlusconi e agli schemi contrattuali proposti da Cai. Fischi e parolacce non mancano quando si parla dei confederali. Voci dal palco: "La Cgil? Ci deve ripensare, deve fare un passo indietro e venire con noi". Applausi a scena aperta. Ci sono due anime tra la folla che partecipa. C’è chi, tra gli arrabbiati, vorrebbe "il blocco entro 24 ore" e chi più freddo, dall’alto di una carriera decennale in cabina, chiede calma: "Quella calma che ci hanno insegnato a mettere in moto prima di reagire". Sul palco improvvisato, nascosto da centinaia di teste, prende posto Massimo Muccioli il presidente di Anpav, una sigla degli assistenti di volo. Non riesce a far sentire voce e ragioni: viene subissato da fischi e improperi. Allora urla anche lui per farsi sentire ma il dialogo è interrotto e lascia amareggiato la sala. Il fronte del no perde un pezzo su cinque sigle.

    Cominciano a fioccare gli interventi. Un addetto di terra, in particolare, punta l’indice sul governo Berlusconi "che vuole fare carne di porco della categoria e del lavoro in Italia, non solo qui alla Magliana". E lamenta anche "il totale disinteresse verso i colleghi precari e quelli dell’indotto che non percepiscono già dal mese scorso lo stipendio". Duro l’Sdl e anche i piloti Fabio Berti e Massimo Notaro, Antonio Divietri di Avia e tutti gli altri leader autonomi che riescono a tenere a bada, anche se per i capelli, l’assemblea. Ma alla fine, dopo 4 ore, il popolo di Alitalia è su una rotta ben definita: le parole magiche sono "mobilitazione", "assemblee", "condivisione" con i colleghi delle prossime mosse. Che si preannunciano amare per tutti, passeggeri compresi.

    (4 novembre 2008) www.repubblica.it