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"Siamo in 700.000"
E’ iniziato lo sciopero generale dei metalmeccanici e dei lavoratori del pubblico impiego della Cgil. Fiom e Fp, infatti, in una inedita alleanza, incroceranno le braccia per otto ore contro la politica economica del governo per fronteggiare la recessione in atto. Un no che si allarga anche ad altri temi sull’onda dello scontro politico di queste settimane, dalla riforma sullo sciopero abbozzata dall’esecutivo alla riforma del modello contrattuale chiusa senza la firma della Cgil, dalla politica sull’immigrazione alla difesa della Costituzione.
È stata in media del 50%, secondo la Fiom, l’adesione di operai e impiegati dello stabilimento Fiat di Mirafiori allo sciopero. Per la Fiat l’adesione media è del 16% in tutti gli stabilimenti italiani. «Questo sciopero costa molto ai lavoratori - sottolinea il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - perchè questa è una delle due settimane in cui alla Fiat non c’è cassa integrazione. I lavoratori sono stati lasciati soli dal governo e stanno pagando duramente la crisi, noi abbiamo voluto dare voce alle loro paure».
LA MANIFESTAZIONE - E, in piazza, sotto l’esplicito logo «unità anticrisi», stanno sfilando insieme, tute blu e ministeriali, in una manifestazione a Roma. Sono partiti infatti da Piazza della Repubblica, da piazzale dei Partigiani e dalla stazione Tiburtina i tre cortei organizzati in occasione dello sciopero e lentamente stanno confluendo in piazza San Giovanni. In testa ai cortei uno striscione dalla scritta «la dignità del lavoro è un bene pubblico, basta precarietà, più salario, più diritti e legalità». Ad appoggiare la mobilitazione, che è solo la prima di una lunga lista di manifestazioni che culmineranno il 4 aprile prossimo in un grande raduno della Cgil, anche una nutrita pattuglia di politici, oltre 100, riuniti sotto un appello della sinistra del Pd, rappresentanti dell’Idv , di Rifondazione comunista ed un manipolo di nomi della cultura e dello spettacolo.
«Siamo oltre 700mila» ha dichiarato il segretario generale della Fp cgil Carlo Podda.
EPIFANI - E lo sciopero è stata occasione di rinfocolare la polemica intersindacale. Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, replica infatti al numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, che aveva definito lo sciopero di oggi antagonista: «E’ uno sciopero per chiedere un cambiamento della politica economica del governo, per le tutele ai precari e sostegno di occupazione e imprese. Non capisco cosa ci sia di antagonista. Lui deve dirlo perché se riconoscesse la verità poi dovrebbe giustificare perché non si muove». Secondo Epifani «sulle regole non si possono fare accordi separati. E non dico solo o contro la Cgil. Noi non avremmo fatto un accordo sulle regole senza o contro Cisl e Uil o Confindustria. Trovo giusto dire che - prosegue Epifani - come in Francia, c’è bisogno di una mobilitazione dei sindacati e trovo corretto che un partito come il Pd dica che anche le imprese devono rivendicare politiche più adeguate. Occorre però che i soggetti siano d’accordo. Oggi ci stiamo muovendo solo noi. Cisl e Uil non fanno né scioperi né mobilitazioni. Nelle imprese c’è qualcosa in qualche settore ma ho impressione che la presidenza di Confindustria non ci pensi proprio. Per mobilitarsi contro il governo bisogna avere autonomia nei confronti del governo: la Cgil ce l’ha, sfido gli altri ad averne».
SACCONI - «In questo momento riteniamo che interrompere l’attività produttiva è un errore, ci auguriamo che la situazione di isolamento con gli altri sindacati induca la Cgil a riflettere. Dopo questo costoso rito mi auguro che la Cgil rifletta su questo e sia indotta a ricongiungersi con le altre organizzazioni». Così Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, commenta lo sciopero. «La migliore risposta alle critiche dei manifestanti - afferma Sacconi - è l’accordo tra Governo e Regioni, c’è un percorso che procede sulla base di dialogo con le parti sociali».