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Silvio Berlusconi di nuovo sotto processo...ed eternamente in attesa di giudizio
Publie le venerdì 17 giugno 2005 par Open-PublishingIl presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il prossimo 18 luglio sarà di nuovo sotto processo. Quel giorno, infatti, si aprirà al Tribunale di Milano il procedimento d’appello relativo alla vicenda Sme, che vede il premier imputato di corruzione. In primo grado il capo del Governo aveva incassato - la sentenza era stata emessa lo scorso 10 dicembre - una assoluzione e un proscioglimento per prescrizione.
In sostanza, i Giudici avevano certificato che Berlusconi ha versato 430.000 dollari all’ex Giudice Renato Squillante con lo scopo di ottenere "l’aggiustamento di una sentenza", ma il leader della Casa delle Libertà aveva evitato la condanna grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche, che determinarono la drastica riduzione dei termini di prescrizione.
Ma all’inizio del mese di giugno i pubblici ministeri Ilda Boccassini e Gherardo Colombo hanno presentato un ricorso di 136 pagine contro quel verdetto presso la cancelleria della corte d’appello di Milano.
"In riforma dell’impugnata sentenza - si leggeva nel documento - voglia dichiarare la responsabilità di Berlusconi per tutti i reati contestati e, esclusa la concessione delle attenuanti generiche, condannare il medesimo alla pena che riterrà di giustizia".
Lo scorso 13 maggio anche gli avvocati del leader di Forza Italia avevano depositato un ricorso contro il verdetto, auspicando un nuovo processo che possa determinare una piena assoluzione.
"E’ provato che Silvio Berlusconi non si è mai occupato di vicende amministrative e finanziarie del gruppo - avevano scritto i legali del Cavaliere - è provato che il manager Gironi ha concordato e pagato in piena autonomia l’avvocato Cesare Previti senza alcuna compartecipazione e consapevolezza da parte di Silvio Berlusconi".
E’ possibile che il processo d’Appello in cui è imputato Berlusconi verrà unificato con il troncone principale del procedimento, nel quale tra le persone sotto accusa c’è anche il parlamentare di Forza Italia Cesare Previti.
Ma i guai giudiziari del Cavaliere si proiettano nel futuro. Il prossimo 28 ottobre il Giudice Fabio Paparella deciderà se rinviare a Giudizio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La richiesta di mandare il Cavaliere sotto promesso è stata avanzata lo scorso 26 di aprile dai Pubblici ministeri milanesi Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo.
Il premier potrebbe dunque tornare in Tribunale per rispondere di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita.
Con lui rischiano il processo altre tredici persone, tra le quali anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
L’inchiesta riguarda la presunta compravendita irregolare di diritti televisivi e cinematografici da parte dell’emittente televisiva privata dal capo del Governo, un affare di circa 470 milioni di euro.
Sono invece ancora in corso le indagini sulla presunta corruzione in atti giudiziari messa in atto da Berlusconi, accusato di aver pagato l’avvocato inglese David Mills affinché mentisse di fronte a un Giudice con lo scopo di scagionarlo da un’inchiesta.
La Casa delle Libertà, il giorno che i due Pm avevano avanzato la richiesta di rinvio a Giudizio, aveva denunciato un nuovo "vergognoso uso politico della giustizia", mentre il presidente dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro aveva chiarito che, "se il nostro fosse un Paese normale", Berlusconi avrebbe già "dovuto subire un impeachment".
Intanto, in previsione dei prossimi giudizi, perché i magistrati sappiano con chi hanno a che fare, continuano le azioni disciplinari contro i Pm che indagano sulla Fininvest.
Gli ispettori del ministero della Giustizia non hanno ravvisato alcuna irregolarità, ma il Guardasigilli Roberto Castelli non sembra avere intenzione di arrendersi. Il leghista ha infatti avviato un’azione disciplinare contro tre pubblici ministeri che hanno indagato sugli affari della Fininvest, una delle principali Aziende del premier Silvio Berlusconi. I Magistrati Margherita Taddei, Gherardo Colombo e Francesco Greco sono accusati di aver emesso parcelle troppo alte ai consulenti incaricati dalla Procura di compiere gli accertamenti tecnici necessari a verificare eventuali reati commessi dal gruppo televisivo del Cavaliere.
"Ho addebitato ai miei ispettori l’incapacità di rilevare queste cose - ha affermato l’esponente del Carroccio - ho letto personalmente le carte ed ho rilevato delle irregolarità che sicuramente hanno rilevanza disciplinare. Poi ci sono altri aspetti, ma non mi pronuncio".
Castelli ha spiegato che tra le varie attività svolte durante la sua carriera ha fatto "anche il consulente tecnico del Tribunale". "Vista la rilevante quantità di una parcella da 5,3 miliardi di lire più Iva - ha spiegato - mi sono incuriosito perché, quando facevo io il consulente, non ha mai emesso parcelle di questa natura". Il Guardasigilli ha già trasmesso gli atti al ministro del Tesoro.




