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Sinistra Cgil unita: «Nessun accordo, è ora di conflitto»
Publie le giovedì 26 giugno 2008 par Open-PublishingSinistra Cgil unita: «Nessun accordo, è ora di conflitto»
di Antonio Sciotto
Il Direttivo Cgil si è chiuso con un documento di netta contrarietà a tutte le misure annunciate dal governo, dai tagli agli enti locali al piano Brunetta sul pubblico impiego, fino alla riforma Sacconi sul lavoro e l’emendamento «salva premier». Senza parlare della «compassionevole» card per anziani, un po’ il simbolo dell’atteggiamento dell’esecutivo verso il disagio sociale, criticata ieri anche dalla segretaria dello Spi Carla Cantone. Ma nonostante questo giudizio, non si tira la conclusione che ci si deve mobilitare (si lancia solo l’idea di un’«informazione ai lavoratori» e un «confronto con Cisl e Uil») mentre Guglielmo Epifani è determinato a continuare il confronto con Confindustria sui contratti.
Il documento è stato approvato da 72 componenti, con 15 voti contrari e nessun astenuto. Hanno votato contro le aree «Lavoro e società» e «Rete 28 aprile», come i rappresentanti Fiom vicini a Gianni Rinaldini: la contrarietà non è stata espressa sull’analisi, quanto piuttosto sulle conclusioni. Secondo la sinistra Cgil - che raccoglie un buon 25% dell’organizzazione e che è sempre più compatta - bisogna prepararsi all’eventualità che l’accordo non si faccia, perché non ve ne sono le condizioni, avendo il governo avvelenato il clima ed essendo la Confindustria - nonostante su questo punto Epifani «glissi» - sulle stesse posizioni dell’esecutivo. C’è poi da segnalare che Rinaldini ha chiesto di «accelerare i tempi del Congresso», mentre Carlo Podda (Fp) chiede una «discussione sul merito» già alla Conferenza programmatica prevista per la primavera 2009: «E se non si avrà un risultato - spiega - allora subito dopo ci vorrà un confronto su analisi e strategie della Cgil nel nuovo quadro, e anche la parola Congresso non la vedo come un tabù».
Nicola Nicolosi, coordinatore di «Lavoro e società», afferma che «con tutte le gravi misure messe in cantiere dal governo, la Cgil non può restare ingabbiata nell’unità spasmodica con Cisl e Uil: è ovvio che il confronto con loro ci sarà sempre, ma adesso è il momento di preparare il terreno del conflitto, senza escludere uno sciopero generale». Quanto all’accordo con Confindustria, per Nicolosi è «molto difficile, perché dice le stesse cose del governo, e poi partiamo da una piattaforma che non aumenta realmente i salari: il contratto nazionale deve recuperare tutta l’inflazione e una quota di produttività».
Anche per Rinaldini «è complicato prevedere una trattativa positiva, per le posizioni espresse da governo e Confindustria: ed è chiaro che il governo dovrà prima o poi entrare come terzo al tavolo». E allora «l’analisi di Epifani è condivisibile, anche quando chiede alla Ces, come hanno fatto Fim, Fiom e Uilm, una manifestazione europea sugli orari di lavoro, ma io continuo a non condividere la piattaforma per la trattativa sui contratti. E visto il contesto difficile in cui ci muoviamo, la Cgil deve cominciare da subito a prepararsi per l’eventualità di un non accordo con le imprese, deve fissare subito dei paletti oltre i quali non si va: altrimenti a settembre ci si potrebbe vedere costretti a firmare qualsiasi cosa».
«Dire no al governo non basta - spiega infine Giorgio Cremaschi - bisogna dirlo anche alla Confindustria, che è l’altra faccia del governo. E prepararsi alla mobilitazione anche da soli: perché tra Bonanni, governo e Confindustria c’è un’intesa cordiale».
su Il Manifesto del 25/06/2008