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Sinistra, ci hai delusi
Il popolo lgbt
di Aurelio Mancuso*
Razzismo, omofobia, transfobia, paura delle diversità, del non conosciuto, sono sentimenti ormai diffusi nel paese. In pochi anni l’arretratezza culturale e sociale del paese è precipitata in un baratro profondo. La crisi economica accuisce nei fatti la paura e l’egoismo. Nelle grandi metropoli come nei piccoli centri si avverte una cappa, un’aria tetra d’infelicità diffusa. Non c’è nulla da ridere, né da festeggiare. E’ su questi elementi concreti e d’umore, che la destra ha costruito da molto tempo (molto prima delle elezioni politiche) il suo nuovo radicamento del consenso
In assenza della sinistra. Un’articolazione della sinistra afona, ieri come oggi in preda a riti consolatori di nicchia, dove le classi dirigenti sembrano inamovibili incapaci di comprendere la quotidianità di milioni di precari, di quartieri popolari accerchiati dal degrado e dalle molteplici solitudini e violenze, di centri storici, mezzi pubblici, piazze svuotati di senso, dove il divieto è l’unica risposta all’inquietudine giovanile.
E’ dentro questo quadro che operiamo disperati tentativi di difesa e tutela delle persone lgbt, sempre più in balia di bande di balordi, di gruppi d’estrema destra, di un sentimento di fastidio popolare che si sta ampliando. Una nuova drammatica era sociale oltrepassa la deframmentazione e si avvia alla nuclearizzazione degli interessi. E’ stupefacente come il progetto per l’Italia della P2, sia oggi in piena e quasi definitiva realizzazione. L’omofobia e il razzismo costituiscono elementi necessari ad un programma volto ad instillare con sapienza le metastasi della paura tra il popolo. Per la destra è la norma giocare su più fronti, contemplando atteggiamenti spudoratamente contradditori fra loro. Ecco perché in Commissione Giustizia della Camera accade che Paola Concia, unica parlamentare visibile omosessuale d’opposizione, è nominata relatrice della sua proposta di legge sull’omofobia.
Ecco perché Brunetta e Rotondi, tentano di fornire una risposta alla questione del riconoscimento delle coppie di fatto anche omosessuali. Si scardina con straordinaria capacità il nesso sinistra = progresso e riforme, destra = conservazione e chiusura. Come non vi è da stupirsi che al solo annuncio dei DiDoRe, di cui non si conosce nemmeno un articolo, alcuni esponenti del movimento lgbt esultino e chiedano a tutti gli altri di smetterla con atteggiamenti ideologici di chiusura preconcetta. L’idea che i gay, le lesbiche i/le trans, siano persone marginali, e che per le loro relazioni d’amore bisogni forse riconoscere prerogative e tutele di serie b, non è una teorizzazione solamente della destra italiana, ma anche di un consistente pezzo delle sinistre.
Quindi, è assolutamente indolore per l’attuale governo, magari con il consenso tacito di un’appagata gerarchia cattolica, concedere qualcosina. Se ingenerano quasi tenerezza le persone che nel movimento lgbt, con il fiatone, cercano di salire sul carro luccicante di ipotesi scolorite, non deve sfuggire che dentro il popolo lgbt (ma questo vale per molte altre inquietudini sociali) la rabbia e la distanza nei confronti della sinistra sono talmente ampie, che qualsiasi cosa proponga la destra è percepito come positivo e persino giustamente punitivo del disastro prodotto dalle sinistre al governo. Quindi, le chiamate al sostegno di progetti di legge evanescenti, attecchiscono come unica vera novità anche interna al movimento, accusato (e non a torto) di essersi fidato e di aver sostenuto un’alleanza che ha tradito ogni promessa.
Affermare con limpidezza che la distanza tra noi e i partiti più che un modo per chiarire gli ambiti e i compiti è divenuta una realtà dei fatti, di cui si possono cogliere anche aspetti positivi, segnale un mutamento in atto. Il primo del quale, la trasformazione della frustrazione vissuta dal popolo lgbt, che oggettivamente ha alimentato conflitti e separazioni, in un’inedità soggettività politica e sociale che già si esplica in diverse aree del paese, e che quando farà il salto di qualità nazionale obbligherà tutti a misurarsi con una seria e solida novità. Mi auguro che l’11 e il 25 di ottobre abbiano chiaro il nesso che oggi esiste tra delusione, distanza, rabbia e paura sia il vero nodo da sciogliere per tornare a parlare al paese profondo.