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Sistema bancario e prodotti derivati ... è ora di cambiare rotta ....

Publie le venerdì 26 ottobre 2007 par Open-Publishing
9 commenti

COMUNICATO STAMPA

Sistema bancario e prodotti derivati:

è necessario un deciso cambiamento di rotta

Le recenti vicende in merito ad un utilizzo che si presenta troppo disinvolto, da parte di alcune banche, dei nuovi prodotti finanziari derivati e strutturati hanno compromesso, ancora una volta, l’immagine e il rapporto di fiducia tra il sistema bancario e la propria clientela.

E’ ormai da tempo che al centro delle iniziative dei sindacati del settore del credito c’è il tema della trasparenza e della corretta informazione alla clientela per la vendita di prodotti finanziari di ogni specie e natura.

Una prima, importante risposta è stata fornita dal “Protocollo sullo sviluppo compatibile e sostenibile del sistema bancario” del 16 giugno 2004, documento in cui viene affermato con chiarezza “che vi sono valori etici fondamentali cui devono ispirarsi tutti coloro che, ai diversi livelli, operano nelle imprese e che l’azione delle imprese stesse e dei lavoratori deve mirare ad uno sviluppo compatibile e sostenibile, con una costante attenzione all’impatto sociale e ambientale connesso all’esercizio della propria attività”.

Il sindacato ha preteso che al personale impegnato nella rete e in attività di vendita vengano fornite informazioni e regole chiare ed esaurienti, anche sui comportamenti da seguire nella relazione con i clienti e nella valutazione della propensione al rischio, specialmente nel caso di nuovi prodotti finanziari particolarmente complessi.

I sindacati di settore si vedono costretti, purtroppo, ancora oggi, a denunciare forti criticità in merito alle pressioni alla vendita esercitate nei confronti del personale bancario. Non a caso, proprio in questi giorni, in occasione del rinnovo del contratto nazionale, vengono richiesti ulteriori regole e limiti precisi in grado di ripristinare la necessaria affidabilità nella vendita dei prodotti finanziari e altresì di valorizzare al massimo il rapporto di chiarezza e di trasparenza con la clientela.

Tutto questo nella consapevolezza che le regole fin qui condivise non sono riuscite a spezzare il legame tra le necessità dei budget e le pressioni aziendali sui lavoratori non sempre ispirate al rispetto delle esigenze del cliente, delle istanze deontologiche degli operatori, del profilo reputazionale delle banche.

Anche per i lavoratori bancari - già oberati dai processi di grande trasformazione, con cambiamenti organizzativi imponenti ed effetti negativi sulla qualità di vita e di lavoro - il clima è insostenibile e non coerente con i necessari processi di valorizzazione e di rispetto delle risorse umane.

Nonostante l’impatto molto pesante dei crack finanziari degli anni passati sulla fiducia dei clienti e dei cittadini nei confronti del sistema bancario, anche a prescindere dalle specifiche responsabilità di questa o di quell’azienda, il sindacato ritiene che non sia ancora sufficientemente percepita dai vertici aziendali la necessità di compiere azioni concrete, volte a recuperare la fiducia dei clienti; elemento che, insieme alla necessaria motivazione del personale, costituisce l’ingrediente fondamentale per assicurare uno sviluppo di lungo periodo a tutti i portatori di interesse che interagiscono con il sistema bancario e finanziario: dai clienti, ai lavoratori, alle comunità di riferimento, agli azionisti.

L’alternativa ad una concezione socialmente ed ambientalmente responsabile delle imprese e della finanza è eloquentemente documentata dalla dominante ricerca esasperata del profitto di brevissimo termine, dal ricorso speculativo a strumenti finanziari opachi, incontrollabili e ad altissimo rischio, scaricati sui mercati finanziari; dalle crisi finanziarie ricorrenti e tendenzialmente sistemiche (otto negli ultimi 20 anni) che ne conseguono; dalla colossale distruzione di valore che esse scatenano, dagli effetti negativi sull’occupazione, sul reddito, sul degrado sociale.

I richiami all’etica e alla correttezza dei comportamenti, gli appelli del Governatore alla prudenza gestionale e al controllo dei rischi operativi e reputazionali del sistema bancario, vengono considerati dai massimi vertici dei principali gruppi creditizi italiani come elementi secondari ai fini dell’indirizzo strategico.

I sindacati del settore ritengono non più rinviabile un deciso cambiamento di rotta.

Le Segreterie Nazionali

Roma, 25 ottobre 2007

www.falcri.it

Messaggi

  • Come al solito poi le banche , evitando di farlo direttamente, faranno fare il lavoro sporco ad altri, affidando il compito di piazzare i derivati ai mediatori finanziari, che formalmente sono soggetti esterni ed autonomi, ma in realtà, lo sanno tutti benissimo, lavorano sempre a stretto contatto con con gli istituti bancari e ne condividono gli interessi !!

    MaxVinella

    • Su quanto dice Max non ho ovviamente, da lavoratore che opera nel settore, il minimo dubbio.

      Rimane il fatto che, anche su queste pagine, si è spesso criticato il sindacato dei bancari ( peraltro molto variegato al suo interno, ben 9 sigle operanti con storie e tradizioni diversissime) per non aver preso una posizione decisa sulla questione.

      Adesso, ma non è nemmeno una novità assoluta, la posizione - tutti insieme - l’hanno presa.

      Poi, che un certo tipo di organizzazione del lavoro, che non riguarda certo solo le banche, con appalti e subappalti di ogni genere potrà comunque fare sì che il "lavoro sporco" venga, come in parte già avviene, affidato a figure diverse dai bancari veri e propri, come dicevo, è cosa realistica.

      Ma appunto non si può sparare su chi certe cose finalmente le dice ed in modo inequivocabile.

      E più in generale cominciano a darmi fastidio certi commenti di Max - per la verità quasi tutti - secondo i quali, alla fin fine, ogni iniziativa politica è inutile, "il problema è sempre un altro", e comunque il capitalismo è sempre trionfante e vincente e contro questi trionfi non si può fare nulla e comunque ogni cosa che si fa è sempre inadeguata ....

      Chi scrive non è certo politicamente un ottimista, tutt’altro.

      Ma nemmeno pensa che tutto sia ineluttabile ... altrimenti avrebbe poco senso anche perdere ore ed ore a leggere e scrivere su queste pagine ...

      Oltre che in generale fare politica per tentare di modificare l’esistente ....

      K.

    • Devo dire che anch’io, come Max, coltivo l’ingenua convinzione che è tutta colpa del capitalismo e che poi tutto andrà per il meglio. Proprio così semplice. Penso inoltre che è prioritario denunciare come tutta la sinistra istituzionale (cioè parlamentare), al di là delle formule di comodo, abbia opportunisticamente rimosso questa verità.

      Però io penso anche — per non condannarsi ad atteggiamenti attendisti e ridotti alla pura propaganda — che è necessario accettare sfide di governance per incidere sul presente e, portando benefici immediati alle masse, determinare quei cambiamenti incrementali che un giorno faranno fare il salto dal cambio di quantità delle riforme al cambio di qualità del paradigma dell’organizzazione sociale e dei rapporti di proprietà.

      Faccio due esempi:

      Il primo è che mi sta benissimo la moda iniziata da un po’ di denunciare la pericolosità dei prodotti derivati (particolarmente swap, future, opzioni ecc.), ma sarebbe anche ora di riscoprire l’acqua calda e rilanciare la battaglia per la Tobin Tax (su cui è nata ATTAC) che darebbe una randellata mortale alla speculazione e riporterebbe i derivati alla loro vera natura di semplici strumenti di copertura (hedging) dell’investimento.

      Inoltre (ed è la cosa su cui spererei davvero di riuscire a lanciare un dibattito) vorrei che si operasse qualche forma di originale saldatura tra la rete delle forze politiche antagoniste e la lotta sindacale di FIOM e rappresentanze sindacali di base. In questo modo si costituirebbe un riferimento per elaborare una strategia politica (secondo me oggi assente) partendo proprio dalla concretezza delle rivendicazioni che si manifestano nel mondo del lavoro.

      Gianluca

      http://achtungbanditen.splinder.com/

  • Caro K., se il capitalismo è oggi sempre più vincente e trionfante forse dipende anche dal fatto che l’azione politica di contrasto messa in campo è del tutto insufficiente ed inadeguata, Io critico questo, non sono affatto convinto dell’ineluttabilità di questo trionfo e penso che qualcosa si possa fare. Sono comunque altrettanto convinto che quello che oggi in Italia stanno facendo i sindacati ed in particolare quelli confederali non vada esattamente nella direzione di un’efficace azione di contrasto verso gli "istinti selvaggi" del capitalismo e che anzi proprio i sindacati stiano sempre più diventanto di regime e ruota di scorta di governi e neo-partiti di natura ormai centrista se non di vera e propria destra. All’interno della galassia sindacale si distinguono dal conformismo e dal "giallismo" dilagante solo pochissime sigle autonome e parte della FIOM, che però vengono confinate in ambiti politici e rivendicativi sempre più ristretti e ridotte al ruolo di "vox clamantis in deserto", sempre più incapaci di incidere sulle dinamiche salariali e dei diritti del lavoro. Questa purtroppo è la realtà e lasciarsi andare a facili ottimismi e sperare in virtuosi processi di autoriforma del sistema capitalista attivati dalle proprie interne contraddizioni e dalle spinte pseudoriformiste, mi sembra francamente pura e pericolosa utopia.

    MaxVinella

    • Sui sindacati confederali la penso in modo persino più negativo di Max ( tra l’altro ho il record di essere nella storia della Cgil dal dopoguerra ad oggi l’unico espulso nel Lazio, nell’ormai lontano 1992).

      Ed anch’io penso che "il problema" sia il capitalismo in quanto tale e mantengo quindi, per quanto oggettivamente possibile, una posizione "di classe", anche se sostanzialmente estranea alla "tradizione comunista italica" ed anche all’emmellismo tradizionale.

      Vengo dall’ esperienza dell’autonomia operaia romana ed ho una visione anarcosindacalista delle lotte sociali anche se al momento ( ma da molto poco e penso ancora per poco ), per circostanze tutte legate a questioni di battaglie "locali" sul territorio di Roma Nord, sono titolare di tessera n.33872 di Rifondazione Comunista.

      Quello che mi fa tremendamente incazzare è l’atteggiamento di molti compagni e compagne ( soprattutto sul web ) secondo i quali, dato che ogni battaglia al momento non può che essere "parziale" ed innegabilmente per obiettivi immediati ed intermedi ( cosa peraltro inevitabile da sempre nell’ambito sindacale o comunque sociale e non direttamente "politico") e dato invece che, mai come oggi, i problemi sono invece "globali", alla fin fine tutto diventa inutile, "corporativo", residuale ecc. ecc. ecc.

      K.

    • Caro K, secondo me è giusto e corretto che i sindacati si pongano anche obiettivi immediati, concreti ed intermedi, ma senza però perdere di vista quelli politici di fondo, altrimenti si rischia di diventare “governativi” e di regime come sta succedendo a quelli confederali. Si assiste oggi ad una frattura insanabile tra i vertici sindacali ed i lavoratori da essi rappresentati, rendendo impossibile non solo la difesa dei loro interessi, ma addirittura la loro comprensione. I dirigenti sindacali fanno tutti parte ormai a pieno titolo dell’oligarchia politica ed il loro è ora un corporativismo di casta, ove gli interessi da portare avanti sono ben diversi da quelli sbandierati e propagandati. L’ultimo referendum sul welfare è la riprova di questo, segnando il trionfo delle burocrazie sindacali e della loro capacità di manipolazione del consenso. Con il ricatto del possibile ritorno di Berluskoni e innescando un vergognoso gioco al ribasso, si sono fatte passare per quanto di meglio ottenibile scelte imposte dall’imprese e funzionali solo agli interessi del grande capitale monopolistico. Se il ruolo dei sindacati deve essere questo mi sembra che diventi molto difficile anche portare avanti battaglie per obiettivi “immediati ed intermedi” e si diventa , più o meno inconsapevolmente, strumenti di disegni politici in cui poi alla fine i sindacati e soprattutto i loro presunti rappresentati finiranno nel sottoscala della storia , schiacciati dalla globalizzazione e dagli “istinti selvaggi” del capitalismo.

      MaxVinella

  • SWAP E DERIVATI: LE PROCURE INDAGANO

    COMUNICATO STAMPA

    SWAP E DERIVATI: LE PROCURE DELLA REPUBBLICA (MILANO,FIRENZE, BARI,ECC.) ALLE QUALI ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI AVEVANO PRESENTATO ESPOSTI- DENUNCE, IPOTIZZANDO I REATI DI TRUFFA CONTRATTUALE,FALSO IN BILANCIO,
    ACCENDONO I RIFLETTORI PER ACCERTARE LA RESPONSABILITA’ DELLE BANCHE.

    Dopo le denunce presentate da Adusbef e Federconsumatori il 15 ottobre, ad integrazioni degli esposti presentati a 10 Procure della Repubblica l’11 luglio scorso,dove si chiedeva di acquisire la puntata di Report, andata in onda su Raitre domenica 14 ottobre 2007 alle ore 21,30 dedicata a swap e strumenti finanziari derivati, con testimonianze documentate da utenti che pur non conoscendo nulla di finanza,si erano visti imporre anche in sede di rinnovo fidi, contratti swap che invece di garantirli dal rischio dei tassi, creavano buchi e perdite vistose nei conti economici, si cominciano a muovere alcune Procure (Milano,Firenze,Bari,ecc) che vogliono accertare la responsabilità delle banche, Unicredit in prims. Secondo Adusbef e Federconsumatori, la condotta della banca (citata nella trasmissione televisiva) "appare dunque contraria a buona fede ed alle prescrizioni della Legge n. 154/1992 (Norme per la trasparenza nei servizi bancari e finanziari) circa gli obblighi di trasparenza, di comunicazione e d’informazione al cliente". Secondo i consumatori è stata anche disattesa "la legislazione attuale in materia di intermediari finanziari, che offre molte garanzie ai risparmiatori ed agli investitori, nel momento in cui si e’ proceduto all’offerta fuori sede di prodotti finanziari da parte di funzionari bancari non autorizzati.

    Conseguentemente - avevano chiesto Adusbef e Federconsumatori- nell’integrazione dell’esposto del luglio scorso inviato il 15 ottobre alle Procure della Repubblica di Milano,Roma, Torino, Firenze, Genova, Palermo, Bari, Lecce, Napoli,Bologna - sedi delle maggiori banche che hanno commercializzato i prodotti derivati anche a Comuni,Province e Regioni di indagare per i reati di truffa, abuso d’ufficio,truffa contrattuale,falso in atto pubblico e falso in bilancio, invitando le Autorità giudiziarie, nell’ambito delle rispettive competenze territoriali, allo svolgimento di tutte le indagini sottese ad accertare i riscontri ai reati ipotizzati, e con riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale istaurando procedimento penale.

    Le stesse banche che hanno piazzato prodotti pericolosi ed equivoci che hanno causato perdite rilevanti ed una catena di fallimenti e licenziamenti tra le piccole e medie imprese,invece di gridare al complotto ed alla lesa maestà,avrebbero il dovere –se non hanno nulla da temere- di mettersi a disposizione dei magistrati per chiarire le loro responsabilità oggettive e soggettive, rassicurando in tal modo il mercato e la fiducia tradita,che è ai minimi storici nei confronti delle banche.

    Sui derivati infatti – come scrive oggi il settimanale Panorama - la procura di Milano scalda i motori. E rimette in campo la squadra di pm che ha segnato le vicende economico-giudiziarie degli ultimi anni: dal crac Parmalat, con l’arresto di Calisto Tanzi, alle scalate Antonveneta e bnl-Unipol. Per questo qualche giorno fa si è tenuta una riunione riservata fra alcuni pm del pool reati finanziari, coordinato da Francesco Greco. All’ordine del giorno tre questioni di strategia processuale. Innanzitutto i pm si sono confrontati sull’eventuale competenza territoriale di una simile indagine. La Italease è ben incardinata, quella sui bond di Regione Lombardia e Provincia di Milano seguita dal pm Alfredo Robledo pure, ma un’indagine a tutto campo comporta rischi.

    E nessuno vuol arenarsi in inchieste destinate a essere trasferite. Non è infatti detto che Milano abbia la forza procedurale di tenere le redini fino al processo. Il secondo fronte è già più operativo e riguarda la denuncia che Federconsumatori e Adusbef hanno appena imbucato in procura. I magistrati ne stanno valutando lo spessore per comprendere quale raggio d’azione consenta. Nell’attesa di capire se la Guardia di finanza che sta analizzando i bond emessi dalle istituzioni lombarde permetterà a Robledo di allargare lo spettro investigativo. Al vaglio delle Fiamme gialle, nella sede di via Filzi, sono cinque bond:. quello della Provincia da 170 milioni di euro emesso nel 2002 (lead manager Merril Lynch e Dexia; advisor Banca Imi e Cdc Ixis). Per arrivare a quello del Comune con Jp Morgan, Ubs, Deutsche Bank e Depfa.

    Oltre Milano, ci sono anche altre Procure della Repubblica intenzionate ad accendere un faro sulla clamorosa truffa dei derivati.

    29/10/2007

    Adusbef e Federconsumatori

    • L’allarme di Draghi su mutui e derivati

      (Intervento Governatore Banca d’Italia 31.10.2007)

      Problemi per le famiglie a causa della crescita delle rate del mutuo, conti correnti ancora troppo cari, e attenzione all’attività in crescita sui prodotti derivati. Questi i temi trattati dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi nel suo intervento alla Giornata nazionale del risparmio. Sul fronte dei mutui c’è da fare attenzione perchè "se le tensioni sui mercati dovessero prolungarsi, gli oneri per i debitori potrebbero diventare significativi. Per le famiglie che hanno un finanziamento indicizzato al tasso Euribor a tre o sei mesi, un rialzo permanente di 50 punti base comporterebbe in media un aggravio del servizio del debito dell’ordine dello 0,6 per cento del reddito disponibile; l’incidenza sarebbe maggiore per le famiglie meno abbienti." Quanto ai conti correnti il Governatore ha sottolineato che la spesa media annua per un conto corrente è oggi pari a 130 euro, ridotta in media rispetto a un’indagine simile del 2005, ma ci sono ulteriori magioni di ribasso e per questo trasparenza delle condizioni, concorrenza fra banche, attenzione per la clientela, "possono e devono stimolare ulteriori progressi." Attenzione va posta anche all’attività crescente delle banche sul fronte dei prodotti derivati e quindi a maggior rischio. (31 ottobre 2007)

      Da "Repubblica" di oggi