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Sito Indymedia oscurato e riattivato, indagini da Bologna
Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-PublishingLa rete internazionale di informazione alternativa online Indymedia è tornata in funzione dopo un oscuramento di alcuni giorni in seguito ad un sequestro dei dischi di due server a Londra.
Il sequestro, secondo quanto dichiarato dalla stessa Indymedia sul proprio sito, è stato effettuato lo scorso 7 ottobre da agenti dell’Fbi presso la sede di Rackspace, dove risiedono i server che ospitano molti siti locali di Indymedia.
Secondo Indymedia, il sequestro di hardware sarebbe avvenuto su richiesta di un magistrato inquirente di Bologna, che sta conducendo le indagini sulla Federazione Anarchica Informale, gruppo estremista che ha rivendicato una serie di attentati tra i quali l’invio di un ordigno per posta al presidente della commissione Ue Romano Prodi lo scorso 12 gennaio, l’esplosione sotto l’abitazione bolognese di due cassonetti, oltre all’invio da Bologna di una serie di pacchi bomba ad esponenti di istituzioni europee, uno dei quali alla sede dell’Aja di Eurojust, organismo di giustizia europeo, e un altro al presidente della Bce Jean-Claude Trichet.
Fonti giudiziarie dal capoluogo emiliano hanno riferito che nel corso di un monitoraggio sui messaggi giunti sul sito italiano Indymedia, punto di riferimento per associazioni della sinistra alternativa e no global, sarebbe stato individuato un testo ritenuto "interessante" per lo svolgimento delle indagini.
Dalla procura, il pubblico ministero Morena Plazzi che conduce le indagini sul gruppo anarchico ha confermato di aver richiesto una rogatoria internazionale per ottenere informazioni relative all’inchiesta ed ottenere l’individuazione del mittente di alcuni dei messaggi ritenuti interessanti per l’inchiesta. Ma ha affermato di non aver mai chiesto l’oscuramento del sito Indymedia, tornato in Rete nella giornata di mercoledì scorso.
Sul proprio sito ripristinato, l’edizione italiana di Indymedia ha precisato che negli hard disk sequestrati, sono presenti tutte le informazioni pubblicate liberamente da decine di migliaia di attivisti ma non ci sono invece i log delle connessioni al sito: "Non è quindi possibile identificarne gli utenti. Indymedia per sua propria policy non mantiene nessun log contenente dati sensibili degli accessi al sito: quindi non c’è nessun pericolo di identificazione personale nel rispetto della privacy di chiunque abbia usato gli strumenti messi a disposizione da Indymedia".
Diverse organizzazioni hanno espresso solidarietà alla rete oscurata paventando una minaccia di censura. "Il fatto che le iniziative delle autorità siano avvolte nel mistero lascia Indymedia in una posizione kafkiana di non conoscere l’identità dei suoi accusatori e la natura delle loro accuse", ha commentato sul sito David Dadge, direttore dell’International Press Institute (Reuters)
http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=4042




