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Social Forum di Nairobi, in marcia contro gli Epa
Publie le giovedì 25 gennaio 2007 par Open-Publishing
A participant at the World Social Foum holds a flag and demonstrate outside the European Union head office in Kenya’s capital Nairobi January 24, 2007. Hundreds of World Social Foum (WSF) participants marched and protested against the European Union on Wednesday over proposed reciprocal economic partnership agreements (EPAs), saying these would aggravate in the developing world. Antony Njuguna
Beatrice Montini
«Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato» recita un proverbio africano del Sudan. «Chi non ti conosce non ti può essere fratello» si dice in Mali. Il primo World Social Forum d’Africa, che si chiude giovedì a Nairobi, pur tra contraddizioni, problemi di sicurezza e altre mille difficoltà, un primo risultato lo ha raggiunto: far incontrare migliaia di “fratelli”, stranieri e no, che non si conoscevano. Fuor di metafora: da un lato aver “smosso” la stessa società civile africana e le reti di movimenti che qui lottano per i diritti, dall’altro aver portato dentro all’Africa, ai suoi slum, alle sue baraccopoli movimenti, organizzazioni, ong, rappresentanti istituzionali, singoli attivisti del Nord del mondo. Insomma aver portato nel cuore di uno dei continenti più poveri del pianeta proprio quell’Europa che, se “dal basso” solidarizza, dall’altro strangola l’Africa imponendo accordi commerciali disastrosi.
Epa, così l’Europa si prepara a conquistare l’Africa
Non a caso i temi “caldi” di questo settimo Social Forum mondiale chiamano in causa direttamente noi: quello dell’acqua e quello degli Epa, gli accordi di partenariato economico (ossia di libero scambio) tra Europa e Africa che, dal 31 dicembre 2007, prevedono l’annullamento dei dazi doganali. Se si calcola che in molti paesi africani il 20-25% del pil è costituito proprio da queste entrate si capisce perché mercoledì almeno 2mila contadini africani che stanno partecipando al Forum hanno manifestato per le vie di Nairobi al motto «fermiamo la povertà, fermiamo gli Epa». Secondo i calcoli dell’Onu, infatti, gli accordi costeranno al solo Kenya, in un anno, 300 milioni di dollari. La richiesta delle organizzazioni contadine è quindi di una moratoria di 20 anni prima di varare gli accordi che mettono a rischio soprattutto i piccoli produttori e agricoltori africani. Tre sigle dei contadini del continente (Roppa, Propac, Eaff), a cui fanno riferimento circa 160 milioni di agricoltori, hanno denunciato gli effetti devastanti sulla loro economia se venissero aperti i mercati nazionali a quasi tutti i prodotti europei. «Sarebbe la nostra distruzione, noi non possiamo competere con l’agricoltura europea, non abbiamo finanziamenti né strutture». «L’assenza di protezionismo alle frontiere - ha affermato Awa Diallo, produttrice di latte del Senegal e rappresentante delle donne contadine - è un pericolo per l’economia familiare. Ci costringono ad aprire le nostre frontiere a produzioni sovvenzionate, è una concorrenza sleale. Se non saremo ascoltati il nostro futuro sarà la fame e la malnutrizione».
Acqua, il diritto alla vita negato
Altro grande tema a Nairobi è quello dell’acqua. Non a caso, su 1, 2 miliardi di persone che ufficialmente non hanno accesso all’acqua potabile, più di 400 milioni sono africani. Tra i principali risultati raggiunti nel corso dei seminari del Forum, organizzati dal Comitato Italiano per il Contratto mondiale dell’acqua, c’è la costituzione di una rete di movimenti africani contro la privatizzazione e la mercificazione di quello che è un diritto base e che «non può essere affidato all’interesse delle multinazionali». La rete parteciperà attivamente all’Assemblea Mondiale degli Eletti e dei Cittadini per l’Acqua di Bruxelles, che si svolgerà dal 18 al 20 marzo. A partire proprio da questo appuntamento è stato delineato un percorso che porterà al Forum mondiale dell’acqua del 2009. Obiettivo finale: assicurare, entro 20 anni al massimo, l’accesso all’acqua potabile ed ai servizi igienico sanitari per tutti gli abitanti del pianeta.
L’Italia e l’Africa: impegni e debiti
In tutto questo il ruolo dell’Italia, che ha una forte presenza a questo forum, (500 delegati) qual’ è? «Gli Enti Locali e le Regioni nei prossimi anni diventeranno sempre più importante per qualificare e rendere efficace la cooperazione allo sviluppo e contestualmente per spingere le istituzioni nazionali e sopranazionali ad assumere come priorità e con coerenza la rimozione delle cause delle disuguaglianze fra il nord e il sud del mondo» spiega il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, Monica Donini, che sta partecipando a Nairobi al Forum delle autorità locali.
Di fatto alla provincia di Venezia c’è una voce di bilancio per la cooperazione. Ogni anno spiega l’assessore alla pace Rita Zanutel destina a questo capitolo 106 mila euro. Fra i suoi progetti, uno nei Territori palestinesi (un laboratorio di anatomia patologica a Betlemme), nel Benin (microcredito alle donne), in Sudan per sostenere l’ospedale di Emergency. Con la Nigeria sta definendo un protocollo d’intesa per la produzione di materiali. Stefano Fusi, sindaco di un piccolo comune toscano, sottolinea il ruolo delle comunità in genere, comprese le parrocchie. «L`Africa osserva è molto interessata alla cooperazione delle autonomie locali, è un elemento aggiuntivo al suo sviluppo». La provincia di Roma, che ha fornito negli ultimi tre anni oltre un milione di euro, ha in corso progetti in Africa ed America Latina per realizzare acquedotti o interventi educativi. È in dirittura d’arrivo riferisce la vicepresidente Pina Rozzo un protocollo d’intesa, insieme alla provincia di Lecce, su un progetto per lo smaltimento dei rifiuti a Nairobi.
Infine il viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli, presente in questi giorni a Nairobi proprio per il forum, ha siglato con il Ministro delle Finanze del Kenya il Protocollo che rende esecutivo l’accordo di riconversione del debito keniano, per un valore pari a circa 45 milioni di euro, sottoscritto lo scorso 27 ottobre. Le risorse, secondo quanto previsto dal Protocollo, verranno destinate al finanziamento di iniziative sociali nel quadro dei programmi di lotta alla povertà rurale e urbana.
Quello che ancora manca però è che l’Italia mantenga l’impegno preso e colmi il debito contratto con il Fondo globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria: il debito che l’Italia ha con il Fondo globale è di 150 milioni di euro, 20 per il 2005 e i restanti 130 per il 2006. E presto mancherà all’appello anche la quota del 2007.
25.01.07
www.unita.it

A participant at the World Social Foum holds a flag and demonstrate outside the European Union head office in Kenya’s capital Nairobi January 24, 2007. Hundreds of World Social Foum (WSF) participants marched and protested against the European Union on Wednesday over proposed reciprocal economic partnership agreements (EPAs), saying these would aggravate in the developing world. Antony Njuguna
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