Home > Solo i deboli comprano il silenzio
[ Ho trovato sul sito http://fuorischermo.altervista.org quest’articolo che a mio modo di vedere da la giusta visione di quella che è la realtà politica Siciliana. Rimango sempre più sconsolta nel vedere la sconfitta del mio popolo e anche se vivo al nord non dimentico lem ferite della terra in cui sono nata e cresciuta. Luisa]
"Sono venuto qui per parlarti di cose serie! Quanti anni hai? 19 vero? Cosa fai a 19 anni, lavori? No! Studi? Nemmeno! Io sono venuto qui da fratello, io oggi sono qui perché ho molta stima di te e vorrei contribuire in maniera corposa al tua "realizzazione", ma tu devi aiutarci ad aiutare un amico che ha bisogno di aiuto, e se LUI va su...beh capisci che se LUI va su...allora andiamo su tutti!".
Comincia così la cronaca di un’ordinaria giornata di campagna elettorale siciliana, con i venditori di fumo ad enunciare al pueblo le meraviglie che sono in grado di offrire in cambio di quella che per loro è solo una misera crocetta su un logo con la bandiera tricolore pendente da un lato.
"Tu sei importante, il tuo aiuto ai nostri amici può essere determinante, non andare dietro a quelli che si battono perché la mafia sia sconfitta, tanto la mafia ci sta sempre, perché la mafia è parte dei siciliani del resto, la mafia ci fa sentire sicuri, la mafia, per noi figli della zagara, è come un cuscinetto d’aria fra gli anelli della spina dorsale, che attutisce l’impatto con la realtà, che ci da l’opportunità di crearci sempre nuovi alibì per il nostro sottosviluppo e poi la mafia... ...la mafia si sà: E’ una cosa buona no?"
Contribuisci ad una causa offrendo qualcosa di tuo ma che è intangibile ed a cui, se hai poca dimestichezza con i sogni, attribuisci uno scarso valore quindi perché non farlo? Perché non correre dietro al bel sogno illustrato da un messia improvvisato? Del resto "bisogna guardare il proprio tornaconto, perché la sopravvivenza è una cosa seria e gli ideali difficilmente danno la possibilità di mettere la pentola il giorno dopo".
Quindi ti siedi e cominci il gioco della tua identità confusa, la parte sana, quella pulita ed ideologicamente cristallina fa a cazzotti con la sorella misera e disperata, che da anni annaspa nella cloaca del bisogno, ti masturbi e ri-masturbi le cervella pensando a tuo padre tenuto in uno stato d’incertezza perenne e quindi facilmente ricattabile, "soggetto politicamente malleabile", perché da brav’uomo dei campi ritiene più importante sopravvivere e garantire un benessere economico ai suoi figli.
La lama di quell’incontro e la filatura di quelle parole ti si conficcano nelle budella e lentamente le tagliuzzano dall’interno, perché se riesci a scindere pezzo per pezzo i vari concetti ideologico-rivoluzionari con cui tanto bene hai recitato il ruolo di "uomo libero" (secondo cui è inaccettabile una contrattazione del voto, perché la democrazia voluta e costruita dai fratelli della resistenza dice che ogni uomo deve pronunciare il proprio consenso in maniera libera e senza condizionamenti) capisci che libero non sei, che sei, tuo malgrado, una pedina del sistema, un soggetto facilmente ricattabile se non adesso in un futuro prossimo e che non si sfugge al dogma della mafia.
Il 28 maggio 2005 potrebbe essere una data storica per la Sicilia, potrebbe voler dire: Cambiamento!
Perché del resto, il nemico invisibile con cui da anni perdiamo la battaglia non ha tutta questa forza se viene a chiedere il nostro aiuto, loro hanno bisogno di noi, del tacito consenso del panettiere, del pescatore e del contadino, senza questi elementi basilari andrebbero incontro ad una fine veloce e decadente. Siamo noi, nostro malgrado, il cuore pulsante di quest’armata, siamo noi i camerati dell’esercito mafioso, il nostro modo di interporci ai problemi, la nostra filosofia del "tiriamo a campare" e della chiusura alla denuncia ha permesso e permette loro di perseverare. Un pezzo di mafia, per certi versi, nel nostro intimo lo teniamo tutti e quella di domani è la prova che da molto attendevamo per scacciarla dall’interno.
Svendere un’ideale conoscendone peso ed entità è cosa assai dura e la consapevolezza di essere schiavi di un bisogno voluto e costruito proprio da chi improvvisamente ci tende una mano di aiuto per ricavarne una preferenza elettorale può essere il giusto metro per decidere con la propria testa.
Gianluca Perlongo