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Solo il dialogo potrà porre fine alla tragedia del popolo palestinese
Publie le venerdì 23 gennaio 2009 par Open-Publishing1 commento
Solo il dialogo potrà porre fine alla tragedia del popolo palestinese
di Federica Pitoni
La guerra a Gaza sembra momentaneamente sospesa. E’ stato un gentile regalo alla nuova amministrazione americana, proprio quando il presidente si insediava. Ma Israele ha già fatto sapere che le truppe non abbandoneranno completamente la zona, "pronti ad ogni evenienza". La tragedia di Gaza in pochi giorni ha superato ogni catastrofica previsione su questa guerra. Ci ha consegnato immagini che non potremo dimenticare e ci ha di nuovo messo violentemente di fronte al "problema palestinese" con tutte le sue infinite sfaccettature e contraddizioni, con tutte le difficoltà di lettura della più lunga crisi che il mondo moderno abbia mai visto.
Abbiamo però, dopo i giorni di Gaza, una certezza: mai più dovranno esserci scenari così, mai più dovranno essere i civili a pagare, mai più i bambini, tanti bambini - è stata questa più che mai la guerra delle vittime innocenti, la guerra ai bambini di Gaza - dovranno pagare il conto di una infinita storia che non riesce da troppi decenni a trovare una via pacifica di soluzione. Mai più il mondo dovrà trovarsi ad assistere a scene come quelle che in questi giorni hanno tormentato le coscienze di ognuno di noi.
E di nuovo abbiamo visto la colpevole impotenza dell’Europa e la silente complicità statunitense di fronte a una guerra che ci parla anche di imperialismo.
Le tante manifestazioni - quella di Roma sabato 17 che ha visto partecipare un numero inconsuetamente alto visto il tema - ci hanno parlato di una nuova coscienza che si sta facendo strada nelle menti di molti che non sono più disposti a restare in silenzio a guardare un popolo schiacciato, vessato, massacrato, privato di ogni diritto. Privato soprattutto del diritto fondamentale per ogni essere umano: la speranza. Al popolo palestinese è stata da troppo tempo strappata anche la speranza di un futuro.
E siamo tutti colpevoli di questo. Colpevoli per non aver saputo agire affinché non si arrivasse a tanto. Colpevoli per i mille silenzi e omissioni. Tutto questo, però, deve vederci sempre più vigili contro ogni forma di strumentalizzazione. Contro ogni cedimento a parole e gesti incontrollati che dicono altro, che ci parlano di altro e che ci riportano alla mente giorni lontani di una follia che vorremmo sepolta nella notte dei tempi. «Volete la Grande Israele? Non c’è problema: basta abbandonare la democrazia. Creiamo nel nostro paese un efficiente sistema di separazione razziale, con campi di prigionia e villaggi di detenzione. Il ghetto di Qalqilya e il gulag di Jenin. (…). Volete la democrazia?
Non c’è problema: o abbandonate la Grande Israele fino all’ultimo insediamento e avamposto oppure date pieno diritto di cittadinanza e di voto a tutti, arabi compresi. Naturalmente il risultato sarà che quelli che non volevano uno Stato palestinese accanto al nostro ne avranno uno proprio in mezzo a noi, attraverso le urne. Ecco quel che dovrebbe dire il primo ministro al suo popolo. Dovrebbe presentare le alternative in modo chiaro: razzismo ebraico o democrazia; insediamenti o speranza per entrambi i popoli; false visioni di filo spinato, blocchi stradali e terroristi kamikaze, o un confine internazionalmente riconosciuto fra due Stati e una capitale in comune a Gerusalemme». Queste sono parole scritte tempo fa da Avraham Burg in un articolo per Yediot Aharonot .
Avraham Burg è stato deputato laburista e presidente del Parlamento israeliano, presidente dell’Agenzia ebraica e del Movimento sionista mondiale, vicepresidente del Congresso ebraico mondiale e tra i fondatori di Peace Now. Come dire? Un uomo al di sopra di ogni sospetto. Avraham Burg ha pubblicato anche un saggio che ha fatto esplodere in Israele furibonde polemiche. Un saggio che già dal titolo fa comprendere la critica portata avanti: "Sconfiggere Hitler. Per un nuovo universalismo e umanesimo ebraico". Un libro complesso e controverso in cui l’autore porta una dura critica al sogno sionista e provocatoriamente asserisce che la società israeliana, le cui paure generano derive nazionaliste e violente, non deve più vivere all’ombra dell’Olocausto.
Si riuniscano quindi, qui e ora, le menti più aperte che la società israeliana e la società palestinese hanno e si parlino. Solo il dialogo potrà portare alla fine della tragedia del popolo palestinese. Solo il dialogo potrà dare ad Israele quella sicurezza che non ha mai trovato. Solo il dialogo. Null’altro. Tacciano i cannoni. Parlino le coscienze.
Messaggi
1. Solo il dialogo potrà porre fine alla tragedia del popolo palestinese, 23 gennaio 2009, 19:29, di pietro
sottoscrivo. Ma dubito molto che gli israeliani siano disponibili a concedere diritto di vita ai palestinesi dopo quanto hanno fatto a Gaza. La distruzione del Libano prima e di gaza dopo con l’uso di armi che uccideranno tra dolori e sofferenze spaventose i feriti (DIMA, fosforo, etc....) parlano con chiarezza. I coloni in territorio palestinese hanno atteggiamenti che definire nazisti è poco.
Penso che Israele abbia perso ogni diritto di stare dove è. E’ pericolosa per i suoi vicini e per il genere umano.