Home > Soppimiamo i partiti!
Il termine partito si usa nel senso europeo di gioco sportivo, il che dice la sua origine aristocratica, ma possiamo dire che oggi questo senso non e’ cambiato di molto.
La Francia del 1789 lo considerava era un male da evitare. Non c’erano partiti, ma ci fu il club dei Giacobini, luogo di libere discussioni che sotto la pressione della guerra e della ghigliottina divenne un partito totalitario.
Come disse Tomski: “Un partito al potere e tutti gli altri in prigione” (in fondo e’ il concetto di Mugabe, e sarebbe quello di B se si sentisse abbastanza forte per portare a termine cio’ che la sua immaginazione gli comanda e se la sua piccola corte non lo frenasse).
“In Europa il totalitarismo e’ il peccato originale di tutti i partiti”. (O e’ il peccato originale del Potere ipso facto?).
(I partiti sopravvivono, svuotati, delegittimati, insultati, tenuti come una necessita’ inderogabile da un Potere che tutto ha fuorche’ connotazioni demcoratiche. Si dice che non si puo’ fare politica che non attraverso i partiti. Molti pensano che si farebbe finalmente democrazia senza di loro. Il fatto che esistano non e’ assolutamente un buon motivo per conservarli. Si puo’ conservare una cosa solamente se e’ buona. Ma i partiti hanno cessato da tempo di essere buoni, o forse non lo sono stati mai. Il loro carattere e’ un misto di arroganza, totalitarismo e vendita di illusioni. Che siano un male salta agli occhi. E’ un’evidenza che non puo’ essere negata. La parola “casta” li definisce. Ma dire casta significa dire sopruso, antidemocrazia e vergogna! Soprattutto in Italia dove il Parlamento non delega ormai piu’ nulla, i Governi tradiscono i loro programmi, i delegati svendono i loro elettori e le elezioni sono ormai una farsa dove un cittadino finge di scegliere cio’ che una dozzina di capipartito ha scelto prima di lui e dove, soprattutto, l’opposizione ha rinnegato la propria funzione di opposizione.
“Il bene soltanto e’ un motivo legittimo di conservazione di qualcosa. Il male dei partiti politici e’ innegabile”.
Si chiede la Weil se nei partiti esista ancora una frazione infinitesima di bene.O se siano ormai male allo Stato puro.
“Un albero marcio non puo’ portare buoni frutti”.
“Se il criterio su cui giudicarli e’ il Bene, questo non puo’ essere, in primo luogo, che la verita’ e la giustizia, e, in secondo luogo, l’utilita’ pubblica”.
(B appoggia la sua arroganza sulla maggioranza dei voti ricevuti. Ma la maggioranza non e’ diritto. Puo’ essere un potere, un alibi, ma non qualifica di per se’ il diritto. Era diritto la folla oceanica che plaudiva le follie di Hitler?)
Che il totalitarismo poggi su uno o molti, non fa la differenza, dice la Weil “Se, invece di Hitler, la Repubblica di Weimar avesse deciso attraverso le vie piu’ rigorosamente legali e parlamentari di mettere gli Ebrei in campi di concentramento e di torturarli con raffinatezza fino alla morte, non avrebbe avuto un atomo di legittimita’ piu’ di Hitler.”
“Solo cio’ che e’ giusto e’ legittimo. Il delitto e la menzogna non lo sono mai”.
(Possono essere legittimi il razzismo, la xenofobia, lo sfruttamento del lavoro, la guerra aggressiva, le eccessive sperequazioni sociali, la difesa dell’evasione fiscale, le violenze sulla Costituzione? Possono essere legittime solo se sono avanzate d auna maggioranza di Governo? Puo’ essere legittima una legge che mette in salvo 4 cariche dello Stato per difenderne una, calpestando l’uguaglianza di tutti davanti alla legge? O il blocco per un anno di 100.000 processi per crimini gravi per salvarne uno?
Queste cose possono essere legali, cioe’ comandate dalla legge, ma non per questo possono essere legittime. E’ invece legittimo opporsi a un tiranno, respingere leggi inique e non applicare comandi disumani.
I pescatori siciliani che raccolsero i migranti in procinto di affogare rifiutandosi di applicare l’ordine di un pazzo che comandava loro di lasciarli affogare, hanno seguito la voce delle proprie coscienze che era infinitamente piu’ alta del comando di un legislatore scellerato.
I tedeschi che consegnarono ai lager gli ebrei, loro vicini di casa, denunciandoli, obbedirono alla legge ma si condannarono all’ignominia eterna.
E’ per questa legge morale interna che i prefetti si rifiutano oggi di applicare il comando di Maroni e di prendere le impronte dei piccoli nomadi tra i 6 e i 18 anni quando non ci sono prove di reato. Perche’ si dovrebbe agire “sulla presunzione” di un reato possibile? Perche’ non prendere le impronte, allora, a tutti i bambini di Scansia, di Secondigliano, di Pozzuoli, “nella presunzione” che in futuro potrebbero essere portati a commettere un reato? Perche’ non prendere le impronte a tutti i figli di leghisti “nella presunzione” che in futuro la disumanita’ dei loro padri li potrebbe spingere ad aggredire un migrante, uno zingaro, un nero, un islamico?).
Rousseau era un romantico e non condivideva tutti gli assiomi illuministi. Non credeva, ad es., che se una nazione intera avesse portato avanti un’idea ingiusta, questa sarebbe stata piu’ vera dell’ingiustizia pensata da un solo tiranno. Gli illuministi ponevano la ragione su un altare e la divinizzavano, ma nella societa’ reale la ragione e’ spesso l’ultima cosa ben distribuita. “Di fronte ai crimini portati avanti storicamente dalle masse oggi non e’ piu’ consentito credere che il consenso generale si identifichi con cio’ che e’ giusto.”
Rousseau pensava che in un popolo piu’ valutazioni si sarebbero contemperate con un risultato che si sarebbe avvicinato di piu’ alla giustizia.
“Il vero spirito del 1789 consiste nel pensare che una cosa e’ giusta perche’ il popolo la vuole e che la volonta’ di un popolo ha maggiori probabilita’ di essere conforme alla giustizia della volonta’ di un tiranno.
Ma si richiedono certe condizioni.
Intanto che il popolo non sia eccitato nelle sue passioni.”
La passione collettiva fa cadere ogni razionalita’, e’ un impulso al delitto e alla menzogna infinitamente piu’ potente di qualsiasi passione individuale. Nella massa gli impulsi cattivi si potenziano. Se una sola passione collettiva afferra tutto un paese (come oggi la xenofobia e il razzismo), il paese intero e’ unanime nel delitto. Le passioni divergenti non si neutralizzano. La lotta le esaspera.
“Occorre poi che il popolo possa esprimere il suo volere rispetto ai problemi della vita pubblica e non fare soltanto una scelta di persone. Ancora meno una scelta da irresponsabili”. (Dunque occorre la conoscenza, la corretta informazione, la possibilita’ di pubblici dibattiti, il confronto di idee. Non certo la censura o l’informazione omologata).
Si capisce bene che a questo punto non c’e’ mai stato nulla che sia stata una democrazia.
Come si fa a dare ai cittadini di un paese il modo per esprimersi sui grandi problemi della vita pubblica? Come si fa a farli ragionare con informazioni corrette e a freddo, senza che qualche retore interessato li scateni o li disinformi?
Queste due condizioni non si danno, dunque la democrazia non esiste.
Come definiamo un partito?
– una macchina per fabbricare passioni collettive?
– un’organizzazione che influenza pesantemente le menti dei cittadini?
– un’associazione che tende a dare piu’ potere a un gruppo o a un indìviduo?
Queste tre caratteristiche basterebbe a definire male ogni partito.
Il partito e’ un mezzo per conseguire un qualche utile o scopo?
Solo il Bene e’ un fine. (Ma la maggior parte della gente individua il Bene in un interesse. E lo stesso fanno i partiti. Dovrebbero perseguire il Bene Pubblico, perseguono interessi privati. Sono macchine con cui gruppi di persone cercano di ottenere qualcosa a cui tengono per motivi molto poco universali. B arriva a dire che le leggi canaglia che fa per se’ servono “alla collettivita’”. Questa e’ una bestemmia ed e’ anche una cosa ridicola a cui nemmeno i suoi cloni riescono a credere. E’ negata in modo lapalissiano dall’evidenza. B rifiuta con sdegno che le sue leggi fatte per salvare se stesso non siano personali quando non c’e’ la piu’ piccola motivazione contraria. Ma poiche’ lui lo dice, gli altri dovrebbero credergli. Il fatto gravissimo e’ che i suoi cloni si compiacciono di dire che ci credono. Oppure svelano la truffa ma considerano la cosa furbissima e ammirevole).
“I partiti dicono di essere diversi tra loro perche’ hanno ideologie diverse, ma ‘nei fatti’ nessun osservatore riesce a capire in cosa queste ideologie siano diverse o in cosa consistano”. Meno che mai sanno individuarle i seguaci che si attaccano spesso su prove pretestuali, anche quando le reali operazioni di governo mostrano comportamenti e spartizioni analoghi agli schieramenti opposti.
“Un uomo non ha che molto raramente una dottrina. Una collettivita’
non ne ha mai. “
(La dottrina di un partito politico e’ una cosa vaga e irreale. I seguaci negheranno questo con sdegno, anche se conoscono meglio l’ideologia presunta avversa da attaccare che la loro. Eppure quella loro dottrina, se mai ci fosse, sarebbe immediatamente messa da parte qualora gli interessi del momento lo richiedano. E i seguaci troverebbe ancora dei buoni motivi per essere fedeli e ripeterebbero che la dottrina e’ la cosa piu’ importante, anche se i fatti provano esattamente il contrario.)
Del resto formulare una concezione del bene pubblico non e’ affatto facile.
“Piu’ facile e’ che il partito diventi fine a se stesso. Che lo diventi cioe’ il suo potere. E questa e’ idolatria. Non e’ democrazia.”
Il partito esiste se ha una fetta consistente di potere. Questo lo qualifica. Quando non ha questo potere, scompare. Non c’e’ alcuna dottrina che lo faccia restare in vita. Dunque “la sua sostanza e’ il suo potere”. Nient’altro. A maggior ragione esso sara’ antidemocratico. Anzi per difendere il suo potere aggredira’ in ogni modo la democrazia, pur vantandone gli apparati formali.
Se un partito ottiene in qualunque modo un sostanziale potere, cio’ gli basta ed avanza. Ai suoi adepti non interessa molto che ci sia o no una ideologia. Si identificano col potere del capo come se fosse il loro. Vivono per sostituzione di persona. Integrano le deficienze di tutta una vita col miraggio di cio’ che il capo e’ o fa o puo’. Lo mitizzano. Il suo potere li fa sentire pieni di potenza nei confronti dei loro avversari. E questo loro basta. Anche quando le condizioni tolgono loro la soddisfazione dei loro bisogni o la realizzazione dei loro interessi, il loro senso di appartenenza e la proiezione della loro identita’ li riempie di soddisfazione e non permette loro di vedere quanto i loro diritti siano negati. Il partito permette loro di vivere per immaginazione e per mistificazione).
“La tendenza essenziale dei partiti e’ totalitaria non soltanto rispetto a una nazione, ma rispetto al mondo. Proprio perche’ la concezione del bene pubblico, caratteristica dei vari partiti, e’ una finzione, una cosa vuota e senza realta’, mentre la vera realta’ e’ la loro ricerca della potenza totale. Ogni realta’ implica di per se’ un limite. Ma il potere di per se’ aspira ad essere senza limite. C’e’ dunque alla base di ogni partito una menzogna, su cio’ che e’ e su cio’ che vuole. Il totalitarismo si collega sempre alla menzogna”.
Il partito e’ per essenza una associazione di potere basata sulla menzogna.
Il desiderio dell’adepto non e’ che il suo partito diventi piu’ giusto a costo di perdere potere, ma che diventi piu’ numeroso, piu’ ricco e piu’ forte a costo di perdere ideologia. In fondo, nel suo piccolo, anche ogni adepto non desidera che il potere e la fedelta’ al partitio e’ un atto di automistificazione. Unico impulso e’ la tendenza al potere, direttamente o per interposta persona.
“Lo sviluppo materiale del partito e’ l’unico criterio rispetto a cui si definiscono in tutte le cose il bene e il male. Come il partito fosse un animale da ingrassare, e l’universo fosse stato creato per ingrassarlo. L’ingrassamento del partito e’ il suo bene. Ma non si puo’ servire Dio e Mammona. Qualora si abbia un criterio del bene diverso dal bene, si perde la nozione del bene”.
“Dal fatto che lo sviluppo del partito costituisce l’unico fine, deriva inevitabilmente una pressione collettiva del partito sul pensiero degli uomini. Questa pressione si esercita di fatto. Si rivela pubblicamente. E’ confessata, proclamata. Tutto questo ci farebbe orrore se l’abitudine non ci avesse straordinariamente accecati.
I partiti sono organismi costituiti pubblicamente, ufficialmente in modo da uccidere nelle anime il senso della verita’ e della giustizia.
La pressione collettiva viene esercitata sul grande pubblico attraverso la propaganda”.
Lo scopo confessato dalla propaganda e’ di persuadere, non di comunicare maggior luce. Hitler aveva compreso benissimo che “la propaganda e’ sempre un tentativo di asservire gli spiriti”. Tutti i partiti fanno propaganda. Quello che non ne facesse sparirebbe per il fatto che gli altri ne fanno. Nessuno ha tanto coraggio nella menzogna al punto da affermare che si interessa dell’educazione del pubblico, che lavora per formare il giudizio del popolo.
“I partiti parlano, e’ vero, di educazione rispetto a coloro che sono venuti ad essi, simpatizzanti, giovani, nuovi iscritti. Questa parola e’ una menzogna. Si tratta di una preparazione per portare a compimento il dominio ben piu’ rigoroso esercitato dal partito sul pensiero dei suoi membri”.
Appena si entra in un partito, si rinuncia a cercare unicamente il bene comune e la giustizia. Se qualcuno dicesse che vuol perseguire il bene in astratto e non quello del suo partito, sarebbe da espellere. Ma se una verita’ e’ relativa, se una verita’ e’ di partito, cessa di essere la verita’. E un uomo di partito non puo’ nemmeno elaborare una sua verita’ o non sarebbe degno di stare in quel partito.
(Ma, se non si entra in un partito come si puo’ fare qualcosa per la vita pubblica?
Dobbiamo arrivare a una forma di partecipazione pubblica che sopprima i partiti o si svolga malgrado questi. Non c’e’ altro modo per un uomo di essere fedele a se stesso. Una liberta’ interiore e una evoluzione possono svilupparsi solo al di fuori di cio’ che ogni partito impone. Solo cosi’ si puo’ garantire a se stessi che non ci sara’ discrasia tra le idee che si predicano e il proprio comportamento. Questa e’ la stigmate dell’uomo vero che non puo’ essere il servo di un partito o dell’uomo in cui esso si incarna).
Un uomo ha 3 modi di mentire: verso il partito, verso il pubblico e verso se stesso. La prima e’ di gran lunga la meno cattiva. Se pero’ l’appartenenza a un partito costringe sempre alla menzogna, siamo nel male supremo. Nel caso in cui uno si limita a ripetere le tesi del suo superiore politico, o in cui uno contrabbanda il proprio pensiero come fosse del tal partito in quanto si conforma a quello che crede che esso sia.
“Qual’e’ la verita? Non vi e’ che una risposta. La verita’ sono i pensieri che sorgono nello spirito di una creatura pensante desiderosa totalmente, esclusivamente della verita’.”
Se dici di volere la verita’ ma ti interessa soprattutto l’appartenenza o il conformismo non sei nella ricerca giusta e non puoi trovare nulla di giusto.
“E’ impossibile esaminare i problemi spaventosamente complessi della vita pubblica badando contemporaneamente da una parte a discernere la verita’, la giustizia, il bene pubblico, dall’altra a conservare l’atteggiamento che conviene al membro di un raggruppamento. La facolta’ umana dell’attenzione non e’ capace di due prestazioni simultanee. Di fatto, chiunque sceglie all’una, abbandona l’altra”.
Se un uomo dovesse fare dei calcoli numerici e venisse frustato ogni volta che esce un numero pari, farebbe di tutto per non farlo uscire. Un partito e’ come questa frusta, puo’ farti sbagliare ogni calcolo, anche contro la tua intenzione.
I partiti sono un formidabile meccanismo, in virtu’ del quale, in un’intera nazione, non vi e’ un solo spirito che presti tutta la sua attenzione a discernere il bene, la giustizia, la verita’.
Se si affidasse al diavolo l’organizzazione della vita pubblica, non si potrebbe immaginare nulla di piu’ ingegnoso.
Se la realta’ e’ un po’ meno oscura, e’ perche’ i partiti non hanno ancora divorato tutto.
Analogo meccanismo di oppressione spirituale e mentale nella Chiesa.
Essa presenta ai suoi fedeli dogmi che devono essere obbediti e non possono essere discussi. Se il fedele li rifiuta cade nell’ostracismo. Spesso il fedele non li conosce o non li capisce. Cio’ nonostante gli si richiede una adesione totale, che limita la sua volonta’ e abbrutisce la sua intelligenza. La Chiesa non vuole che egli sia un uomo, ma che si sottometta. E’ una struttura di potere. Devi credere questo perche’ devi credere nell’autorita’ della Chiesa. Basterebbe cio’ a negare la liberta’ spirituale dell’uomo.
Non ti si chiede di cercare la verita’, come sarebbe compito della luce della ragione, ma di adeguarti a un insegnamento prestabilito, dunque si soffoca ogni spirito di verita’ prima che nasca. Il misticismo e’ l’unica via di fuga possibile. (Per questo la Chiesa odia tanto i mistici e li disconosce. Nulla la Chiesa puo’ odiare di piu’ di colui che ha un contatto diretto con lo Spirito, perche’ nega la sua mediazione. Dalla Chiesa una democrazia non avrebbe mai potuto nascere e di fatto non e’ mai nata).
La storia ci ha portato a una democrazia formale fondata sul gioco dei partiti, di cui ciascuno e’ una piccola chiesa armata di scomunica.
L’influenza dei partiti ha contaminato tutta la vita mentale della nostra epoca. Ha costretto la mente umana alla sottomissione acritica, dunque alla morte dell’evoluzione e della ragione.
Di fatto, chi entra in un partito assume un atteggiamento docile e suddito: “Come monarchico, come socialista, penso che …”. E’ cosi’ comodo! Significa non pensare e non vi e’ nulla di piu’ comodo che non pensare.
La soppressione dei partiti sarebbe un bene quasi assoluto.
I candidati non direbbero agli elettori: “Il partito pensa che…”, ma: “Io penso questo o quello”. Sarebbe un’assunzione di responsabilita’. La caduta delle menzogne.
C’e’ un solo modo per sfuggire alla trappola dei partiti: la democrazia partecipata piu’ diretta possibile dove ognuno abbia il coraggio di un’assunzione personale e diretta di responsabilita’ come nei frequenti sondaggi svizzeri. Io cosa farei qui. Non io come membro di un partito, o di una Chiesa o di una setta o corporazione, ma io come testa pensante, come persona. Solo quando le menti singole avranno preso il posto dei raggruppamenti omologati potremo avere qualche speranza di progresso politico.
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Masada 740 Sopprimiamo i partiti!
Messaggi
1. Soppimiamo i partiti!, 5 luglio 2008, 18:24, di viviana
Simone Weil, filosofa ebrea poi convertita al cristianesimo, morta in sanatorio a soli 34 anni.
Molti nazisti del suo tempo l’avrebbero considerata, in quanto ebrea, uno scarto umano, così come oggi alcuni dementi disgustosi intendono considerare rom o sinti o extracomunitari o neri o islamici.
La follia umana e la perversione non hanno mai fine. Ma ci sono tempi dove i governi sostengono i peggiori e diffondo le loro idee nere come la gramigna che uccide le erbe del campo.
Questa giovanissima filosofofa scriveva:
"Mai come in questo momento l’individuo è stato così completamente abbandonato ad una collettività cieca, mai gli uomini sono stati più incapaci non solo di sottomettere le loro azioni ai propri pensieri, ma persino di pensare.
L’uomo ha perso la sua umanità. E’ in uno stato doloroso di caduta perché viviamo in mondo dove nulla è a misura dell’uomo, dove vi è una sproporzione mostruosa tra il corpo dell’uomo, il suo spirito e le cose che costituiscono attualmente gli elementi della vita umanitaria, dove, in una parola, tutto è squilibrio.
All’interno di una simile società, l’uomo sperimenta l’impotenza e l’angoscia.
La storia cade quando diventa asservimento degli uomini.
Oggi la società è diventata una macchina per comprimere il cuore e per fabbricare l’incoscienza, la stupidità, la corruzione, la disonestà e soprattutto la vertigine del caos. Nella storia umana due sono state e sono le principali forme di oppressione:
– la schiavitù esercitata in nome della forza
– e l’asservimento in nome della ricchezza"
viviana
2. Soppimiamo i partiti!, 7 luglio 2008, 10:16
Chi ha tempo per scrvere tante parole è uno che non ha niente di meglio da fare. Di costoro ne abbiamo abbastanza!
1. Soppimiamo i partiti!, 7 luglio 2008, 10:53, di viviana
Chi ha avuto tempo per scrivere tante parole fu una filosofa ebrea morta a 34 anni che tempo non ne abbe abbastanza, ma la sua voce resterà nella storia come una delle menti più grandi mentre "i fatti" di tanti velleitari che finiscono col non fare mai niente non entrerà mai nemmeno nella "loro"storia.
Ti ricordo che abbiamo già avuto degli idioti che pensavano che il partito fosse tutto e che fosse meglio agire che pensare. Ci abbiamo passato un ventennio con questi signori, e non ne abbiamo bisogno di altri
viviana