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Sorpresa, l’Argentina di Kirchner torna alle pensioni pubbliche

Publie le mercoledì 22 ottobre 2008 par Open-Publishing

Sorpresa, l’Argentina di Kirchner torna alle pensioni pubbliche

di Angela Nocioni, Buenos Aires

Neoperonisti versus fondi pensione. E’ nell’aria un drastico ridimensionamento del sistema pensionistico privato in Argentina. I fondi non scompariranno. Chi vuole potrà continuare a versare al privato i propri soldi, ma il governo invita i lavoratori a passare al pubblico. Lo Stato si farà carico del passaggio e gestirà i contributi accumulati finora. L’amministrazione del denaro investito finora dai fondi sarà trasferita allo Stato che si occuperà di chi è già in pensione e di chi deve ancora andarci. La firma della presidente Cristina Kirchner al progetto di legge da inviare al parlamento era attesa per la serata ieri.

Non è una vera sopresa, un primo provvedimento era già stato promosso un anno e mezzo fa dall’allora presidente Nestor Kirchner durante la campagna elettorale della moglie. Ora però è la crisi finanziaria globale a muovere la decisione. Questo perlomeno dicono alla Casa Rosada. Poiché il denaro versato ai fondi pensione finisce in investimenti finanziari il cui rischio è da considerare in aumento, spiegano i peronisti, è meglio che lo Stato intervenga ora piuttosto di ritrovarsi a doverlo fare in futuro quando centinaia milioni di lavoratori potrebbero vedere polverizzate le loro pensioni.

Come dire: prevediamo nuove cadute. E poiché nell’amministrazione dei fondi pensione il rischio dell’investimento ricade tutto nel contribuente, il governo argentino prende provvedimenti e dice di farlo per evitare di doversi far carico in futuro di eserciti di lavoratori con la pensione rimpicciolita dalla sera alla mattina. Così come gli stati intervengono per salvare le istituzioni finanziarie, spiegano al ministero dell’economia, devono intervenire per salvare le pensioni della gente.

Il sistema privato di pensioni, vigente in Argentina dal 1994, ha 9 milioni e mezzo di iscritti. I fondi qui si chiamano Administradoras de fondos de jubilación y pensión (Afjp) e sono controllati principalmente dalla banche. Sono undici e quasi tutti proprietà del Banco Frances e del gruppo Santander. Il loro ingresso fu deciso nel 1993 dal governo Carlos Menem che tentava di imitare il modello cileno. L’argomento usato fu: abbiamo un mercato di capitali da sviluppare. Il sistema fu però applicato con un tranello tipico dello stile menemista: il passaggio dal pubblico al privato fu reso obbligatorio nei fatti attraverso un ingannevole meccanismo di silenzio-assenso e fu negata ai contribuenti la possibilità di cambiare idea. Una truffa. Avvenne così che milioni di persone, del tutto ignare di ciò che stava accadendo ai loro contributi, si trovarono da un giorno all’altro a versare denaro non più al sistema pubblico ma alle (ora odiatissime) Afjp senza averlo mai deciso.

La legge voluta da Nestor Kirchenr l’anno scorso correggeva questo sistema dando, a chiunque volesse uscire dalle Afjp, sei mesi di tempo per tornare alla pensione statale. La scelta poteva essere mutata ogni cinque anni ma dieci anni dal raggiungimento dell’età
pensionabile veniva considerata definitiva. I lavoratori con una quantità di denaro accantonata nei fondi pensione inferiore all’equivalente di cinquemila euro venivano trasferiti al sistema statale d’ufficio. Con i fondi pensione i Kirchner hanno una partita aperta da anni. Nel 2003, durante la complessa ristrutturazione del debito pubblico
con i creditori interni, Nestor impose una rinegoziazione dei bonos in mano alle Afjp, offrendo loro un prezzo migliore di quello proposto agli altri creditori, ma comunque un prezzo basso. I fondi accettarono. Non avrebbero potuto fare altrimenti. S’erano ritrovati in mano la carta straccia delle quote del debito pubblico acquistate, su pressione di Menem, dieci anni prima.

La nuova legge promossa ora da Cristina interessa milioni di lavoratori argentini, ma non la maggioranza. I lavoratori in nero superano il 50% del totale dei reali occupati. Per loro, pubblico privato, fa lo stesso. Una pensione non l’avranno mai.