Home > Sos per la democrazia informazione in pericolo

Sos per la democrazia informazione in pericolo

Publie le giovedì 25 settembre 2008 par Open-Publishing

Sos per la democrazia informazione in pericolo

Libera stampa in libero Stato. Il problema è che l’attuale governo cerca di sbarazzarsi della libera stampa. Come? Tagli, tagli e ancora tagli ai contributi pubblici. E niente soldi vuol dire niente giornalisti, niente grafici, poligrafici, tipografie, edicole. Insomma nessuna informazione se non quella dei grandi gruppi editoriali. Cronaca di una giornata di resistenza civile ai diktat del governo Berlusconi. La prima pagina del "Manifesto", costruita graficamente come un volantino-appello, è esplicita: «Fateci uscire». «Una nuova emergenza bussa alle nostre porte. Ha qualcosa di simile alle tante dei nostri 37 anni di vita, perché sempre di bilanci in rosso si tratta».

Il quotidiano di via Bargoni lancia una sottoscrizione: «Quattro milioni 50mila euro, il contributo pubblico che il "Manifesto" avrebbe dovuto ricevere nel 2008 e che il governo ha messo in discussione con il decreto Tremonti». Una legge, per giunta retroattiva, si abbatte come una scure su giornali anche molto diversi fra loro. Si va dal "Manifesto" all’"Avvenire", da "Liberazione" al "Secolo", dalla "Padania" al "Corriere mercantile". «I tagli all’editoria cooperativa e politica - dice il "Manifesto" - sono lo specchio di una "cultura" che trasforma i diritti in concessioni, i cittadini in sudditi. Non sarà più lo Stato (con le sue leggi) a sostenere giornali, radio, tv. Sarà il governo (con i suoi regolamenti) a elargire qualcosa, se qualcosa ci sarà». Il giornale (una cooperativa di 92 soci) fornisce le coordinate per la sottoscrizione: on line sul sito www.ilmanifesto.it , telefonicamente o per fax, oppure presso la Baca popolare etica, agenzia di Roma. Gli amici si vedono nel momento del bisogno. Il "Manifesto" spera di averne tanti, qualcuno si è già fatto sentire.

Tra i primi a rispondere all’appello il leader del Pd Walter Veltroni e il segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini. «Allo studio ci sono già altre iniziative - spiega il direttore Gabriele Polo - una il 7 ottobre al Circolo degli artisti di Roma, e un’altra, più politica, la prossima settimana: stiamo valutando come portare la nostra protesta di fronte a Palazzo Chigi». Riguardo ai tagli voluti da Tremonti, Vittorio Feltri, direttore di "Libero", ai microfoni di "Ecoradio" dice: «La cosa che più mi preoccupa è che se si tagliano i soldi ai piccoli giornali, magari si mantengono cospicui contributi dati ai grandi giornali». «Oggi - continua Feltri - non c’è quotidiano che non fa politica. I tagli dovrebbero essere uguali per tutti, tutti dovrebbero essere danneggiati. In tutto il mondo l’editoria viene sostenuta dallo Stato, se in Italia non si facesse più, sarebbe un’anomalia». «Uno sforzo deve continuare ad essere fatto - conclude il direttore Feltri - in favore di un settore vitale per il funzionamento della democrazia».

Intanto l’assemblea dei redattori di "Europa" esprime in una nota «viva preoccupazione. C’è il rischio concreto di chiusura a breve della nostra testata. Ci rivolgiamo innanzi tutto ai nostri lettori perché la nostra causa è anche la loro. E facciamo appello alla Federazione nazionale della stampa, a tutte le forze democratiche perché s’impegnino in una battaglia che va oltre la nostra sorte e ha come posta in gioco una reale libertà di pensiero e di informazione». Roberto Monteforte, Cdr dell’ "Unità", condivide le angosce dei colleghi. «Daremo battaglia - assicura - Le nostre voci sono un patrimonio per la democrazia, un valore che va difeso ed arricchito. Non un costo da tagliare. Certo, bisogna assicurarsi che i contributi statali vengano effettivamente assegnati alle testate che ne hanno il diritto.

Ma non si può trasformare un diritto in una concessione». Dopo Mediacoop, ieri a battere un colpo è stata anche Federcultura Turismo Sport, che dice sì a un’opera di moralizzazione che assicuri una gestione trasparente dei contributi, ma chiede anche di «invertire il trend dei continui tagli delle leggi finanziarie, che stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza stessa delle cooperative editrici e di tante testate giornalistiche».

I comitati delle diverse redazioni sono in contatto, assicurano battaglia civile per salvare una parte essenziale della democrazia. Domani sit-in davanti alla sede di "Liberazione" per difendere un’altra voce della libera informazione.

Fri.Na.