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Spionaggio contro l’opposizione: in un cd intercettazioni avvelenate

Publie le sabato 21 gennaio 2006 par Open-Publishing

Spionaggio contro l’opposizione: in un cd intercettazioni avvelenate
di Enrico Fierro

«Circolano strani dischetti. O cd, come si chiamano. Non c’è redazione di giornale, anche la più sperduta, che non abbia ricevuto l’offerta di questo prodotto ormai tanto di moda». Guido Calvi, avvocato e senatore dei Ds, ride amaro quando racconta la storia dell’ultimo cd di «successo». Non si tratta di canzoni. «Intercettazioni, sono intercettazioni», dice.

Intercettazioni sul caso Unipol, senatore?
«Sì, ma il prodotto è taroccato».

Ne è sicuro? Perché in giro corre voce che il famoso cd contenga la bellezza di 1942 telefonate...
«Ed è materiale che vale meno di zero».

Raccolto da ambienti ostili all’opposizione?
«Certo non amici. Si tratta di personaggi che vogliono alimentare la campagna di maldicenze e di veleni contro i Ds. È lo stesso identico meccanismo dei fascicoli del Sifar...»

Così si chiamavano i servizi segreti ai tempi del generale Di Lorenzo...
«Proprio così. Quei fascicoli erano spazzatura...».

E le 1942 intercettazioni?
«Pure. Il problema è che quelle intercettazioini non sono mai state trascritte e quindi non sono nel fascicolo dei magistrati».

E questo cosa vuol dire?
«Che non sono conoscibili da magistrati e avvocati e quindi allo stato non si può verificare se si tratta di intercettazioni manipolate o addirittura inventate...»

Un’accusa grave, anche lei intravede la possibilità, come dice D’Alema, che sia in atto una azione investigativa parallela contro i Ds?
«Mi pare evidente. Dico che chi ha quelle intercettazioni può farne l’uso criminale che vorrà».

Chiariamo un punto, però, quelle intercettazioni sono state ordinate da un pubblico ministero, se la magistratura ritiene il contenuto ininfluente dal punto di vista delle indagini, perché non ne ha ordinato la distruzione?
«Certo che quel materiale doveva e deve essere distrutto. Il problema è che ormai quei cd sono usciti dal controllo della magistratura. Chi li possiede, se è persona senza scrupoli, ne può fare l’uso più protervo».

Insisto: anche lei crede che tutto ciò sia il frutto di una attività para-investigativa?
«Dico che mi sembra di essere tornati ai tempi del famigerato Sifar di De Lorenzo, quando a girare erano fascicoli che raccoglievano pettegolezzi e maldicenze su uomini politici. Di quelli se ne ordinò la distruzione, i cd, invece, non è possibile distruggerli perché sono nelle mani di privati. La cosa importante è che le intercettazioni che contengono sono prive di qualsiasi rilevanza penale, se non il reato commesso da chi le conserva, le distribuisce e da chi le pubblica».

Qualcuno vi accuserà di fare del vittismo...
«In questa storia noi, i Ds, siamo la parte lesa, sia chiaro. Qui si sta avvelenando la campagna elettorale con una disgustosa azione contro i leader dell’opposizione. E questa non è una novità. Perché da sempre la destra più spregiudicata ha tentato di colpire la sinistra e il mondo del lavoro con lo strumento della calunnia. Basti pensare a cosa fecero al povero Ugo Pecchioli. Eravamo agli albori degli anni Sessanta e la magistratura, un giovanissimo Guariniello, allora pretore a Torino, indagava sullo spionaggio organizzato dalla Fiat contro gli operai e i loro sindacati. Un provocatore del tempo andava in giro con le foto di Pecchioli, giovane pure lui e segretario dei comunisti torinesi, scattate in un night. Ugo, che era riservatissimo, quasi un monaco, veniva ritratto con in braccio una entreneuse nuda. Si scoprì che si trattava di un pessimo fotomontaggio. Pecchioli ci rimase molto male. Per non parlare di Tangentopoli...».

Greganti e il conto Gabbietta...
«Altre infamie contro il Pds e un galantuomo come Marcello Stefanini. Quelle accuse contribuirono alla sua morte. Anche allora articoli, editoriali. Ebbene, dopo mesi di indagini su Greganti e sul conto Gabbietta e di calunnie contro Stefanini e le cooperative, si scoprì che Greganti aveva detto il vero: il denaro depositato sul conto Gabbietta era suo e lo aveva in parte utilizzato per acquistare una casa a Roma. Stefanini e il Pds erano totalmente estranei. Stefanini uscì provato, ma fu assolto da tutte le accuse con sentenze emesse anche dopo la sua morte. Sempre in quel periodo, poi, spunta la famosa valigetta con un miliardo che Raul Gardini avrebbe inviato a Botteghe Oscure. Occhetto e D’Alema chiesero subito di essere sentiti dal Tribunale di Milano che stava celebrando il processo per respingere ogni calunnia. I giudici ritennero di non prendere neppure in considerazione la richiesta tanto era assurdo il fatto. E Telekom Serbia: un anno di accuse ai leader più eminenti dell’opposizione, con faccendieri alla Igor Marini messi in moto per produrre accuse fantasiose. Alla fine i magistrati hanno scoperto la calunnia e incriminato Marini, ma il tutto è stato coperto da un silenzio vergognoso».

Questo è il passato, e oggi?
«Noto strane continuità col passato, gli stessi ambienti che si muovono per colpire la rettitudine dei nostri dirigenti e inquinare il clima democratico».

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