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Spoleto: sfiorata la strage per l’esplosione allo stabilimento dell’esercito

Publie le lunedì 11 aprile 2005 par Open-Publishing

di red.

Pezzi di bombe, spolette inesplose, schegge: per un chilometro di raggio attorno alla stabilimento di Baiano di Spoleto è zona di guerra. L’esplosione di una riservetta piena di munizioni della Stabilimento dell’esercito avvenuta domenica sera, se solo per un miracolo non ha provocato una strage, ha tuttavia provocato danni gravissimi. Lo spostamento d’aria causato dalla deflagrazione ha distrutto vetri ed infissi nel raggio di parecchi chilometri. Il boato si è sentito sino a Foligno e Bevagna, ad una ventina di chilometri dalla cittadina umbra. Un fungo di fumo alto un centinaio di metri è rimasto sospeso per molti secondi sopra lo stabilimento sventrato. «Abbiamo dovuto circondare la zona e impedire l’accesso a chiunque per paura che potessero esserci ordigni inesplosi lanciati lontano dall’esplosione» spiega il vice sindaco di Spoleto Daniele Benedetti «Abbiamo anche ordinato la chiusura di due scuole che sono state danneggiate nonostante si trovassero ad oltre un chilometro dal punto dell’esplosione».

Spoleto ha anche chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. In mattinata, nessuno è entrato nello stabilimento dell’Esercito salvo una trentina di artificieri incaricati di bonificare l’area: troppo rischioso far entrare gli operai per paura che ci fossero ancora munizioni inesplose. Solo per un casio non ci sono state vittime. «La fortuna è stata che. essendo domenica, lo stabilimento era deserto, altrimenti poteva essere davvero una strage» spiega Wanda Scarpelli, responsabile del comparto ministeriale della Cgil regionale dell’Umbria.

Non si sa cosa abbia potuto provocare l’esplosione: il ministero della Difesa tace, così come la direzione dello stabilimento. Ma qualcosa comincia a trapelare. Pare che nella riservetta esplosa fossero custodite alcune centinaia di proiettili difettosi prodotti da una ditta privata. Lo stabilimento da quasi cinque anni - secondo quanto afferma un comunicato della Rappresentanza unitaria di base dello stabilimento - era stato incaricato dallo Stato maggiore di mettere in sicurezza queste armi. «Nel corso di cinque anni è stata ripristinata quasi completamente tutta la produzione dei vecchi manufatti difettosi, il rimanente è andato distrutto con l’esplosione» scrive la Rsu.

Dunque allo stabilimento di proprietà del Ministero era stato affidato il compito di rimettere in sesto munizioni pericolose prodotte da una ditta privata. E la Rsu denuncia come la rinuncia del controllo pubblico sulla produzione di queste armi possa portare a questi disastri. «La Rsu ribadisce il concetto che è indispensabile, per la sicurezza dei lavoratori e della cittadinanza, che rimanga il controllo e la produzione pubblica sugli armamenti in quanto non si tratta di merce qualsiasi» è scritto nel comunicato che ricorda come da anni i lavoratori siano in lotta per salvaguardare i livelli di produzione e di sicurezza dello Stabilimento.

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