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"Stanno usando la guerra per sabotare la lista unitaria"
Publie le lunedì 22 marzo 2004 par Open-PublishingL’atto di accusa di Fassino contro gli alleati della sinistra
"Ci vivono come loro competitori elettorali"
"Stanno usando la guerra per sabotare la lista unitaria"
di ALESSANDRA LONGO
ROMA - "Hanno usato strumentalmente e cinicamente la guerra per 
aggredire i Ds e la Lista Unitaria, per tentare di bloccare un progetto. 
La nostra posizione sulla crisi irachena è la stessa delle Acli, della 
Cisl, delle organizzazioni non governative cattoliche. Eppure, in queste 
settimane, nessuno se l’è presa con loro. E lo sa perché? Perché non 
sono competitori elettorali, mentre noi Ds sì".
Se qualcuno pensa che a Piero Fassino sia passata la rabbia del momento, 
si sbaglia. A bocce ferme, le accuse sono ancora più taglienti, mirate. 
Lui lo chiama "l’episodio", "l’ingiustizia colossale": il leader dei Ds, 
costretto a battere in ritirata ad una manifestazione della pace, 
contestato, insultato, offeso. No, non gli interessa conoscere le facce 
delle poche decine di scalmanati che hanno guastato la festa. Non sono i 
Disobbedienti, "parte di una radicalità fisiologica", il problema.
L’ha detto da subito, in una nota, e a voce. Fassino ce l’ha piuttosto 
con quegli alleati minori che lavorano contro la coalizione, contro "i 
troppo furbi": "Delegittimano, demonizzano, preparano il terreno che poi 
porta alle aggressioni". Perché lo fanno? Da mesi ci ragiona, perché "da 
mesi va avanti questa storia, ho tutte le collezioni dei giornali, le 
dichiarazioni, registro i comportamenti, assisto alla continua 
mistificazione, quasi caricaturale, fatta nei confronti delle nostre 
posizioni sulla guerra". Si è fatto un’idea che non è lusinghiera per i 
destinatari: chi ha creato "volutamente" il clima brutto dell’altro 
giorno, cerca di uccidere "il progetto della lista unitaria", magari per 
portare a casa, alle elezioni, "qualche punto in più in percentuale".
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Fassino non rifà i nomi, tanto sono già usciti: Oliviero Diliberto, 
Marco Rizzo, Alfonso Pecoraro Scanio... Ha registrato "una certa 
timidezza" nelle loro reazioni del giorno dopo, "segno che hanno capito 
che c’è un problema". Il problema sta nell’aver "descritto chi non 
diceva "fuori dall’Iraq subito", come un nemico, un servo di Bush". Il 
problema, dice ai suoi, è che "c’è molta malafede". Uno per tutti: il 
"caso clamoroso" di Zapatero. Il leader socialista chiedeva, ancor prima 
di vincere le elezioni spagnole, una svolta in Iraq, pena il ritiro 
delle truppe. "E’ la stessa posizione della Lista Unitaria, ma sono 
riusciti ad usare Zapatero contro di noi, l’hanno giocato contro di noi. 
Faziosità insopportabile, inaccettabile. Gli stessi parlamentari che mi 
dicevano "perché non fai come Zapatero?", quattro giorni prima non hanno 
votato il nostro ordine del giorno che conteneva esattamente quella 
proposta...".
Ecco come nasce il cosiddetto clima che preoccupa Fassino. Ecco come, 
secondo lui, siamo arrivati "alle lattine, ai bulloni scagliati contro i 
ragazzi della Sinistra Giovanile". Indichi per mesi "i Ds e la Lista 
Unitaria" come il bersaglio da colpire e, alla fine, "lasci il segno". 
La cosa surreale è che questa tensione si annidi in un movimento per la 
pace. Il segretario dei Ds non se ne fa una ragione: "Un movimento così 
è largo per definizione, va dai Ds ai boyscout, passando per la Cisl e 
le Acli, i Beati Costruttori di pace, la Legambiente". Un movimento così 
è fatto per stare insieme, per "riconoscersi e rispettarsi a vicenda". E 
invece diventi il nemico se non sei per il ritiro immediato dall’Iraq, 
"posizione che io considero velleitaria, fatta per salvarsi l’anima".
Quel milione e passa di gente in piazza, dice Fassino, forse pretende 
una discussione seria, vuol capire quali sono le prospettive del 
movimento per la pace, "i suoi orizzonti". Prendi il Kosovo, per 
esempio: cos’ è giusto fare? "Andarsene e lasciare che si scannino tra 
di loro?" E l’Iraq? "Tutti sanno che è stata una guerra sbagliata, ma 
adesso bisogna discutere su come uscire dal pantano, questo è il tema".
Discutere, confrontarsi, rispettarsi. La posta in gioco è alta e si 
riassume tutta in una domanda: "Questo centrosinistra vuole essere 
credibile agli occhi degli italiani sì o no? Si pone sì o no il problema 
della coesione?" Una coalizione sta insieme "se c’è riconoscimento e 
volontà di arrivare ad una sintesi possibile". Le differenze vanno bene, 
possono persino essere un valore aggiunto, sostiene il leader dei Ds, ma 
"le diversità di posizione non si possono tradurre in un attacco, non 
devono giustificare la guerra civile".
Se tu dipingi il tuo alleato come "un traditore, un nemico", come puoi 
essere affidabile agli occhi degli elettori?
Fassino chiede ai suoi partner, ma anche "a certi settori di casa mia", 
una svolta, "un cambio di registro". Non dovrebbe succedere più quel che 
è successo "quando Gino Strada ha dato dei delinquenti politici ai 
dirigenti della Lista Unitaria", colpevoli di non aver partecipato al 
voto sul rifinanziamento della missione in Iraq. Lui se lo ricorda bene: 
"Alcuni, nel centrosinistra, hanno fatto finta di non sentire. Mi 
aspettavo che reagissero. E invece c’è chi si è rallegrato, pensando 
magari che poteva essere utile comportarsi così, ottenere lo 0, 5 per 
cento dei voti in più. Trovo tutto questo immorale e cinico".
Chiudere questo capitolo, "ritornare alla politica". Smetterla con le 
aggressioni ("Il manifesto mi ha messo nel mirino da mesi"). Ma, 
soprattutto, dice il segretario dei Ds, non "sprecare una grande 
occasione", quella di battere un centrodestra in difficoltà, "di cui gli 
italiani non si fidano più". Fassino chiede agli alleati che lo vivono 
come "un avversario", di "riflettere e assumere un altro comportamento 
perché siamo parte di un’impresa comune". Che senso ha, dice, "tentare 
di bloccare il progetto della Lista Unitaria con la scusa dell’Iraq?" 
"Lo trovo un atteggiamento di un cinismo insopportabile. Mi chiedo: lo 
sanno o no che se il principale alleato va male, va male tutta la 
coalizione? Mi sembra incredibile che qualcuno speri che noi si prenda 
meno voti e lavori anche per questo. E’ una cosa fuori dal mondo".
http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/politica/iraqita1/colooqfassino/colooqfassino.html




