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Stefano Cucchi è stato torturato ed ucciso dalle nere forze del disordine

Publie le venerdì 30 ottobre 2009 par Open-Publishing
4 commenti

Questa è la foto di Stefano Cucchi vivo e vegeto quando era ancora di questo mondo, prima di stirare i piedi per colpa degli sbirri fascisti che l’hanno interrogato torturato ed ucciso per qualche canna.

Chi vuole può andarsi a vedere le foto del suo cadavere ( vedi link più sotto ) . E basterà per capire . Tutto.

Fra i motivi per cui io odio Berlusconi, forse il motivo più grande, c’è la costante progressiva fascistizzazione dell’italia.

Ogni mese da una decina d’anni con frequenza progressiva accadono centinaia di episodi di razzismo , di aggressioni impunite, di sempre maggior spazio alla mentalità fascista.

Anche fra le forze del disordine sembra esserci stato, dopo i fatti di Genova con cui la sbirraglia più retriva si presentò al nuovo governo di allora ( con Fini in prefettura a dare indicazioni, lo stesso Fini che oggi fa il sensibile democratico ), un progressivo uscir fuori senza remore dell’anima nera schifosa e repressa, ma neanche tanto, nei decenni precedenti.

Già perchè non è che prima le cose in quegli ambienti fossero molto diverse, ma certo da quei giorni di Genova in poi vi fu una escalation di fatti , dichiarazioni, leggi ed altro che legittimarono certi comportamenti criminali delle camice nere, anche quelle in divisa.

Così che la storiaccia che riprendo qui sotto non è neanche la prima e non sarà purtroppo l’ultima della serie degli omicidi di stato.

E’ una brutta storia che racconta anche dell’atteggiamento infame e vile di tutta la stampa di regime, che ha tenuto nascosta la notizia per diversi giorni, perchè dava fastidio al governo ed era poco interessante per l’opposizione moderata, l’unica presente anche nei media oltre che nel parlamento.

Stefano Cucchi, fermato dai Carabinieri di Roma per il possesso di pochi grammi di marijuana è morto in circostanze misteriose dopo l’interrogatorio, da solo come un cane e senza aver potuto incontrare neanche i suoi genitori, con la faccia tumefatta, qualche vertebra rotta e la mandibola frantumata.
CONTINUA QUI IL POST SULLA STORIACCIA DI STEFANO CUCCHI

Messaggi

  • Il segnale più chiaro ed eclatante di questo processo di fascistizzazione è stata l’assoluzione piena per i fatti di Genova di De Gennaro e dei suoi più fedeli pretoriani.

    E’ chiaro che oggi i suoi "camerati" si sentano legittimati a compiere qualsiasi efferatezza, non solo con la quasi certa impunità, ma con la totale approvazione ed il beneplacito dei loro superiori !!

    MaxVinella

  • DOPO ALDROVANDI, IL CASO CUCCHI

    Questa volta chiarezza subito

    Stefano Cucchi aveva 31 anni. Federico Aldrovandi 18. Il pri­mo è morto a Roma nella notte tra il 15 e il 16 ottobre. Il secondo a Ferrara, il 25 settembre 2005. Forse sono solo due personaggi di storie lontane. Ma per ora le loro vicende sembrano avere più di un punto in comune. Le due famiglie, in­nanzitutto. Gli Aldrovandi si sono battu­ti a lungo per scoprire il motivo della morte del figlio: Federico non sopravvis­se ad un controllo di polizia. Ora i Cuc­chi ripercorrono la stessa strada, fatta di proteste, contatti con i politici che si oc­cupano di detenuti, interviste televisive. Anche Stefano, come Federico, era af­fidato, come insiste a dire la famiglia, «allo Stato». Era stato arrestato dai cara­binieri per spaccio di droga. Aveva pas­sato la notte in caserma. Qualcosa è ac­caduto quella notte. I carabinieri sosten­gono che hanno udito il detenuto la­mentarsi. E per questo hanno chiamato un’ambulanza. Arrivato il medico, Cuc­chi ha rifiutato le cure, preferendo la cel­la all’ospedale. Il giorno dopo è stato portato dal giudice. Poi in carcere. E da lì al pronto soccorso dell’ospedale Perti­ni per un mal di schiena. È morto giove­dì scorso nel reparto dei detenuti.

    La famiglia, che non ha avuto il per­messo di visitarlo durante la convale­scenza, prima ha descritto i segni di un pestaggio sul corpo di Stefano. E poi, proprio come era stato fatto nel caso de­gli Aldrovandi, ha diffuso le foto del ca­davere dopo l’autopsia. Una decisione presa con l’avvocato Fabio Anselmo. Lo stesso del processo di Ferrara.

    Per scoprire la verità su Aldrovrandi ci sono voluti 4 anni e 32 udienze. Fino alla condanna di quattro poliziotti per omicidio colposo: l’avevano percosso e gli avevano tolto il respiro, ammanettan­dolo a pancia in giù. Tempi così lunghi hanno fatto male a tutti, alla famiglia e alla polizia. Ora, per spazzar via ogni dubbio, è necessario fare subito chiarez­za sulla morte di Cucchi. Ha fatto bene il ministro della Giustizia Alfano, a chiede­re «un approfondimento immediato». Ora deve ottenerlo.

    Luciano Ferraro

    30 ottobre 2009

    "Corriere della Sera"

    • Intervista a Luigi Manconi, presidente dell’associazione "A buon diritto"

      "I fatti sono chiari, indagine semplice a patto che la si voglia risolvere"

      "Fatti e testimoni, così è morto Stefano
      la soluzione è sotto gli occhi di tutti"

      di MATTEO TONELLI

      ROMA - "Si tratta di un’indagine che visti i particolari e i testimoni è di facile soluzione, sempre che si voglia risolvere". Luigi Manconi, un passato nella politica e un presente di impegno nel campo dei diritti, in particolare quelli legati al carcere (è presidente dell’associazione "A Buon diritto" e direttore del sito "Innocenti evasioni"), commenta così la morte di Stefano Cucchi, il 31enne morto in carcere dopo l’arresto. Una vicenda che, dopo la pubblicazione delle foto del cadavere martoriato, apre la strada a inquietanti interrogativi. Manconi, che si era occupato anche della vicenda di Federico Aldrovandi, è entrato in contatto con i genitori del ragazzo romano. Contribuendo a far accendere i riflettori sulla vicenda. Così come quelle foto, tremende, che i familiari di Stefano hanno deciso di pubblicare. "Non è stata una scelta facile ma i familiari sono stati in grado di trasformare un dolore privato in una iniziativa pubblica. E’ chiaro che quelle foto aggiungono strazio allo strazio, ma l’hanno considerato un dolore ineludibile per arrivare alla verità" dice Manconi.

      Partiamo dall’inizio e dall’arresto di Cucchi.
      "Si parte con una certezza, all’una di notte del 16 ottobre, i genitori vedono Stefano dopo l’arresto. E il ragazzo, prima di essere portato in caserma dai Carabinieri, sta bene. Da quell’incontro passano 10 ore e madre e padre rivedono il figlio in Tribunale con il volto tumefatto. Inoltre c’è l’avvocato d’ufficio che noterà che Stefano cammina in modo che suscita interrogativi. Le due cose hanno un effetto tale che Stefano viene visitato in Tribunale e il referto conferma le lesioni. Questi sono dati che mi fanno dire che la soluzione del caso è sotto gli occhi di tutti.."

      Il ministro della Difesa Ignazio La Russa dice testuale: "Non ho strumenti per accertare. Di una cosa però sono certo: del comportamento corretto dei carabinieri in questa occasione".
      "In pratica è un atto di fede. Se non sbaglio rispetto ai carabinieri arrestati per la vicenda Marrazzo usò altri toni. Nessun mette in dubbio l’Arma, semmai i comportamenti di alcuni singoli componenti".

      La memoria torna ad altri casi, apparentemente simili, con quello di Federico Aldrovandi. Sono solo casi isolati?
      "Non direi. La nuova legislazione antidroga sta portando le forze dell’ordine a forzature, abusi, arresti immotivati, operazioni fuori dalle regole, carcerazioni senza convalida. E di solito a subire sono o i consumatori o i piccoli spacciatori.Gli anelli deboli della catena. Come Stefano".

      30 ottobre 2009

      http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/morte-cucchi/intervista-manconi/intervista-manconi.html