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Stop alla povertà
Stop alla povertà. E a urlarlo nell’azione globale "Stand up! Take action" sono stati nel mondo 131 milioni di persone, oltre quattrocentomila solo in Italia. In definitiva quasi il 2% della popolazione mondiale. Il che vuol dire che è stato in sostanza battuto il record per le mobilitazioni di massa. «Risultati che possiamo ben dire straordinari» ha ammesso non senza una certa soddisfazione Marina Ponti, direttrice per l’Europa della campagna per gli obiettivi di sviluppo del millennio dell’Onu nel presentare la conferenza che si è tenuta ieri a palazzo Valentini.
Ong, sindacati, associazioni, in una parola la società civile si è "alzata in piedi" nelle scuole, negli stadi, nelle piazze «per dire che nel mondo ci sono ancora diritti fondamentali negati». E in Italia lo ha chiaramente urlato al governo un italiano su due in un’azione che - afferma Sergio Marelli, presidente delle ong italiane - può ben essere considerata una vera iniziativa popolare. «Chi ha orecchie per ascoltare ascolti» rilancia Marelli. Anche se, per la verità, il governo italiano evidentemente fa finta di non sentire se per il 2009 - denuncia Egizia Petruccione, portavoce Cini - ha tagliato oltre il 56% dei fondi destinati alla Cooperazione allo sviluppo. Il che vuol dire - spiega ancora Roberto Bellardini, responsabile cooperazione di Rifondazione tra i presenti in sala - «che verranno finanziati sì e no venti ventidue progetti a fronte dei 400 del precedente governo».
Eppure, ben altre considerazioni sono state sollevate ieri alla presenza dei rappresentanti internazionali della Gcap (Campagna Onu per gli Obiettivi del Millennio e la Coalizione mondiale contro la povertà, ndr). Per esempio quella sostenuta da Takumo Yamada, di Oxfam-Giappone che ha seguito in prima persona i lavori dell’ultimo G8. «Se è vero che le crisi globali da quella sul clima a quella alimentare e finanziaria aumentano anzichè diminuire» sottolinea Yamada. «Se è vero - rilancia Ben Margolis, coordinatore mondiale Gcap - che gli Stati stanziano centinaia di miliardi di dollari per tamponare la crisi dei mercati finanziari, ma non a investirne 40 per eliminare la piaga della fame», allora - il messaggio è chiaro - «quale è la legittimità del vertice dei Grandi?».
Yamada è piuttosto netto: «Quella del G8 è una storia fatta di promesse non mantenute, è arrivato il momento per i leader dei Paesi ricchi di abbandonare il piano delle promesse e rendere conto delle reali disponibilità finanziarie». E di promesse non mantenute ve ne sono tante. Così come è quasi presumibile o meglio accertato sostenere che gli obiettivi del prossimo millennio nella lotta alla fame, alla povertà, per un ambiente sano non verranno centrati. «In Africa - denuncia ancora Christophe Zoungrana - la situazione è critica». E non bastano certo gli aiuti che arrivano dai Paesi occidentali per risanare piaghe ataviche. Occorre fare qualcosa di più. Una richiesta di "coerenza" ai governi è quella che, ancora, proviene da chi, come Marelli, è tra i promotori della marcia di Perugia ed è stato insieme alle ong da lui rappresentate uno dei leader di quel movimento che ha portato in piazza oltre tre milioni di persone contro la guerra in Iraq. «Se i leader politici avessero tassato le transazioni finanziarie come tante volte abbiamo chiesto - conclude - oggi forse la crisi dei mercati non ci avrebbe colpito così». E sarebbe stato compiuto un passo in avanti, proprio nella lotta alla povertà.
CM