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Storace indagato nell’inchiesta “Laziogate”: si parla di “associazione a delinquere”
Publie le domenica 30 aprile 2006 par Open-Publishingdi Daniele Cortese
Il senatore avrebbe ordinato le indagini su Marrazzo e la Mussolini. L’ex ministro contro gli inquirenti: «E’ un linciaggio».
Francesco Storace è ufficialmente indagato nell’ambito dell’inchiesta “Laziogate”. E per associazione a delinquere. Si parla di violazione della legge elettorale: firme false nelle liste di Alessandra Mussolini e violazione del sistema informatico del Comune di Roma per reperire informazioni anagrafiche sui firmatari. In più, ed è forse qui il nodo cruciale, pur trattandosi “solo” di un’aggravante, emerge la associazione a delinquere, non reato di per sé stessa, ma appunto, aggravante.
Nell’inchiesta erano già stati coinvolti Pierpaolo Pasqua, a capo dell’agenzia investigativa Ssi, Niccolò Accame, portavoce dello stesso Storace, Gaspare Gallo, anch’egli investigatore con Pasqua, e Mirko Maceri, ex direttore di Laziomatica, azienda di informatizzazione che opera per la Regione Lazio. Prima testa a saltare. Per tutti si ipotizza lo stesso reato: associazione a delinquere.
L’inchiesta era partita da Milano e riguardava in una sua prima fase, esclusivamente i presunti pedinamenti ai danni di Piero Marrazzo. Ad un certo punto nel corso delle indagini, sbucano delle intercettazioni che coinvolgono Pasqua. Gli organi milanesi trasferiscono, per competenza territoriale, l’indagine alla procura di Roma, la quale a sua volta aveva già in corso altri accertamenti circa le violazioni del sistema informatico del Comune.
Poco prima della notizia dell’iscrizione di Storace nel registro degli indagati, l’ex ministro riceveva la comunicazione della sua proclamazione a senatore della Repubblica. Poco dopo invece, intorno alle 17.00, il senatore Michele Bonatesta della direzione nazionale di An, gli consigliava accorato: «Caro Storace, dimettiti». Amichevolmente, lo consigliava in funzione di una sua più libera ed efficace strategia difensiva, non condizionata dall’infamante sospetto. Staremo a vedere se “Ciccio”, come lo chiamava nelle intercettazioni il portavoce Pasqua, saprà ascoltare il saggio e politicamente lungimirante consiglio di Bonatesta. Per adesso si limita a parlare di «linciaggio» e dice di avere «appreso la notizia direttamente dalle agenzie di stampa». Fanno quadrato intorno a lui i vertici di An. Alemanno si mostra convinto della «piena innocenza dell’amico Storace», Gramazio mostra tutto il suo «sdegno» e parla di «campagna diffamatoria nei confronti di uno degli uomini più rappressentativi di An», mentre l’on. Fragalà tira in ballo lo «sciacallaggio politico- giudiziario messo in atto per condizionare il libero voto Parlamentare»
Quello che colpisce in tutta la vicenda, corrispondente al vero o meno, è il suo doppio aspetto: inquietante da un lato e farsesco dall’altro. Se sul primo versante assistiamo ad una pericolosa contiguità tra non meglio specificate polizie parallele, che possono contare su informazioni raccolte spesso grazie a strane intersezioni con ambienti politici e figure istituzionali, sull’altro ci scappa da ridere all’idea che dopo tutto questo bailamme di improvvisati e romanissimi agenti segreti, pedinamenti con scalcinate Y10 e intercettazioni piene zeppe di imprecazioni degne del migliore Tomas Milian per vincere delle elezioni regionali, il “trucchetto” tutto italiano poi neanche sia riuscito.