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Storia di una sconfitta annunciata

Publie le mercoledì 16 aprile 2008 par Open-Publishing

Storia di una sconfitta annunciata

Società civile Dai movimenti il coro è unanime. E ora? «Ripartire dal basso e con una nuova classe dirigente»

Stefano Milani

Il crollo della Sinistra Arcobaleno? Un disastro, ma ampiamente previsto. Per la società civile il coro è pressoché unanime.

Per Cinzia Bottene, volto e anima del presidio permanente contro la base americana di Vicenza, «l’amarezza è indescrivibile, ma non è una sorpresa, lo andavo dicendo da tempo». La colpa di questa sconfitta?

«Aver sostenuto in questi due anni il governo Prodi, abbozzando ad ogni decisione distante dagli ideali del popolo della sinistra e perdendo quindi ogni ideale». In due parole: una «politica suicida» E adesso? «Ripartire dal basso, dalla gente. Ma prima bisogna azzerare completamente questa classe dirigente ormai inadeguata a proseguire».

Anche per Mauro Bulgarelli eletto nel 2006 in Sardegna per la lista che raccoglieva Verdi, Comunisti Italiani e Lista Consumatori uniti, si tratta di una «catastrofe annunciata». Certo non con queste dimensioni, «questo è uno tsunami senza precedenti». Le cause sono da una parte riconducibili «ad un forte astensionismo che ha colpito maggiormente la sinistra», e anche un problema di frammentazione. «Almeno con Sinistra critica alla Camera il 4% si poteva raggiungere». Ma la critica maggiore del senatore verde è rivolta «ad una classe dirigente che in questa campagna elettorale non ha avuto nessuna interlocuzione coi movimenti e con la base del paese».

Per Giulio Marcon coordinatore della campagna Sbilanciamoci, il risultato è «disastroso» per due motivi. Primo: «per aver consegnato per i prossimi cinque anni il paese a Berlusconi e a questa destra con una Lega che la farà da padrona». Secondo: «senza una rappresentanza parlamentare della Sinistra Arcobaleno, per la società civile e i movimenti sarà chiusa ogni possibile dialogo con le istituzioni». Parola d’ordine, dunque: ripartire da zero. «Ripartire su basi nuove, uscendo dai politicismi di questi ultimi anni». Serve «discontinuità e soprattutto bisogna uscire dallo schema della somma dei quattro partiti». Perciò, «azzeramento dei gruppi dirigenti e dare forza alla sinistra sociale, solo così si può sperare in un futuro».

Sulle ragioni di questa sconfitta Vittorio Agnoletto, europarlamentare della Sinistra europea, ha pochi dubbi: «Abbiamo pagato i due anni di governo Prodi nel quale si sono rotti i legami col movimento pacifista, vedi Afghanistan e il rifinanziamento delle spese militari; col mondo ambientalista, con il via alle grandi opere; con i ceti popolari, su tutte la riforma sul welfare». Ora per l’ex leader del Social Forum c’è solo una strada da percorrere, «quella della radicalità sociale». E per farlo è necessario ritrovare «le ragioni del movimento unitario del 2001, unitario, pacifista e antiliberista e ricostruire un legame con quel ceto sociale che ha stavolta punito la sinistra alle urne».

E’ quasi incredulo Flavio Lotti, coordinatore nazionale del Tavolo per la pace, nel commentare il risultato della Sinistra Arcobaleno. «C’è molto da riflettere, ma va fatto con calma e a mente fredda». Le ragioni dell’insuccesso non vanno ricondotti nell’esperienza di governo degli ultimi due anni, ma «in un sistema elettorale che ha polarizzato l’elettorato verso due grandi partiti, tagliando fuori tutti gli altri». Rimane però «la delusione vera per questi ultimi anni in cui la sinistra non è riuscita a costruire nulla di nuovo nella politica italiana, per questo gli elettori l’hanno punita».

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