Home > Strategie UE e USA di fronte alla crisi
Di fronte alla Crisi, Europa e Stati uniti non presentano affatto strategie simili.
La Comunità Europea si situa in modo più reazionario rispetto ad Obama, prende le difese solo del capitale e del profitto, nega provvedimenti per salari più equi, rifiuta fiscalità meno sperequate, continua a privatizzare beni pubblici come l’acqua e a comprimere il welfare e i diritti del lavoro, rendendo la vita più pesante alle classi media e bassa.
L’Italia si situa ancora più destra, riducendo quasi a zero gli interventi governativi contro la crisi, col furbesco espediente di negarla, in una valutazione fintamente ottimistica ma totalmente surreale della crisi stessa, valutazione che dà al Governo l’alibi di non intervenire affatto né sulla disoccupazione in crescita (che lo Stato stesso alimenta coi tagli in Finanziaria) né sul fisco, né sugli ammortizzatori sociali, né su opere pubbliche veramente necessarie, mentre decadono di giorno in giorno il sistema delle pene, la lotta all’evasione fiscale, i controlli, il sistema giustizia, la sicurezza sul lavoro.
Obama parla di sostegno ai redditi bassi, di allargamento della sanità pubblica, di vasto piano di interventi in infrastrutture, non villette!, ma strade, ponti, reti elettriche, scuole, energia verde ecc. per creare posti di lavoro, chiede tetti ai bonus dei supermanager, aiuti solo alle aziende che non delocalizzano, aumento di tasse ai redditi più alti per aiutare le categorie in crisi, diminuzione delle spocchiose sovvenzioni statali all’agricoltura e lancia messaggi di pace agli antichi Stati ‘ canaglia’ di Bush per evitare guerre future.
Al contrario l’Europa parla bellicosamente di eserciti europei per nuove guerre di aggressione e l’Italia si mette ai primi posti per le spese in armamenti e le offerte non autorizzate ad appoggi militari agli USA, mentre paesi come l’Italia non affrontano affatto il problema dell’energia sostenibile e l’Italia addirittura retrocedendo verso discariche, inceneritori e nucleare, aggravando i rischi per popolazione e territorio.
Tutti infine danno soldi in quantità enorme alle banche, ovvero a quegli stessi autori dell’immane disastro finanziario senza che si veda da parte delle banche stesse un autoregolamento che escluda in futuro disastri analoghi, una volontà di emendarsi e di tutelare il risparmiatore. Obama intende permettere altissime immissioni di denaro nel sistema finanziario e delle imprese ma richiede in cambio garanzie e limiti e anche alcuni paesi europei entrano nella gestione dei maggiori gruppi bancari, mentre
In Italia si continua con la politica dello struzzo e solo la Marcegaglia riscuote muscolarmente il suo miliardo e passa di euro, mentre il cittadino che ha bisogno di prestiti o mutui si trova contro banche stronze e renitenti.
Insomma il neoliberismo ha mostrato chiaramente tutto il suo carattere funesto. Del resto che non fosse un sistema sostenibile è stato dichiarato da almeno 40 anni e non c’era bisogno della crisi finanziaria per dimostrarlo. Gli USA che sono la terra dove esso inizialmente si è impiantato sono pronti a revisionarlo per impedire ulteriori sciagure.
L’Europa non ci pensa nemmeno a farlo e continua a rifiutare drastici interventi sull’impianto economico e la sua anarchia, rilasciando quasi tutto alle manovre delle autorità monetarie, ma senza scalfire l’impianto ideologico che ha creato il più sciagurato sistema economico-finanziario della storia.
Larry Summers, consigliere economico di Obama, invita l’Europa a imitare gli Stati Uniti e a spendere di più e a correggere le sperequazioni più inique, ma noi temiamo che il G20 di Londra non allineerà affatto l’Europa al piano di interventi americano.
In Europa chi ha si tiene quello che ha e non è disposto a lasciar andare via nulla né sul piano dei danari né su quello delle leggi economiche. E non c’è peggior malato di quello che si dichiara guarito per voler pervicacemente rifiutare l’amaro di una medicina senza la quale siamo in pericolo tutti.
D’altro lato il debito pubblico USA sta alzandosi alle stelle divorando il 70% del PIl e si stampano dollari senza freno col rischio di provocare una inflazione a modello argentino.
Il risultato è che sia la coraggiosa politica economica di Obama che la riluttante politica monetaria europea non danno alcuna garanzia di riuscita e, come sempre accade, ci sarà chi non ha da perdere che una quota irrisoria di un immenso patrimonio e chi tutto quello che ha e che significa tutta la sua vita.
Intanto, in entrambi i sistemi, i disoccupati aumentano, le classi medie diventano povere e i poveri poverissimi, i consumi crollano e la spirale della caduta dei consumi si allarga portando a fallimento un numero crescente di imprese.
Finché il neoliberismo non sarà preso di petto e alla legge feroce della deregulation e della massimizzazione del profitto non si sostituiranno principi economici e politici tesi ad una maggiore sostenibilità globale che rispetti equità e diritti, le attuali ricette economiche saranno solo palliativi destinati a durare lo spazio di un mattino. Ma, mentre le elezioni americane hanno portato al potere lo scarto, rappresentato da Obama, da un’ideologia sanguinaria e spietata, nulla nelle elezioni europee ci può far sperare una svolta dal bieco neoliberismo europeo e noi continueremo ad essere diretti da una casta di banche e di multinazionali che cercheranno di tenere in piedi senza variare niente quella stessa struttura che sta mandando a fondo l’Europa e il mondo.