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Sul Tibet

Publie le sabato 12 aprile 2008 par Open-Publishing
7 commenti

Vi mando un messaggio scritto da Lucia, mia sorella, che pur essendo iscritta alla lista per qualche ragione non puo inviarlo. Il messaggio e´urgente in un certo senso (si fa per dire) perche`stanno girando altri interventi, oltre quello di Fidel Castro, in cui la Cina viene presentata come un benevolo paese socialista aggredito dallímperialismo occidentale. Per esempio ce né´uno firmato da Canfora, d’Orsi Vattimo Losurdo e altri, in cui si ringrazia la Cina per aver impedito al Tibet di regredire allóscurantismo...
Bifo

Ecco qua:
alcune riflessioni, mi scuso per la lunghezza, ma anche il compagno FIdel non scherza...

Il compagno Castro dimentica che Mao è morto da tempo e sua moglie è finita in galera.
Dimentica che in Cina il comunismo, che se non sbaglio proibisce lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, semplicemente non c’è più. Ci sono invece forme e gradi di sfruttamento ancora più gravi di quelli che viviamo noi in pieno capitalismo. Le diseguaglianze crescono vertiginosamente e di fronte a una minoranza di ricchi sta una maggioranza di lavoratori che non hanno più quelle garanzie che la repubblica popolare cinese garantiva quando era degna di quel nome: sanità e scuola. La crescita dell’analfabetismo, e il ritorno all’analfabetismo dilaga, e il grado di copertura sanitaria può forse paragonarsi ai paladini del capitalismo neoliberista yankee.

Per quanto riguarda il Tibet, quello che so io è che:
Lhasa è paragonabile a Gerusalemme per la pervasività del controllo poliziesco, non a caso i giovani tibetani (meno pacifisti del loro leader Dalai Lama) si sono incontrati coi palestinesi nel forum sociale mondiale di Mumbay.
Gli elementi più visibili sono i divieti di praticare elementi culturali quali la religione (la religione buddista è una filosofia peraltro non meno interessante del taoismo, senza nulla di dogmatico, anche se con molti elementi diciamo "affettivi" che hanno a che fare con la sfera del devozionale, simili in questo alle pratiche indiane yoga, riprese infatti dal buddismo tibetano) e perfino la scienza medica, nonostante la medicina tibetana abbia molti elementi in comune con la medicina tradizionale cinese (agopuntura e moxibustione), oltre che con la medicina indiana ayurvedica. Non a caso il Tibet sta fra la Cina e l’India.

A Cuba non ho visto gente arrestata perchè espone un’immagine della Madonna (preciso di essere atea), a Lhasa puoi esserlo se possiedi un’immagine del Dalai Lama. Persino ai turisti viene fatto divieto di possederne. Ma loro sono molto religiosi, per lo meno in maggioranza, molto più di come ricordo era mia nonna.

Persino la lingua tibetana non viene insegnata: è come se a scuola non insegnassero il tedesco in Val Pusteria.

Per quanto riguarda il non riconoscimento del TIbet da parte degli stati occidentali, penso che non possiamo ragionare sull’ieri come ragioniamo sull’oggi: il mondo non era così globalizzato e nessuno, credo, si fosse posto il problema di essere riconosciuto. E’ come dire che gli spagnoli hanno fatto bene a invadere il Cile perchè non era membro delle nazioni unite, o perchè gli indios non avevano ambasciatori alla corte di Francia.

Non so se i tibetani godono oggi di maggior ricchezze di prima. Certo sono passati 50 anni e forse anch’io possiedo più merci di mia nonna, ma credo che ci sono cose che vanno al di là del benessere economico: io possiedo più scarpe di mia nonna ma non per questo sono più felice.

La differenza è data dal grado di sfruttamento del lavoro che c’è in una società, dal grado di uguaglianza/ingiustizie, dai diritti civili di cui si gode. Mio padre ha fatto la resistenza, oggi basta tirare dei pomodori a un provocatore come Ferrara per venir definiti terroristi.

Sapete che in Bhutan, l’unico stato che, come Cuba, si distingue per le sue forme ancora non globalizzate, hanno abolito il concetto di PIL per sostituirlo con quello di grado di felicità? E’ uno stato come potrebbe essere, penso, il Tibet oggi senza la Cina. Anche loro sono molto buddisti. E lo stato del Bengala deve rigraziarli se le inondazioni non sono ancora più devastanti di quello che sono, grazie al fatto che lì non hanno deforestato (come in molta parte del TIbet).

Io non so così bene la storia del TIbet, ma scusate, so una cifra che la dice lunga: un milione e 200mila morti tibetani su sei milioni di popolazione non può spiegarsi con una rivolta delle classi dirigenti, si spiega solo con una rivolta massiccia delle classi popolari e un genocidio seguitone.

un’ultima riflessione volevo fare, da laica, atea e femminista: è veramente ironia della sorte che oggi, mentre si potrebbe pensare che l’avanzare della scienza potrebbe limitare l’importanza della religione, assistiamo invece a una ripresa e avanzata di elementi religiosi e integralisti in tutto il mondo. E l’incapacità della politica, morto il comunismo (per mano stessa dei comunisti prima che dei "nemici di classe") e la mancanza di ideali sociali condivisi, forti, chiari e diffusi, fanno sì che le uniche rivolte, nel bene e nel male, alle ingiustizie, avvengano da parte di religiosi. Dall’integralismo islamico che ricompatta e arrocca l’identità in crisi dei paesi arabi, ai monaci birmani, a quelli tibetani... In alcune situazioni sono i religiosi che fanno le lotte di liberazione... peccato che nei paesi musulmani questo abbia significato gravi peggioramenti della situazione delle donne....

Per quanto riguarda Cuba, io ritengo Cuba l’unico laboratorio di comunismo rimasto al mondo, la cui sparizione equivarrebbe alla sparizione di un elemento di biodiversità, ma tutt’altro che perfetto, per esempio non ho mai capito il divieto dell’uso di internet, che per me sarebbe intollerabile, e non credo che sia necessario per continuare ad essere quel meraviglioso unico paese "povero" dove non c’è un bambino che dorme per strada, e dove la gente è molto più colta che in paesi molto più ricchi, grazie agli elementi di comunismo che permangono nonostante l’onnipervasiva globalizzazione neoliberista.

Lucia Berardi

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Messaggi

  • Personalmente mi ha fatto ribrezzo e mi ha indignato leggere sia le schizofreniche teorie dei due tipi in questione che molti commenti di adesione ed apprezzamento in giro per la rete.

    La sinistra dovrebbe prendere le distanze da questi elementi e da queste teorie o morire, e lasciare spazio a gente con più sale in zucca e spessore morale.

    Firmato uno che non è mai stato anticinese(nel senso che non sono razzista nel confronto dell’etnia cinese)così come non sono mai stato antiamericano.

    PS Tra gli sponsor di Pechino Coca Cola e McDonald sono in prima fila e questi tipi parlano ancora di colonialismo occidentale, mi sa che sono in leggerissimo ritardo, la Cina è il capitalismo dei nostri giorni...

    • Riprendo il discorso perchè continuo a ricevere post che esaltano la Cina e accusano il governo lamaista del Tibet di ogni nefandezza, accusandomi di propagazione di informazioni false.
      Ne cito uno:

      "I tibetani sono oggi due milioni e mezzo; quando c’era il dalailama erano un milione; l’aspettativa di vita dei tibetani è oggi di 76 anni, quando c’era il dalailama era di 36; la mortalità infantile in tibet è oggi del 3 per mille, quando c’era il dalailama era del 30 PERCENTO (!!!); quando c’era il dalailama in tibet vigeva la SCHIAVITU’, e i tibetani erano una MERCE di proprietà del dalailama e dei suoi vassalli. La religione di “amore & pace” del “santissimo” prevedeva inoltre la TORTURA, come risulta dal rapporto della Società delle Nazioni del 1937.
      Per favore, basta sciocchezze; la Storia non si fa con i film e le suggestioni" (Pierluigi)
      ..
      Il Tibet e’ stato per moltissimo tempo un paese fuori dal mondo a cui era impossibile avvicinarsi, per cui qualunque dato e’ da prendersi con cautela.
      In ogni caso ogni fonte storica diceva che i tibetani erano sei milioni al momento dell’invasione, e sappiamo, anche malgrado le fonti cinesi, che sono state uccise un milione e 200.000 persone e che il paese poi e’ stato popolato a forza da cinesi, per cui gli attuali numeri, sempre che non siano falsati, si riferiscono anche ai cinesi espiantati “a forza” in Tibet.
      Credo che anche i dati tuoi sulle aspettative di vita siano piuttosto di fantasia, lo stesso vale per la mortalita’ infantile (la Cina non ci permette di sapere nemmeno quante esecuzioni fa all’anno, e procede con una propaganda faziosa e menzognera), quando invece sappiamo che molte donne tibetane sono state sterilizzate perché si intende sostituire la popolazione tibetana con popolazione cinese. E’ innegabile poi che la cultura tibetana e perfino la lingua sono vietate e che si puo’ essere arrestati solo per affermazioni positive sul Dalai Lama o per esporne l’immagine. Ed e’ innegabile che i cinesi hanno imposto un falso Panchem Lama che dovrebbe essere adorato dai tibetani ma che è a servizio del governo cinese.
      Parlare di tortura per ciò che può essere accaduto più di mezzo secolo fa senza accennare a quelle praticate dal governo cinese oggi mi pare piuttosto approssimativo e fazioso. Di queste torture sembra che non vi sia traccia nella memoria tibetana sennò in 60 anni si sarebbero rassegnati al governo degli invasori senza continuare a chiedere di tornare a come erano in precedenza. Se quello che affermi fosse vero, dovrebbero essere tutti pazzi. E’ proprio la loro resistenza anche dopo 60 anni a provare le atrocita’ e il rifiuto del governo cinese.
      Ciò che mi pare si voglia negare a ogni costo, a costo del ridicolo, e’ invece un sistematico genocidio e una sistematica distruzione culturale.

      Copio: “Bambini tibetani tolti alle famiglie d’origine e fatti crescere in famiglie cinesi di provata fede comunista; migliaia di laici, monaci e monache uccisi o torturati (questi si’, dai cinesi); vecchi costretti a mangiare e vestire secondo la moda dei conquistatori; dei e simboli rimpiazzati con le immagini di Mao e, in seguito, con quelle della Banda dei Quattro; coloni cinesi delle comuni dislocati in Tibet per “colonizzare” le rozze province teocratiche. E’ stata ed è tuttora una vera e propria operazione di pulizia etnica. Circa i 2/3 dei monasteri sono stati distrutti (il Tibet era un paese teocratico di cultura buddhista pieno di monasteri), insieme a libri di importanza culturale immensa, le opere d’arte sono state trafugate e rivendute o portate in Cina…”
      I monaci sono sempre stati amati dai contadini cinesi. Giuseppe Tucci che e’ uno dei maggiori studiosi del sistema lamaista tibetano, e dai cui libri ho tratto i due Masada sul Tibet, fa una spedizione proprio nel 1937 e non dice nulla sulla tortura o su quell’odio che tu presumi esserci stato tra contadini e monaci. Io non trovo alcuna documentazione delle torture di cui parli (e mano che uno non si riferisca alle due dichiarazioni deliranti di Fidel Castro), mentre sono ben documentati i LAOGAI, che sono in Cina i campi di concentramento, almeno mille, dove sono costretti a lavorare, in condizioni disumane, milioni di uomini, donne e bambini a vantaggio del Partito Comunista Cinese e di numerose multinazionali che investono o producono in Cina.
      Mentre i LAGER nazisti furono chiusi nel 1945 ed i GULAG sovietici sono in disuso dagli anni ‘90, i LAOGAI cinesi sono tuttora operanti. E cercare di attaccare il Tibet per scagionare la Cina, con tutto quello che la Cina fa attualmente contro i diritti umani, mi pare privo di senso e pregiudiziale.

      Copio: “La vita nei LAOGAI e’ orribile. I pestaggi e le torture sono all’ordine del giorno. Frequenti le scariche elettriche e la sospensione per le braccia. Ricordiamo che Manfred Nowak, rappresentante della Commissione contro la Tortura delle Nazioni Unite, che ispeziono’, nel dicembre del 2005, alcune prigioni in Cina, denuncia il continuo abuso della tortura chiedendo al Governo di Pechino anche di eliminare le esecuzioni capitali per crimini non violenti o per ragioni economiche. Nel suo rapporto, del 10 marzo 2006, denuncia anche le confessioni estorte con la tortura” (Non diversamente le terribili carceri israeliane).

      “I LAOGAI cinesi non sono molto diversi dai lager nazisti, con l’aggiunta della “riforma del pensiero” ossia il sistematico lavaggio del cervello del detenuto, ideata da Mao Zedong gia’ nel 1937. La “riforma del pensiero” si attua mediante l’indottrinamento politico quotidiano e mediante l’autocritica, davanti ai sorveglianti ed agli altri detenuti ed e finalizzata a riformare la personalita di chi si auto-accusa”, una vera e propria “riprogrammazione del cervello” in cui si devono elencare ed analizzare le proprie colpe, ci si deve accusare pubblicamente di averle commesse, procedendo alla riforma della propria personalita’, per diventare una “nuova persona socialista”.

      Queste pratiche sono state applicate per anni ai Lama tibetani come ai Musulmani Uighuri. Ci sono detenzioni orribili durate 30 anni. Ma ci sono nei lager anche cittadini cinesi, accusati di aver tentato di fare dei partiti o dei sindacati.

      “I LAOGAI sono solo un particolare dell’attuale realta’ Cinese e della “pedagogia del terrore”, coperta da “segreto di stato”, che, in Cina, ancora oggi, si pratica. Decine di migliaia di esecuzioni di massa davanti a folle appositamente riunite. Migliaia di organi espiantati dai condannati a morte e venduti con alti profitti. Collagene preso dalla pelle dei morti per produrre cosmetici. Decine di migliaia di aborti e sterilizzazioni forzate. Persecuzione sistematica contro i credenti di tutte le Religioni e abuso della psichiatria a scopo repressivo politico.”
      Spero che ti basti

      (da http://www.masadaweb.org)

      viviana

    • Quello che e copiato-collato qui sopra mi sembra una mistura di propaganda d’orrore di diverse luoghi ed epoche insieme. Nella cina maoista sono morti per colpa politica di vari tipi 50-80 millioni (sic!) di persone, fra cui 1 millione di tibetani. Ma questo non c’entra molto con la realta di oggi molto piu distesa.

      Il movimento "free tibet" nel occidente oggi a l’effetto di alzare le tensioni con la Cina e di solidiarizzare l’opinione publica cinese con il loro governo talmente che si riducono gli margini del Occidente di influenzare la Cina in futuro.

      Direi che il "genocidio culturale" in Tibet di oggi e il e il stesso che quello perpetrato dai Francesi contro la cultura germanofona in dintorno di Strasburgo (Alsatia) o in Bretonia. La protesta contro il treno Pechino-Lhasa e come una protesta contro il ponte di Messina o il tunnel che colega Londino con Parigi, minacciando l’autonomia culturale di una regione.
      Il Tibetano e vivo ed insegnato nelle scuole del Tibet di oggi (come erano le lingue minoritarie negli imperi sovietico e iugoslavo), ma e anche minacciata dalla lingua franca cinese (come l’italiano e minacciato dall’inglesse in europa).

      Il Tibetano e una lingua e cultura independente, ma politicamente il Tibet fa parte del impero Cinese da 700 anni ed e stato riconosciuto come tale da tutti i paesi senza interruzione. Si puo leggere piu nel [saggio del professore Stefano Cammelli http://www.polonews.info/articoli/Saggi%20critici/20080409.pdf]

      Vedi on line : mobilitazione occidentale sul tibet

    • Quello che e copiato-collato qui sopra mi sembra una mistura di propaganda d’orrore di diverse luoghi ed epoche insieme. Nella cina maoista secondo alcune stime sono morti per colpa politica di vari tipi 50-80 millioni (sic!) di persone, fra cui 1 millione di tibetani. Ma questo non c’entra molto con la realta di oggi molto piu distesa.

      Il movimento "free tibet" nel occidente oggi a l’effetto di alzare le tensioni con la Cina e di solidiarizzare l’opinione publica cinese con il loro governo talmente che si riducono gli margini del Occidente di influenzare la Cina in futuro.

      Direi che il "genocidio culturale" in Tibet di oggi e il e il stesso che quello perpetrato dai Francesi contro la cultura germanofona in dintorno di Strasburgo (Alsatia) o contro quella celtica in Bretonia. La protesta contro il treno Pechino-Lhasa e come una protesta contro il ponte di Messina o il tunnel che colega Londino con Parigi, minacciando l’autonomia culturale di una regione.
      Il Tibetano e vivo ed insegnato nelle scuole del Tibet di oggi (come erano le lingue minoritarie negli imperi sovietico e iugoslavo), ma e anche minacciata dalla lingua franca ingombrante (come l’italiano e minacciato dall’inglese).

      Il Tibetano e una lingua e cultura independente, ma politicamente il Tibet fa parte del impero (multietnico) Cinese da 700 anni e ne ha sovente tratto considerevoli vantaggi. E stato riconosciuto come tale da tutti i paesi senza interruzione. La propaganda del movimento "free tibet" non e piu affidabile di quella cinese, e mi sembra che non avra nessun effetto tranne quello di alzare le tensioni fra Occidente e Cina. Si puo leggere piu nel saggio del professore Stefano Cammelli.

      Vedi on line : mobilitazione occidentale sul tibet

    • Qualche volta penso che se in quella che si definisce sinistra si arriva a negare lo scempio del Tibet e lo scempio che il governo cinese fa dei cittadini cinesi, allora questa è una sinistra che prima finisce meglio è. Non si può negare la realtà in un modo così spudorato per avallare le dichiarazioni di un Fidel Castro.

      Ma voglio osservare un’altra cosa a proposito di quelli che negano la realtà per partito preso. Quando il tema del giorno era la pedofilia nella Chiesa, la verità fu negata in modo altrettanto spudorata da fanatici che stavano dalla parte contraria. ma sempre obbrobrio era.

      In Italia il papa, la Cei e i vari teodem si sono sbracciati per giurare il falso e negare la pedofilia nella Chiesa. La faccia di tolla che hanno mostrato è stata impagabile. In USA il Papa si genuflette, riconosce i reati sessuali dei suoi preti e paga i due miliardi di dollari per i risarcimenti senza fiatare.
      Dal che si deducono due cose: non e’ vero che gli americani sono il popolo piu’ coglione del mondo che crede alle bugie piu’ spregiudicate e inverosimili dei suoi capi. E’ vero invece che come il papa tratta da fessi gli italiani, non tratta nessuno.

      Comunque sia, anche ammettendo che la verità sia difficile da trovare, quelli che ti maltrattano con delle verità "a prescindere", negando le cose più elementari appartengono, per me, a una stessa categoria di malviventi della verità

      viviana

    • Quelli che dicono certe stronzate su Cina e Tibet sono nemmeno l’ 1% ....

      E spesso lo faNNo per quella logica "identitaria" un pò da ultras di calcio che è una chiara reazione più emotiva che politica alla logica "identitaria" ed ultras dell’altra parte .... a cominciare proprio da quella "amerikana" e/o chiesastica.

      Non è certo per questo che la sinistra è scomparsa dal parlamento.

      E’ perchè sul lavoro, il precariato, la casa, le pensioni, la guerra, cioè i temi fondanti del "popolo di sinistra", per non far cadere Prodi, la sinistra ha ingoiato di tutto e di più.

      Ed errori così gravi giustamente si pagano .....

      K.

    • Tornando al tema della negazione pervicace della verità, essa vale per tutti i fanatici, sia di destra che di sinistra.
      Inventarsi verità di comodo per far trionfare delle ideologie faziose non fa bene alla salute, nemmeno di chi lo fa.

      Io vorrei avere qui quei teodem faziosi, e naturalmente coperti dall’omertà degli innominati vigliacchi, che qui "mi molestarono" (non ho altra parola) nella negazione ostinata a malevola della pedofilia del clero. Dove sono? Perché non tornano fuori ora dai loro buchi viziosi, con nome e cognome, come io faccio sempre, a spiegare come mai la sconfessione delle loro menzogne viene proprio dal papa in persona?
      Voglio "molestare" anche lui continuando a negare i fatti? Che vantaggio portano con la loro cattiveria alla causa cristiana?

      Sono schifata. Come sono schifata da chi si vende come comunista e rifiuta di fare critiche alla Cina o di difendere il Tibet. O di difendere Fidel Castro e la sua dittatura di mezzo secolo che già per questo offende ogni concetto di diritti popolari.

      Non è con queste menzogne e queste partigianerie faziose che si fa avanzare la verità o si difende una causa.

      La prima regola per essere credibili è essere onesti. E spesso, anche su questi commenti, di onestà io ne vedo poca.

      viviana