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Sul decreto aggiuntivo al diritto d’autore
Publie le venerdì 20 ottobre 2006 par Open-Publishing3 commenti
C’era gia’ un diritto d’autore regolamentato. All’improvviso si fa una aggiunta alla legge. Non solo si usa la forma del decreto che dovrebbe riguardare una situazione di necessità e urgenza, ma lo si infila in una Finanziaria, che sarà votata alla fiducia e dunque senza discussione parlamentare.
Inoltre, l’aggiunta difetta totalmente di chiarezza. E se una legge nasce male, la sua interpretazione successiva sarà spinosa. Non si capisce affatto quanto essa limiti il diritto di blog o siti di riportare articoli giornalistici.
Riccardo Franco Levi, ispiratore della modifica nonché sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, precisa che si tratterebbe di una base giuridica per la riscossione dei diritti d’autore sulle rassegne stampa. Insomma, un modo per regolare meglio l’attività di chi copincolla articoli per usi commerciali (come i service che realizzano appunto delle rassegne) o la pratica di alcune testate di ripubblicare articoli altrui.
Ma il decreto non lo dice.
Il dubbio che dilaga in rete è che si voglia colpire blogger e siti web nella loro libertà di informazione. E il fatto è che a pensar male a volte ci si indovina.
Per chi attacca il governo di centrosinistra, chiariamo che si tratta di trasferimento di una direttiva CEI. Ma molte direttive CEI sono fortemente neoliberiste e restrittive delle libertà e i governi non si oppongono.
Vista l’importanza della rete e i ripetuti tentativi di mettere un bavaglio alla libera informazione on-line, e visto che le censure crescono paurosamente di giorno in giorno, sarebbe urgente che il governo precisasse la sua interpretazione.
E’ meglio saper prima come stanno le cose e non ritrovarsi a far chiarezza davanti a una ingiunzione di pagamento.
La rivoluzione digitale sta trasformando il mondo e qualunque cosa tocchi il web allarma. Urge chiarezza, sia per capire quanta libertà ci è rimasta, sia per sapere se ci sono abusi.
Il fatto che ci siano due gruppi di interpretazioni opposte non ci fa dormire tranquilli. Ormai i siti e i blog si stanno moltiplicando a ritmo gigantesco, prefigurando la più grande rivoluzione nella storia delle comunicazioni e tutto quello che tocca il web tocca nervi scoperti e timori tutt’altro che vani.
Ogni internauta ha diritto a leggi chiare e al riconoscimento legale della sua libertà !
Si dica con chiarezza se anche il titolare di un blog dovrebbe pagare il compenso per brani riportati.
L’avvocato Giovanni d’Ammassa, esperto in diritto d’autore, dice di si’.
Una diversa interpretazione ritiene tuttavia che i brani riportati da un blog possano escludersi dal pagamento, fermo restando il divieto per rassegne stampa o raccolta di articoli su temi prefissati.
Il decreto è poco chiaro, per cui, al momento di essere convertito in legge, chiediamo di migliorarlo. Se la riproduzione a pagamento riguarda solo gli editori, che bisogno c’era di fare questa aggiunta?
Che si tratti di riproduzione libera e non editoriale lo teme anche Giulietto Chiesa, che parla di "attentato alla libertà di espressione e di comunicazione" e chiede una interrogazione parlamentare.
Che lo stato combatta reati è giusto. Il timore legittimo, però, è che avanzi una legislazione repressiva sul web, che imbavagli progressivamente l’informazione, ledendo diritti fondamentali.
La forma stessa del decreto indica una lesione sia della forma che della sostanza della legge, tanto più su una materia delicatissima inerente al fondamentale diritto di informazione e alla libertà di comunicazione e ci chiediamo se ciò sia conforme al dettato costituzionale (art. 21) e cosa ne pensi la Corte Costituzionale.
Messaggi
1. > Sul decreto aggiuntivo al diritto d’autore, 20 ottobre 2006, 12:16
"Cara Viviana, la questione dei diritti d’autore è molto complessa è non può essere liquidata in poche battute. Mi limito pertanto a fare una semplice riflessione sulla quale sarebbe interessante se si accendesse un dibattito. Io credo che il diritto di autore in particolare e tutta la proprietà intellettuale più in generale debbe essere adeguatamente tutelata. Il problema secondo me è stabilire chi deve farsene carico, stabilire cioè in quale forma giuridica debba esercitarsi tale tutela ; in altre parole se la violazione debba essere considerata reato e perseguita penalmente d’ufficio, oppure su querela di parte, oppure ancora soltanto soggetta ad azione di tutela in sede civilistica. Secondo me, come del resto avviene per la proprietà di brevetti industriali, la tutela deve potersi esercitare solo in sede civilistica, perchè non si capisce il motivo per cui la proprietà intellettuale, che costituisce pur sempre solo un interesse legittimo, debba essere protetta penalmente come un diritto soggettivo e lo stato debba accollarsi anche i costi delle procedure di tutela. Come non si comprende il motivo per cui gli interessi delle più note "griffes" della moda, che non vogliono che vengano messi in vendita a prezzi stracciati i loro articoli taroccati, magari prodotti per pochi centesimi nelle manifatture schiavistiche orientali, debbano essere tutelati da sempre più frequenti bliz della Guardia di Finanza a spese dei contribuenti. La protezione della proprietà industriale e intellettuale deve potersi esercitare solo attraverso il diritto civile e previo "brevettazione" onerosa dei prodotti e tutto quello che rimane estraneo a tale azione di tutela deve poter essere liberamente riprodotto e diffuso."
MaxVinella
1. > Sul decreto aggiuntivo al diritto d’autore, 20 ottobre 2006, 13:17
Aggiungiamoci questo:
Comunicazione peacelink
Dallo scorso 3 ottobre in internet non si puo’ piu’ riportare il testo di un qualsiasi articolo tratto da un qualsiasi sito o giornale, pur citando la fonte. Lo dice l’art. 32 del decreto legge n. 262. Per poterlo fare occorre pagare un compenso all’editore. E se non lo si fa le sanzioni sono salatissime. Fino al giorno prima del decreto il copyleft era ammesso sul web con la sola restrizione di citare rigorosamente la fonte editoriale e l’autore del pezzo.
Cosi’ vengono imbavagliati migliaia di siti, di blog e di forum. La liberta’ non si puo’ fermare. L’informazione su internet deve rimanere libera. Chiediamo al Governo che ritiri questo decreto legge. Chiediamo al Parlamento che lo cancelli.
Il diritto all’informazione non si tocca!
Aderisci alla campagna: No ad una nuova "tassa sul macinato" per le rassegne stampa
http://www.peacelink.it/rassegnestampa
Un gruppo missionario che raccoglie sul web articoli sulla guerra in Darfur. Un comitato di quartiere che vuole documentare uno scempio ambientale archiviando articoli della stampa locale. Un’associazione di persone colpite da una malattia rara che vuole mettere a disposizione di tutti una rassegna stampa sui progressi scientifici del settore. Un’associazione pacifista che vuole denunciare, con prove giornalistiche alla mano, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
A partire da domani tutti questi soggetti potrebbero essere costretti a pagare una "tassa sul macinato" alle associazioni degli editori per continuare a svolgere le loro attivita’. La sorpresa arriva proprio dalla finanziaria dipinta come uno strumento di tutela dei "soggetti deboli", e che in realta’ e’ servita anche a tutelare le lobby dell’editoria modificando per l’ennesima volta le norme diritto d’autore in senso peggiorativo, limitando il diritto dei cittadini alla realizzazione di rassegne stampa, e penalizzando le forme di uso libero e gratuito dell’informazione giornalistica a fini culturali.
Il centrosinistra sembra avere particolarmente a cuore questa normativa, dal momento che gia’ nel 2000 la legge 248 ha ritoccato il diritto d’autore e stabilito la galera per chi copia software ottenendo un generico "profitto", quindi anche per chi fa una copia personale risparmiando per il mancato acquisto. Fino ad allora le manette scattavano solamente per un conclamato fine di lucro, se la copia era fatta per guadagnare soldi a danno degli aventi diritto. Non e’ facile trovare la disposizione che introduce il pizzo degli editori sulle rassegne stampa: per scovarla non basta leggere l’intero testo della finanziaria, ma va esaminato l’articolo 32 del capo IX del decreto legge 262 del 3 ottobre 2006, collegato alla finanziaria ed entrato gia’ in vigore il 3 ottobre scorso. Chi riesce ad arrivare alla fine di questo labirinto giuridico scopre che il decreto modifica la legge sul diritto d’autore all’articolo 65, stabilendo che "i soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalita’ di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni di categoria interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche".
In sintesi: se vuoi fare una rassegna stampa online o cartacea, devi pagare. Anche se la tua attivita’ e’ senza fini di lucro, umanitaria o caratterizzata da una valenza culturale o sociale, devi versare comunque dei soldi. Soldi che per giunta verranno intascati dagli editori, e di certo non dai giornalisti che hanno scritto quegli articoli, pagati una tantum per la cessione dei loro diritti d’autore alle testate per cui lavorano.
Per capire la violenza di questo giro di vite in tutta la sua portata basta leggere la precedente formulazione dell’articolo 65, che condizionava le rassegne stampa alla sola citazione della fonte: "gli articoli di attualita’ di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l’utilizzazione non e’ stata espressamente riservata, purche’ si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell’autore, se riportato".
Questa vecchia formulazione secondo alcuni dava troppa liberta’ ai cittadini senza dare un centesimo alle aziende editoriali che vogliono lucrare perfino sulle attivita’ non-profit. Ma i tre grandi colossi editoriali italiani che applaudono alla nuova legge (Rcs, Mondadori/Fininvest e il gruppo Caracciolo/L’Espresso) ignorano che la citazione di un articolo su un blog o un sito web e’ in realta’ una pubblicita’ gratuita per chi lo ha stampato, e che i cittadini sostengono gia’ di tasca propria le imprese editoriali con i finanziamenti a pioggia della legge sull’editoria che premiano gli editori e gli stampatori di riviste associati a improbabili partiti e movimenti creati ad arte per scucire quattrini, come ha documentato un’ottima inchiesta di "Report" .
Da piu’ di dieci anni l’attivita’ del sito www.peacelink.it ruota attorno alla possibilita’ di pubblicare articoli (oggi quasi 18mila), alcuni originali, altri tradotti da volontari, molti ripresi da varie fonti autorevoli, sempre e comunque menzionate e riportate per esteso. Testi che, sul nostro sito, hanno acquistato un valore aggiunto proprio perche’ organizzati, tematizzati, catalogati e collegati tra loro grazie al lavoro di un gruppo costituito totalmente da volontari, dal presidente in giu’. Molto di questo materiale e’ scomparso dai siti web delle testate che lo hanno pubblicato, e questo aggiunge al nostro lavoro di bibliotecari anche un importante ruolo di memoria storica delle lotte italiane e internazionali per la pace e il rispetto dei diritti umani.
Che cosa accadra’ al nostro lavoro gratuito e volontario moltiplicando le nostre migliaia di articoli per il pizzo che gli editori si apprestano a riscuotere senza alcun beneficio per i giornalisti? Quali saranno i costi da sostenere per un sito come il nostro? Quale sara’ in futuro il clima e il tenore democratico di un paese in cui le realta’ di informazione alternativa saranno costrette a convivere con la spada di damocle di una possibile denuncia se vorranno esercitare il diritto di citare, analizzare, catalogare o contestare articoli di fonti esterne senza dover pagare una tassa ingiusta?
Quale sara’ il destino di tutte le iniziative che cercano di affrontare la complessita’ e la ridondanza dell’informazione attraverso un paziente lavoro di tematizzazione, catalogazione e raccolta del meglio che l’informazione tradizionale e’ in grado di produrre? In che modo una tassa sull’esposizione di materiale pubblico incidera’ sul diritto a "cercare, ricevere e diffondere informazioni, attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere" stabilito a chiare lettere dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo?
Le risposte a tutte queste domande dovranno arrivare da un governo che si dichiara pubblicamente "amico dei deboli" e di nascosto produce cavilli giuridici a favore degli editori, il governo amico del volontariato che vuole estorcere soldi perfino alle associazioni non-profit, il governo amico della cultura che mette freni alla libera circolazione dei saperi, il governo vicino ai cittadini che in realta’ vuol premiare aziende gia’ ben foraggiate e avvinghiate a due mani alle generose mammelle dello stato.
Di fronte a tutto questo, al di la’ di ogni schieramento politico e ideologico, diciamo che il buon senso, la civilta’ e l’amore per la cultura e la diffusione dei saperi che dovrebbero muovere ogni essere umano, a cominciare dai politici, ci impediscono di tacere e ci obbligano ad una netta presa di posizione.
Per questa ragione un gruppo di volontari dell’associazione PeaceLink ha realizzato un appello (pubblicato all’indirizzo: http://www.peacelink.it/rassegnestampa) per dare alle persone di buona volonta’ la possibilita’ di conoscere quanto sta accadendo e prendere posizione in merito decidendo se schierarsi a difesa di un ingiusto profitto o dalla parte del diritto alla libera circolazione delle informazioni.
In questo appello si chiede al governo di fare un passo indietro rispetto a questo frettoloso decreto legge. Ripristinare il diritto alla rassegna stampa tax-free, e’ solo il primo, doveroso passaggio per ridiscutere in seguito tutte le questioni che attengono la revisione della legge sul copyright, e le tematiche connesse, durante il prossimo Forum sulla Internet Governance .
Viviana
(risulta a qualcuno che il decretto suddetto sia stato stralciato dalla finanziaria? Ne ho snetito parlare ma non ho trovato una fonte certa.)
viviana
2. > Sul decreto aggiuntivo al diritto d’autore, 20 ottobre 2006, 16:45
Alleluia! La legge che avrebbe ristretto la libertà di divulgazione del web è stata ritirata! Ne parla
http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1708726
La violenta reazione degli inernauti e la campagna di peacelinlk ha funzionato! Ora il timore è che ciò che è sparito dalla finanziaria riappaia in un momento successivo. In quanto al decreto (che è già stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dal 3 ottobre) decadrà da solo entro 60 giorni, se non sarà stato convertito in legge
viviana