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Sulla sentenza del processo agli assassini di Abdul Guibre, detto Abba

Publie le lunedì 20 luglio 2009 par Open-Publishing
1 commento

A quasi un anno dall’omicidio di Abdul Salam Guibre, detto Abba, massacrato a colpi di spranga e bastone il 15 settembre scorso a Milano, arriva la sentenza: 15 anni per omicidio volontario, non essendo stata ritenuta dal pm l’aggravante dell’odio razziale. Quella notte due baristi, padre e figlio, inseguirono con spranghe e bastoni tre ragazzi che avevano rubato un pacco di biscotti urlando "negri di merda", "dove vai cioccolatino" e "sporco negro". Ma il razzismo non c’entra ... Del resto all’epoca dei fatti lo stesso vice sindaco De Corato aveva affermato che la matrice razziale non c’entrava, tesi ribadita in diretta televisiva a Porta a Porta da Silvio Berlusconi: "la questione razziale e il colore della pelle non c’entrano nulla", semmai il problema andava individuato nella "politica delle porte aperte" che "ha portato a far sentire gli italiani meno sicuri". Insicurezza in nome della quale è legittimo (per gli italiani ben inteso) difendere con ogni mezzo la propria "proprietà" (che sia un pacco di biscotti o le cosiddette "nostre donne" poco importa), soprattutto quando questa viene insidiata da uno "sporco negro" (o da un "rumeno"). In fondo, come ebbe a dire a caldo il segretario provinciale della Lega Nord Romagna, Piero Fusconi, quei tre ragazzi che avevano "violato la legge ... una lezione se la sarebbero meritata" e che questo omicidio era stato uno "spiacevole inconveniente" del quale chi come Abdul si sarebbe posto fuori dalla legge "non ha diritto di lamentarsi". I familiari di Abba invece continuano ad esercitare il loro sacrosanto diritto a lamentarsi, denunciano la pena inflitta ai due imputati come troppo bassa e soprattutto ribadiscono il peso che la componente razziale ha avuto nella ferocia dell’omicidio.
Sarò banale, ma provate ad immaginare quale sarebbe stata la pena se la vittima fosse stata un ragazzo italiano/bianco e l’omicida uno di quei commercianti migranti che gestiscono negozietti di alimentari aperti fino a tarda notte dove sembra che i furtarelli non si contino ...
Idealmente sono contro tutte le galere come recita lo slogan ma nella realtà di questo paese dove la vita di un migrante o di un rumeno vale meno che niente, dove ancora nessuno ha pagato per tante stragi di Stato, dove nessuno cercherà i veri colpevoli per i morti del terremoto in Abruzzo, per la tragedia di Viareggio, per le continue morti sul lavoro e dove chi ha il potere si cambia le leggi per non finire in galera mentre nei Cie un/una migrante può marcire fino a sei mesi senza aver fatto assolutamente nulla... beh, io di queste galere con certi personaggi dentro, butterei via le chiavi ...
E ora fucilatemi.

dal blog Marginalia

Messaggi

  • In effetti la sentenza sull’omicidio di "abba" è veramente stupefacente. in primis vorrei capire se i giudici hanno valutato l’aggravante dell’estrema crudeltà delle modalità dell’omicidio stesso, se hanno valutato l’aggravante dei futili motivi, l’aggravante del mancato pentimento e/o ravvedimento in quanto anche molto dopo l’omicidio hanno rilasciato dichiarazioni in cui dimostravano l’estremo disvalore delle loro coscienze, se hanno valutato( ma sembra di no) l’aggravante dei motivi razziali.Al contrario non sembrano esistere attenuanti così forti da giustificare uno sconto di pena di ben il 50% della pena edittale massima a meno di non ritenere un pacchetto di biscotti così meritevole di difesa da giustificare un attacco a freddo di ben tre persone armate di spranghe contro un immigrato affamato quindi, presumibilmente, molto debole.Una sentenza gravissima in quanto passibile di una chiave di lettura razziale da parte di gruppi di facinorosi fascisteggianti in cerca proprio di scusanti per aggredire immigrati e "diversi".
    michele