Home > TANGO: PRIMA O POI GLI CADI FRA LE BRACCIA
Il tango, sorriso neppure tanto triste, ce l’hai nelle note che il quintetto Ramiro Gallo produce da piano, bandoneon, violino, contrabbasso e chitarra. Poi ci sono sei corpi giovanili, fasci di nervi e flessuosità scattanti che si cercano e creano. Figure ma soprattutto atteggiamenti e situazioni che trasmettono voglia di comunicare e molto più. Tanto che da spettatore vorresti farlo con chi hai a fianco. E se si tratta della tua partner inizi a sfiorarle almeno le mani.
“Grotezca Passion Trasnochada”, lo spettacolo che Silvana Grill ha inventato per la sua Compañìa No Balaràs, parla di rapporti di coppia e delle relazioni che s’instaurano danzando tango. E dei luoghi dove questo avviene. C’è un filo diretto con la tradizione di questo ballo popolare fatto - come afferma Luis Borges - “di pura sfrontatezza, pura sfacciataggine, pura esaltazione del coraggio, d’una lussuria malinconica e quasi rancorosa sensualità”. Alla quale s’affianca una rivisitazione moderna di movenze e coreografie, un po’ da teatro danza, che non inficia certo l’essenza tanguera anzi la rilancia ammantandola di rinnovata passione.
Cosa riproducano i due corpi che procedono nella sala se non la comunicazione ritmata d’un incontro amoroso? Con gesti sincopati e figure conosciute, voglia di stupire il partner e al tempo d’essere compreso. Delicatezza e ferinità, cose non dette e intuite, ammiccamenti che preludono a esplosioni dei sensi. Senza mai perdere posture regali anche nei passaggi più arditi e sbarazzini.
La Grill e suoi interpreti lo sviluppano con flash di situazioni forse volutamente frazionate. Perché le emozioni dei sensi non seguono mai una linea retta, s’innalzano e si fermano in sourplace a respirare l’attimo d’ebbrezza che il comune sentire ha creato. E magari a un certo punto precipitano nell’abisso dell’incomprensione. L’amore è anche questo: smarrirsi e ritrovarsi ma mai e poi mai interrompere il dialogo.
L’andatura sincopata resta sempre sinuosa e le geometrie dei corpi avvinghiati o sollevati alla maniera della Bausch offrono immagini di momenti profondi in chi interpreta prima che in chi osserva.
Secondo l’autrice che decripta abbiamo di fronte un’ingannevole bambina affamata (“a partire da adesso perderai la tua innocenza ma la perdita non porterà bellezza ai tuoi occhi. Solo adesso potrai guardare la natura con malinconia..”), un consolatore di margherite sfogliate, una reazionaria col suo ruzzolare di morte, un invidioso del cabaret, un uomo del tango che si dà arie e la sua fidanzata assente, vibrante solo nelle ore di baldoria. Assolutamente convinti. Ma se da visionari abbiamo visto altro, fatecelo sognare. La magìa del tango, come i suoi passi, è questa: c’è la base alla quale seguono interpretazioni fantasiose e spesso anche non conformi. Secondo uno splendido e anarchico schema di natura in libertà.
La performance, una dei più passionali fra quelle presentate, è inserita nel programma del Festival del Tango in programma dal 12 al 24 settembre a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica. Un’altra spettacolare iniziativa della Fondazione Musica per Roma che arricchisce ulteriormente la sua egregia e variegata programmazione. In attesa della Festa del Cinema previsto proprio fra un mese in quei luoghi.
Enrico Campofreda, 14 settembre 2006