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TFR: Primo effetto dell’esposto Penale dello SLAI/Cobas
Publie le giovedì 22 marzo 2007 par Open-Publishing1 commento
TFR: Primo effetto dell’esposto Penale dello SLAI/Cobas : la segreteria
nazionale della CISL esce dall’assicurazione UNIONVITA
22/03/2007
Secondo il Corriera della Sera "la Cisl ha ceduto al partner americano il
34,6% di Unionvita, la compagnia di assicurazioni costituita nel ’ 94
insieme con Alico, compagnia vita del colosso statunitense Aig"
(CorriereEconomia,12-3-2007).
"Allora l’ operazione fu voluta dal segretario del tempo, Sergio D’Antoni, e
gestita dal suo braccio destro Luigi Cocilovo".
"L’ obiettivo dichiarato era quello di lanciare alla grande la Cisl nella
previdenza integrativa, attraverso la partnership con una multinazionale tra
le più forti al mondo".
"La Cisl investì allora circa 9 miliardi di lire per il 50% della compagnia.
E da allora ha espresso il presidente (prima lo stesso Cocilovo, poi Melino
Pillitteri)..".
"Unionvita è presente in Fonchim come uno dei gestori del fondo dei
lavoratori chimici .".
Dato che, se "qualunque fondo pensione di categoria (costituito dai
sindacati e dalle imprese) avesse scelto tra i propri gestori Unionvita
avrebbe attirato sulla Cisl il sospetto di aver favorito la compagnia di
proprietà .";
ed essendo "chiaro che la Cisl si trovava nel conflitto d’ interessi di
dover da un lato operare affinché i fondi scegliessero i gestori migliori e
dall’ altro di tener conto della necessità di promuovere Unionvita.";
"così il sindacato di via Po, che nel frattempo è sceso nel capitale della
compagnia dal 50 al 35% circa, ha alla fine scelto di mollare tutto".
La decisione l’ ha presa il segretario generale, Raffaele Bonanni, e
l’esecutore è stato Gigi Bonfanti, che nella segreteria ha la delega sull’
amministrazione generale".
"Dalla vendita agli americani, alla fine di una «trattativa estenuante -
dice Bonfanti -, la Cisl ha ricavato 11 milioni di euro"
(CorriereEconomia,12-3-2007).
Nell’ESPOSTO PENALE SU TFR E FONDI PENSIONE presentato dallo Slai Cobas alle
Procure della Repubblica il 7-2-2007 si chiedeva alla magistratura di
verificare la rilevanza penale di alcuni fatti:
"CGIL-CISL-UI, sono presenti nell’UNIPOL, che "gestisce 16 mandati sui 43
fondi collettivi che risultavano autorizzati dalla Covip al 30 giugno dello
scorso anno" (IlSole24ore,9-1-2007):
– Rocco Carannante, tesoriere della UIL e membro della segreteria nazionale
UIL, dal 2000 è membro del CdA dell’Unipol, è nel Cda del Fondo pensione
PREVIAMBIENTE (Igiene ambientale e settori affini) e fa parte del Consiglio
di Indirizzo e Vigilanza C.I.V. dell’I.N.P.D.A.P. dal 1995;
– Graziano Trerè, ex segretario organizzativo e segreteria nazionale CISL,
amministratore unico IAL CISL (formazione), fa parte del Consiglio di
amministrazione di Unipol dal 1998 ad oggi.
Trerè, in occasione della vicenda Consorte/Unipol, ha dichiarato che anche
la CGIL, pur essendo uscita dal CdA di Unipol nel 1999, rimane azionista
della stessa Unipol come la CISL e la UIL.
La CISL ha anche una propria assicurazione e un proprio fondo pensione.
L’assicurazione UNIONVITA è di proprietà AIG, prima assicurazione americana,
con il 64%, e della CISL con il 36% delle azioni.
Unionvita fa da gestore ad alcuni fondi pensione (Fonchim, ecc..) ed ha
organizzato UNIONFONDO, un fondo pensione aperto.
Aig è proprietaria di oltre 3/4 dell’area dell’Alfa Romeo di Arese; riguardo
a quest’area, di complessivi 2,3 milioni di mq, due anni fa Emilio Gnutti,
che era titolare con la controllata Hopa (nel cui patto di sindacato è
presente Unipol) della società fiduciaria proprietaria dei restanti ¾
dell’area dell’Alfa Romeo di Arese, durante una manifestazione dello Slai
Cobas Alfa Romeo a Brescia, a chi gli chiedeva di dire chi c´è dietro
l´"affare Alfa di Arese" rispose: "non vi dico niente perché se no vi
vergognate, non tanto voi quanto gli altri sindacati".
Luciano Scapolo, presidente del fondo pensione FONCHIM (chimici) e dirigente
della Femca-Cisl, è stato Presidente di ARCO (settore legno), Consigliere di
ALIFOND ed è Presidente del Fondo Gomma Plastica, nonché membro del
Consiglio di Amministrazione di UNIONVITA".
Lo Slai Cobas prende atto dell’uscita della CISL da Unionvita e invita la
stessa Cisl, oltre a Cgil e Uil, ad uscire anche dall’Unipol e dai CdA dei
fondi pensione.
SI A PENSIONI PUBBLICHE DIGNITOSE !
NO ALLO SCIPPO DEL TFR
NO AI FONDI PENSIONE PRIVATI
LAVORO STABILE, SALARIO, DIRITTI
Milano, 21-3-2007
Slai Cobas
Sede naz: V.le Liguria 49, Milano, tel.fax 02/8392117, 3400021679
Sede legale: Via Masseria Crispi 4, Pomigliano (Na),
tel.fax: 081/8037023, 3683600543
Messaggi
1. TFR: Primo effetto dell’esposto Penale dello SLAI/Cobas , 22 marzo 2007, 22:54
Il Tfr o la Borsa
Su tutti i media imperversa una campagna per spingere i lavoratori a trasferire il Tfr nei Fondi pensione. Ma non c’è altrettanta informazione sui rischi connessi ai mercati azionari, che in questi giori riemergono con evidenza. L’appello sul "Financial Times" del segretario generale delle Trade Unions
Antonio Lettieri ( ex Segretario Confederale CGIL)
Non si era mai vista una campagna così estesa, intensa, continua come quella che radio, televisione e carta stampata stanno conducendo per convincere i lavoratori a trasferire il TFR (il trattamento di fine rapporto) ai Fondi pensione a capitalizzazione. Se si assume l’opinione corrente che fa di questa scelta uno strumento decisivo per il benessere futuro dei lavoratori, bisogna convenire che un’attenzione così vasta per le condizioni di vita dei lavoratori è del tutto inconsueta. Non si contano i programmi delle televisioni pubbliche e private e i giornali, a partire dal Sole 24 ore, che hanno messo a disposizione degli interessati esperti pronti a rispondere a qualsiasi domanda sulle modalità e le tecniche per il trasferimento de TFR ai Fondi.
La motivazione di tanta benevola insistenza è che soprattutto i giovani avranno bisogno, quando sarà venuto il tempo, di integrare la pensione del regime pubblico con un’aggiunta derivante dai Fondi privati. Ma, paradossalmente, mentre da un lato si raccomanda un’integrazione per elevare il reddito di cui potranno disporre i pensionati nei prossimi decenni, dall’altra si chiede una revisione dei coefficienti, sulla cui base si determina la futura pensione, con una conseguente riduzione della stessa.
La sostanza del discorso è di un’assoluta chiarezza. Riduciamo le future pensioni pubbliche e recuperiamo quello che manca investendo i risparmi dei lavoratori attualmente accumulati nel TFR nei Fondi a capitalizzazione. Il cui rendimento, prosegue il ragionamento, è più alto di quello del TFR. Ma è sicuro che sia così? Il TFR ha un rendimento considerato modesto, ma certo. A ogni anno che passa è valorizzato di una percentuale fissa dell’1,5 per cento alla quale si somma il 75 per cento del tasso d’inflazione corrente. Se l’inflazione non esplode, in altri termini se non si triplica rispetto allo standard del due per cento ritenuto compatibile con l’euro, il rendimento del TFR garantisce il valore del risparmio e, in aggiunta, una crescita reale.
Si obietta che si tratterebbe in ogni caso di un risultato modesto. E che il TFR investito nei mercati finanziari può produrre rendimenti più elevati. Ma il punto sta in quel “può”. Il rendimento può essere più elevato, ma anche più basso. E, soprattutto, può non esserci affatto e, in caso di crisi, vi può essere una perdita di parte del risparmio investito. Chi investe in Borsa lo sa, e accetta il rischio. D’altronde, il maggiore rendimento, quando c’è, è il premio che si attribuisce al rischio. Siamo sicuri di poter consigliare ai lavoratori di investire i loro risparmi in un gioco a rischio, nella speranza di poter speculare sugli andamenti della Borsa?
Mentre la campagna per il trasferimento del TFR ai Fondi imperversa, le Borse di tutto il mondo stanno subendo perdite sostanziali. Secondo gli analisti, il problema maggiore non è in Cina, come inizialmente era sembrato, ma nello scoppio della bolla immobiliare americana. Con i bassi tassi d’interesse degli anni passati, il mercato edilizio americano, ancora più di quello europeo, ha fatto registrare un lungo boom. Con l’aumento dei tassi, un numero crescente di famiglie non riesce a pagare i mutui, e questo mette in difficoltà le banche e si riflette negativamente sui mercati azionari. Si parla di una correzione necessaria, ma nessuno sa quanto profonda possa essere. Insomma, le Borse stanno già bruciando i guadagni degli ultimi due-tre anni, e all’euforia si è sostituito un clima di profonda incertezza.
Ma non si tratta solo di questo. I mercati finanziari sono in preda a una forte intensificazione dell’attività degli Hedge fund e dei fondi di Private equity. Si tratta, com’è noto, di forme altamente speculative che si muovono in un quadro sostanzialmente privo di controlli. Sono soprattutto i secondi a suscitare il maggiore allarme per la loro tendenza ad acquisire imprese più o meno in difficoltà, che si propongono di “risanare”, smembrandole, rivendendole a pezzi, abbassando il costo del lavoro tramite licenziamenti di massa e riduzione dei salari.
I sindacati dei maggiori paesi industriali, riuniti presso l’OCSE, hanno denunciato le conseguenze distruttive che possono derivarne per le imprese prese d’assalto, e per i lavoratori. Brendan Barber, segretario generale delle Trade Unions britanniche, lancia l’allarme in un commento apparso sul Financial Times del 16 marzo: se scoppia la bolla speculativa, “ i lavoratori pagheranno il prezzo più pesante, ma non saranno le uniche vittime…Le perdite dei Fondi pensione potranno colpire milioni di persone”. Questa minaccia – conclude – il capo dei sindacati britannici non riguarda solo il movimento sindacale, ma esige un’azione a livello internazionale, trattandosi di un problema che investe l’insieme dei rapporti sociali.
Può darsi che i timori dei capi sindacali di mezzo mondo siano esagerati, quando chiedono alla signora Merkel di intervenire, in qualità di presidente, alla prossima riunione del G8 sui rischi di una finanza internazionale fuori controllo. Ma è più probabile che i loro timori, del resto diffusi nella comunità finanziaria, siano fondati.
In ogni caso, ci sembra sia venuto il momento di estendere ai rischi connaturati all’attività dei mercati finanziari l’informazione fornita con tanta solerte dedizione ai lavoratori sui benefici dei Fondi pensione. Poi ciascuno sarà libero di scegliere. Meno sotto l’impulso della pubblicità e più con cognizione di causa.
www.eguaglianzaelibertà.it