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Sempre più i quotidiani tracimano statistiche su redditi, carovita, impossibilità per un numero crescente d’italiani di restare normali. I dati Istat di qualche giorno fa indicano che il 5,8% dei nostri connazionali manca di denaro per adeguate spese alimentari (il 5% al Nord, il 7,9 al Sud), il 12% per spese mediche (il 21% al Sud), il 17,8% per spese d’abbigliamento (il 12% al Nord, il 14,6 al Centro, il 28,3 al Sud). Abbigliamento e cibo, sic! Eppure tutti i post Caroselli pubblicitari propongono queste merci da mane a sera e i signori Rana e Amadori, nonostante la sintassi scivolosa sono talmente noti e arricchiti che potrebbero proporsi per ricoprire cariche pubbliche fino al Parlamento nazionale. Del resto nelle Istituzioni che hanno visto Berlusconi premier, Calderoli e Maroni ministri, Pivetti Presidente della Camera c’è davvero posto per tutti.
Incuranti d’un pezzo del Paese che stenta e abbastanza ipocriti - alla stregua dei criticati, ma solo in tempo di elezioni, predecessori - le anime belle del centro-sinistra politico che costruiscono il Partito Democratico guardano i propri ombelichi. E i propri “gioiellini”, lì in basso fra le gambe come farebbe un bebè alla prima, istintuale scoperta del sesso. Scelgono i saggi, dicono. Ne trovano quarantacinque che hanno i nomi di sempre, misurati col bilancino per dare a ciascuno poltrone secondo percentuali di bandiera e d’importanza. Ci sono Fassino e Franceschini e, incuranti d’essere ministri, Amato, D’Alema, Rutelli, Bertani, Gentiloni, Bindi. C’è Prodi medesimo. Alla funzione generale, nazionale e sovranazionale, d’essere quei rappresentanti del popolo di cui devono curare gl’interessi, lorsignori privilegiano il proprio interesse particolare di partito e fazione. Anche se tutto nasce per superare ogni fazione (del centrosinistra) col partito nuovo confezionato per l’elettore nuovo che non solo delega ma tifa. Come e in Forza Italia.
Si tratta della nuova frontiera della politica che la “sinistra” mutua da certa destra populista e che da noi, tanto per confermare atavici ritardi, giunge puntualmente anni dopo come tutto del resto. Accade che questo trasformismo della politica da imbonitori alla Vanna Marchi stia davvero superando ogni misura, e la “gente” e parte della potenziale utenza pidista siano irritati da tanto verticismo leaderistico esposto in bacheca. E la disaffezione a tale politica cresca e cresca tanto. Sempre statistiche: i partiti sono i soggetti che raccolgono il minor gradimento dell’uomo della strada (il 10%). Visti i livelli di personalismo e lobbismo raggiunti non c’è da stupirsene. Se ne stupiscono e si risentono, come si trattasse di “lesa maestà” non tanto i politici interessati, impermeabili agli umori popolari, ma la pletora di attendenti e militanti in carriera e galoppini tout court. Che s’indignano e tacciano di qualunquismo ogni pensiero differente dal proprio, ben prima che sia magari critico.
E’ il nuovo volto dell’intolleranza democratica, lo spettro diabolico d’un comportamento imputato all’avversario che alla fine si imita e si supera. E’ il narcisismo di riconoscere solo a se stessi le qualità e la retta via mentre chi esprime altro – e non sia mai critiche – ha inesorabilmente torto. Sino a essere un potenziale terrorista. Teoria e prassi bushiane, insomma. Del malcostume del Palazzone s’accorge anche un decano del commento politico di “sinistra”, il ben più che moderato Mario Pirani de La Repubblica. Su quel quotidiano le sue riflessioni partoriscono un Decalogo per il Palazzo che da certi saggi della neocreatura partitica nazionale potrebbe venir considerato follemente rivoluzionario. Ecco cosa si chiede.
“Primo: cambio radicale dell’équipe di governo, subito dopo le elezioni amministrative, con accorpamento e riduzione netta dei ministeri, taglio della compagine dell’esecutivo (oggi 104 fra ministri e sottosegretari) con un massimo globale di 60.
Secondo: abrogazione delle leggi sullo spoyls sistem nella Pubblica Amministrazione.
Terzo: introduzione dell’obbligo del concorso con regole ferree e con classifica rigida (senza possibilità di scegliere fra rose di cosiddetti idonei) per tutte le nomine di pubblico interesse, dai primari degli ospedali ai direttori dei parchi ambientalistici, dai consiglieri di società partecipate a quelli degli organismi previdenziali.
Quarto: riduzione di un terzo del numero dei consiglieri regionali, provinciali e comunali.
Quinto: Rai liberata dalla presenza dei partiti. Nomina d’un nuovo consiglio di amministrazione con personalità della comunicazione e della cultura di comprovata indipendenza di giudizio.
Sesto: abolizione del cosiddetto “panino” nei telegiornali Rai, con il falso pluralismo di dichiarazioni politiche suddivise secondo il modello artificiale tra tutti i partiti.
Settimo: eliminazione dei finanziamenti assegnati ai consiglieri per spese a loro libito, decise da alcune leggi regionali. Creazione di un elenco delle società ed enti inutili costituiti dalle Regioni e varo di un piano di tagli in proposito.
Ottavo: riduzione drastica dei privilegi dei parlamentari e dei consiglieri regionali (dalle pensioni prima dei 65 anni e dopo mezza legislatura agli infiniti benefit).
Nono: introduzione delle primarie istituzionalizzate e regolate per le cariche elettive nel Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni.
Decimo: istituzione di norme di accesso, di libera contesa e di elezione che rendano il Partito Democratico un organismo aperto alla società, contendibile, scalabile da forze giovani, palestra di idee e valori non trampolino per carriere sicure, il partito della riforma della politica”.
Ma li vedete i signori di “sinistra” tenutari di Presidenze, Segreterie, Consigli d’Amministrazione, Fondazioni, Sultanati, Gran Visir accettare una simile autoregolamentazione? Pirani, in un civile richiamo al buoncostume etico lancia un sasso nello stagno e, in un senile singulto d’amore per la verità, lo rivolge ai partiti tutti ma in primo luogo al PD il cui orizzonte è già presidiato da quarantacinque seggi, pardon saggi. Secondo voi la lobby politica anche extra PD – da Rifondazione ad AN – raccoglierà il buon suggerimento? Siamo più che dubbiosi mentre da cittadini prima che da controinformatori ci piacerebbe essere sorpresi e conseguentemente smentiti. Ne riparleremo presto.
Enrico Campofreda, 25 maggio 2007
Messaggi
1. TUTTO IL NUOVO DELLA POLITICA, 2 giugno 2007, 13:04
Luna di traverso
Una barca che si chiama come una borsetta, per vincere una coppa che si chiama come una valigia.
Naturalmente c’è anche D’Alema, griffato.
Affondassero.
(dal blog di Maurizio Crosetti "Rimbalzi" su repubblica.it)