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Tafferugli a Chivasso per l’arrivo di Renato Curcio

Publie le venerdì 11 luglio 2008 par Open-Publishing

Il fondatore delle Br ieri sera al circolo I Care

di MASSIMO NUMA CHIVASSO

«Boia». «Assassino». E poi tafferugli tra opposte fazioni. Scambi di insulti. Anche un piccolo contatto bloccato sul nascere dalla polizia. Momenti di tensione ieri sera a Chivasso all’ingresso del circolo «I Care». Dentro, un centinaio di persone aspettano l’arrivo di Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, invitato a presentare il suo ultimo libro, «I dannati del lavoro», che parla della condizioni degli immigrati in Italia. Fuori alcuni rappresentanti dell’associazione vittime del terrorismo presidiano l’ingresso. Soprattutto, si fronteggiano due gruppi: da una parte i militanti di Azione Giovani, dall’altra gli squatter. I primi sono arrivati per contestare l’ex leader delle Brigate Rosse; i secondi per fare da contraltare alla contestazione stessa.

Quando Renato Curcio arriva, partono gli improperi. «Assassino», gridano i famigliari delle vittime. «Boia», incalza il drappello di Azione Giovani che si becca - e contraccambia - gli insulti degli squatter. Vola anche qualche spintone, poi gli agenti riescono a placare gli animi. La conferenza inizia senza intoppi. Restano grumi di tensione all’esterno. I due fronti si studiano a distanza. I blindati della Polizia li separano, gli agenti controllano che non vengano di nuovo a contatto.

Serata turbolenta. Per Chivasso e per Renato Curcio. Una visita contestata fin dall’inizio, la sua. Perché Chivasso è una città in cui il ricordo degli anni di piombo è ancora vivo. E quest’anno corre il trentesimo anniversario della morte di Piero Coggiola, capo officina della Lancia, ucciso sotto casa il 27 settembre 1978 a Torino, in via Servais. Proprio ricordando la sua figura, una fetta del mondo politico di Chivasso aveva aspramente criticato l’invito dell’associazione Fiat Lux. A cominciare dal presidente di Alleanza Nazionale verso il Pdl, Moreno Lipari. «Non è corretto che il fondatore delle Br venga in una delle città colpite direttamente dalla furia terroristica, di cui lui ha armato la mano», aveva detto. Parole condivise anche dal sindaco, Bruno Matola, che guida la maggioranza di centrodestra. «Non è una questione di colore politico, ma di rispetto verso le vittime di quegli anni. Non posso impedire a Curcio di parlare ma non lo trovo opportuno».

La polemica politica era montata in un istante, spaccando il Partito democratico locale. Dibattito reso ancor più incandescente dal «palcoscenico» messo a disposizione dell’ex Br: il salone dell’associazione I Care, di proprietà delle Acli. Aspre critiche erano piovute dall’ala degli ex Margherita sulla decisione del presidente del circolo, Vinicio Milani, di concedere il salone alla Fiat Lux. Rilievi non condivisi dagli ex Ds, a cominciare da Mario Fatibene: «Curcio è un uomo dal passato che va condannato. Però è stato processato e ha scontato 24 anni di prigione. Oggi per la giustizia è un uomo libero e, quindi, ha diritto a scrivere libri e a presentarli se viene invitato», aveva precisato.

Ma le bordate più pesanti erano arrivate dalla sinistra radicale. Più precisamente da Michele Scinica, capogruppo di Rifondazione comunista: «A me non preoccupa Renato Curcio, nonostante i suoi trascorsi che non condivido; mi preoccupa una città in cui sta prendendo piede una cultura di destra che alimenta paura e intolleranza».

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