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Il Governo deve affrontare la crisi e ricostruire l’Abruzzo. Il leader ripete alla popolazione l’entusiastico copione delle ricche promesse già visto a San Giuliano, promesse che dopo 7 anni non ha ancora mantenuto mentre taglia i fondi per quel terremoto e confonde le acque col polverone di Santoro e Vauro, rei di non partecipare al coro delle ovazioni.
Sembra che né Tremonti né Calderoli intendano fare tagli al carrozzone dello Stato e non si sappia dove ricavare i soldi promessi.
Si rincorrono goffi tentativi di raccattare moneta, spesso anche aberranti come togliere fondi alle associazioni di volontariato o sussidi alle regioni più povere. La Lega difende il mezzo miliardo che sprecherà nel referendum, mentre si parla vagamente di tassare i redditi più alti e incombe un’altra addizionale sulla benzina. Intanto slitta senza annullarsi il Ponte di Messina e si allargano le maglie dell’evasione fiscale.
Nessuno dice l’unica cosa che sarebbe da dire: tra poco il Parlamento voterà l’assurda spesa di 17 miliardi per 131 cacciambombardieri. Che bisogno abbiamo di infrangere così platealmente l’art. 11 della Costituzione che dice che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e di risoluzione delle controversie internazionali?
Perché nessuno parla di tagliare questa orribile spesa?
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